Capitolo quindici (2 di 7)

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Zara si godette la dolce e confortante carezza del vento tra i capelli. Era stata per conto suo in quegli ultimi giorni e persino Nuria aveva percepito quel suo bisogno, anche se non smetteva di presentarsi a colazione quasi tutti i giorni per parlare un po'. Non le era capitato mai di chiudersi in se stessa in quel modo, nemmeno dopo la morte del padre. La ferita provocata da Ghaleb era ormai un lontano ricordo ma lei si sentiva come se fosse ancora viva e pulsante nella carne...

Con quel lugubre pensiero in mente s'incamminò sino a una scalinata di pietra che conduceva a un giardino posteriore sul cui sfondo si stagliavano le alture di Amonn.

Non si era mai spinta fin là, anche se c'erano sempre guardie a presidiare e la porta dell'harem era stata chiusa in precedenza: ora il passaggio era libero e l'unica cosa che le era rimasta da fare per scaricare la tensione era il muoversi e l'esplorare.

Il dolore provocato dalla rassegnazione sembrava essersi attenuato ma non cancellato del tutto: aveva avuto la possibilità di parlare al telefono con Stefano, ancora convalescente in ospedale e in fase di riabilitazione, il quale aveva avuto la voce rotta per il rammarico e il dispiacere della scomparsa del professore Balzoni.

Se sentire l'amico aveva un po' lenito la perdita dell'uomo, era la prima volta che lo scrivere non sembrava più l'ancora di salvezza a cui si era aggrappata negli anni passati e i libri quell'accesso a un magico giardino in cui ricercare l'equilibrio perduto e ricomporre i pezzi distrutti della sua anima per tornare se stessa.

Non aveva nemmeno pianto parlando con Stefano del professore, lasciandolo ignaro di ciò che era avvenuto davvero alla festa e di come fosse la situazione, e lui l'aveva salutata con la promessa di rivedersi una volta uscito dall'ospedale.

«Sei a palazzo» le aveva detto prima di chiudere la lunga telefonata. «Balzoni non era stato considerato un obiettivo, dato che eravamo noi le vittime designate per tutti».

Ripensando a quelle parole, Zara sollevò lo sguardo in alto e si schermò il volto con una mano, il sole brillava alto nel cielo in un profondo blu così terso da lasciare senza fiato.

Poi trasse un profondo respiro e giunse alla fine della scalinata, dove un sentiero si aprì al suo sguardo, costeggiato da palme e da piante dalle notevoli dimensioni.

In lontananza qualcosa si muoveva in fretta.

Due figure si dirigevano a passo regolare verso di lei, avvolte nella luce dorata e fulgida di quel mezzogiorno, per poi curvare verso un punto laterale alla cinta di palmizi, alberi di giada e di aloe vera. Zara guardò meglio e riconobbe due cavalli dai lineamenti armonizzati, il collo elegante, l'andatura decisa e il manto tra il bianco, il nero e il grigio cinereo.

Uno degli animali nitrì, quello con il cavaliere sulla groppa, e agitò la lunga criniera al vento. L'uomo in sella si chinò come se stesse sussurrando al suo orecchio e suoi ricci neri parvero amalgamarsi con il manto nero dello stallone.

Lei osservò affascinata l'animale senza sella muovere le orecchie all'indietro, girare il capo di poco, come se stesse comprendendo cosa il suo cavaliere stava dicendogli.

Quando l'individuo sollevò il capo, però, fu come se un fulmine l'avesse colpita in pieno: Harun, vestito completamente di nero, dalla morbida camicia a maniche lunghe e i pantaloni, sembrava un tutt'uno con quel cavallo. E anche se non fosse stato sellato, lui lo cavalcava con grazia e con un'eleganza mai visti prima.

Sembrava esserci nato in sella, anche se le sue spalle possenti e la sua struttura solida parevano in contrasto con quella leggiadria regale.

Gli animali girarono allo stesso tempo e si addentrarono nella folta vegetazione del giardino.

In un attimo, approfittando anche lei del luogo, si spinse a seguirli di nascosto.

Il cuore prese a batterle più forte mentre lo osservava, registrando le sensazioni nella mente e cercando di elaborarle con una certa assertività.

Con la mano sfiorò il tronco ruvido e saldo di una palma, ma quando udì la voce profonda e dolce in arabo di lui, ebbe la sensazione di essere appena stata colpita da una freccia. Dritta al cuore. 

Alba di Perla [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora