Capitolo quattordici (4 di 4)

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Dopo avere detto al medico del risveglio di Harun e avere atteso il responso, Zara prese posto in una delle poltroncine nel salottino degli appartamenti di Harun.

Nuria la raggiunse.

«Tutto bene?» le chiese con una certa preoccupazione. «Mio fratello non ti ha detto qualcosa di offensivo, vero?».

«Sono certo che sua Maestà sia stato delicato» intervenne il vecchio consigliere con aria saggia mentre le raggiungeva.

Lei scosse il capo, cercando di recuperare l'equilibrio interiore perduto con il bacio di Harun. Forse avrebbe preferito che lui lo avesse fatto. Non riusciva a parlare né tanto meno era in grado di spiegare la forte emozione che le ghermiva i sensi e l'anima.

Poi alzò il capo e si accorse dell'espressione della principessa e la udì mormorare: «Si uccideranno a vicenda».

Intuendo che si riferisse ai fratelli, Zara le passò un braccio attorno alle spalle nel mero tentativo di consolarla.

«Nuria, non devi pensare al peggio» disse.

Lei scosse il capo.

«Agib era ed è un mostro» rivelò. «Quando nostro padre ha scelto Harun come re è stato l'inizio di una fine già preannunciata».

«Eppure ci deve essere qualcosa che possiamo fare...» sussurrò Zara.

Farik si fece avanti.

«La ferita causata da un fratello fa più male di quella inferta da un nemico».

A quelle parole lei s'irrigidì di colpo.

Cosa stava cercando di dirle? Era una speranza senza speranza?

Zara sentì ancora gli occhi bruciare.

Ripensando alle sensazioni provate tra le braccia di Harun, si poggiò una mano sul petto sentendolo stringersi in una morsa dolorosa: se c'era una cosa che aveva capito era che gli occhi parlavano come nessuna bocca poteva fare, rivelando ciò che era tenuto celato dalle maschere, due grandi finestre che s'affacciavano su un pianeta blu quanto gli abissi del mare. 

* * 

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