Capitolo sei (6 di 9)

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A quelle parole, Zara mascherò il tremore alle mani, sistemando i capelli biondo fragola come meglio poté: non sapeva nemmeno se fosse vestita in maniera adeguata per incontrare un sovrano, per giunta non conosceva nulla di protocolli ed etichette di palazzo.

Tra fontane, palme da datteri e arbusti di artemisia, sempre più preoccupata, si limitò a seguire Dunab e, con un altro cenno delle mani, lui la condusse all'interno del palazzo reale.

Non appena varcarono insieme la grande soglia, due guardie spinsero le pesanti porte in legno dipinto e intagliato a mano con un sonoro fragore.

Lei sussultò e s'arrestò sul posto. Le sembrò quasi di essere stata appena rinchiusa in una prigione, ma subito scartò quel pensiero: la sua fervida immaginazione stava prendendo il sopravvento in un momento non proprio adatto.

Eppure, mentre era condotta attraverso sale grandi come auditorium e stanze dall'arie misteriose, la sua mente incominciò a fantasticare, anche per colpa dell'intenso profumo di gelsomino e fiori d'arancio che riempivano l'aria.

Dopo aver superato diversi corridoi, costeggiati da alte colonne di marmo, un lussureggiante giardino interno si aprì al suo sguardo sognante: fu allora che Dunab colpì con le nocche una porta laterale di un piccolo gazebo, decorata da tasselli a forma di giglio, con una certa discrezione.

«Avanti» si sentì affermare dall'interno.

Nell'udire quella voce profonda, Zara fu strappata al suo mondo di fantasia e ripiombò nel presente con fare destabilizzato. Al contempo Dunab spalancò la porta e un meraviglioso loculo, ricco di vasche e canali d'acqua e pavimenti in maiolica, si aprì dinanzi a lei.

Anche se quel bel scenario l'avrebbe assorbita completamente in una normale situazione, fu lo sguardo dell'uomo in piedi che la fissava, con indosso abiti dalla foggia mediorientale e dorate, a sgombrarle la mente di ogni singolo e razionale pensiero.

Non appena i loro sguardi si incrociarono, lui si scostò dal tavolino in ferro battuto e la raggiunse.

Lei rimase sulla soglia, preda com'era di uno sconvolgimento senza pari: era Harun, colui che aveva cercato di dimenticare negli ultimi giorni.  

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