Zara cercò di sorridere.
«Non è necessario» ribatté con calma e ragionevolezza, anche se iniziò a indispettirsi per il tono di lui.
«È necessario e così sarà». Il tono di Harun fu implacabile, la sua espressione determinata e come scolpita nella roccia.
Zara sibilò in replica: «Credo di non capire. Vuoi spiegarti meglio?».
Al suo tono indispettito, il re si schiarì la gola.
«Sono stato maleducato e poco gentile, perdonami» affermò. «Hai bisogno di riposare, è evidente. Ne parleremo domani».
Lei scosse il capo in segno di diniego.
«Sto bene» chiarì. «Parliamo ora».
«Ebbene, insisto per discuterne domani» riprese lui. «È evidente il tuo bisogno di riposare».
«No!» protestò con un certo impeto. «Vorrei discuterne adesso, se non ti dispiace».
Harun sollevò le sopracciglia e, per la prima volta da quando si erano conosciuti, lei notò di nuovo l'arroganza, solo che ora capì che era quella di un uomo nato e cresciuto per governare.
«Sei al sicuro qui, Zara, e non corri alcun pericolo» mormorò fissandola in volto. «Hai la mia parola».
In quel tono c'era una sicurezza tale che la condusse a diventare ancora più tesa di prima.
«E allora perché vuoi che rimanga qui?» domandò, il cuore in tumulto. «Cosa mi stai nascondendo?».
Harun si alzò e le si avvicinò, afferrandole le mani e stringendole tra le sue.
«Zara, non voglio correre rischi collaterali» proseguì in uno slancio sincero. «I combattenti di Shahiba sono uomini spietati e disperati. Voglio solo tenerti vicina, dove posso essere certo che tu stia bene».
Mordendosi le labbra, lei scosse il capo.
Il semplice pensiero di stargli vicina le provocava una tale confusione da privarla di quel minimo senso di lucidità mentale, fantasie che non voleva analizzare, ma solo respingere con tutte le sue forze.
Inoltre, le sfuggiva la motivazione di quelle azioni: a quanto aveva riferito i medici e Stefano, l'attentato era stata la conseguenza della partecipazione del regno al programma statunitense contro il terrorismo. Nessuno voleva farle del male ora, almeno così aveva compreso...
Per quanto si sforzasse le meningi, Zara continuava a non comprendere e la cosa portò il nascere di un profondo senso di smarrimento nel suo cuore.
«Preferirei stare per conto mio, in quella pensione vicina all'ospedale» dichiarò nervosa. «Lì starò bene e nessuno mi disturberà».
Per la verità, desiderava almeno tornare a una parvenza di normale routine, per rimettersi in sesto e decidere poi il da farsi, specialmente ora che aveva compreso la natura insita di quei brividi sulla pelle, non appena fissava quell'uomo negli occhi.
L'espressione riflessiva di Harun si tramutò in una più severa.
«No, resta».
«Perché dovrei?» obiettò lei, scostando le mani da quelle di lui.
Quel gesto e quei toni provocarono l'irritazione sul volto del sovrano.
«Sino a quando sarai nel mio regno, sono responsabile della tua persona» disse. «Ho capito che sei una di quelle persone che vogliono cavarsele da sole e non essere un peso per gli altri, ma in questo particolare caso devi accettare la situazione e affidarti a me».
Zara trattenne il fiato, colta assolutamente di sorpresa per quell'analisi precisa del suo comportamento.
Il silenzio calò tra loro mentre i raggi del sole illuminavano la volta celeste, al di fuori del palazzo reale, e cui si accorse grazie alle finestre a gelosia sulla parete a est.
Lentamente il cipiglio di lui svanì, ma la sua espressione diventò indecifrabile e si mise a guardarla con un'intensità in grado di privarla del respiro: brividi di tutt'altra natura, disconosciuti alla paura e al terrore, le percorsero l'epidermide.
«Mi spiace, non volevo spingermi a tanto» mormorò lui, dopo un bel po'. «Come ho detto prima, vorrei discutere della motivazione domani e solo allora ti fornirò tutte le risposte che desideri» continuò, osservandola attentamente. «Hai davvero l'aria stanca».
«Grazie per l'offerta, Harun, ma vorrei...».
«... discuterne ora» concluse lui per lei con un sospiro, e nei suoi occhi si accese una luce ironica. «Puoi stare tranquilla, domani avrò tutta la giornata libera e parleremo finché lo vorrai: è una promessa».
Affermato ciò le afferrò ancora la mano, con lentezza fece scorrere il pollice all'interno del palmo, provocandole brividi lungo la schiena, e guardandola in un modo simile a una carezza ardente sul volto.
«Zara,» le si rivolse con voce gentile e conturbante «vorresti concedermi l'onore di essere mia ospite questa notte?».
«Io...» balbettò, cercando di riprendersi.
«Perfetto, allora!» replicò subito Harun, stringendole forte la mano e provocandole un batticuore forsennato. «E domattina discuteremo, va bene?».
Quella frase scemò e restò come sospesa tra loro, mentre lei era troppo tesa e preoccupata per non dare modo di vedere quanto fosse rimasta colpita da quella manipolazione.
Senza volerlo davvero, si perse in quello sguardo intenso, per poi distoglierlo e cercare di riprendersi.
Quell'Harun era un vero mago, non c'erano dubbi. Era riuscito a lasciarla senza parole e senza difese, un'impresa in cui pochi riuscivano.
* *

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Alba di Perla [COMPLETA]
Romance✨VINCITORE THE WATTYS 2022 CATEGORIA STORIE D'AMORE✨ «La speranza è la sua armatura. La penna è la sua spada. Il perdono è la sua Alba di perla.» Regno della Palestina Orientale. Nel cuore di Petra, uno dei siti archeologici più antichi al mondo, Za...