Capitolo undici (2 di 3)

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«Con questa fiaba faremo il triplo delle ricondivisioni» affermò la principessa, dopo avere finito di leggere l'ultima che Zara aveva scritto. «A proposito, la fondazione per i bambini per rifugiati di guerra, fondata da mia madre, sta ricevendo un sacco di donazioni» e le rivolse un sorriso commosso, mostrandole la cifra cui erano giunte quel pomeriggio. «Grazie ancora, Zara».

Lieta di quella notizia, lei alzò lo sguardo dalla rivista scandalistica che Margiana le aveva procurato quel mattino e riportava un fotogramma della pagina ufficiale di Sherazade.

«È solo una fiaba» disse imbarazzata «però sono contenta che aiuti quei bambini».

«Non si sminuisca, signorina!» intervenne Margiana mentre serviva loro tè e dolci nel giardino del vecchio harem, all'ombra fresca e ventilata del pergolato. «Quando l'ha letta ieri ai bambini dei collaboratori del palazzo, mi sono tanto commossa!».

«Viva Sherazade» le fece da eco la principessa, alzando la sua tazza da tè verso l'alto.

«Margiana, potresti chiedere in cucina se hanno ancora quella deliziosa torta fredda con il formaggio?» chiese dopo alla giovane.

La ragazza si schiarì la gola.

«Vado subito, Vostra Altezza» disse tempestiva, e se ne andò.

Nuria ridacchiò.

«Un piccolo stratagemma per restare sole» confessò, abbassando la stoviglia sul tavolo. «Volevo dirti che mio fratello sa tutto» la informò in seguito. «Mi ha convocata nel suo ufficio poco prima di venire qui da te».

A Zara non sfuggì affatto il nervosismo nella voce della donna.

«Dal tuo tono, mi pare che si sia infuriato» affermò.

La principessa le rivolse un sorriso amaro.

«Un po',» confermò, «ma era ora che qualcuno gli mettesse qualche pulce nell'orecchio...».

Un colpo secco di tosse, forte e nitido, le fece volgere di scatto nella stessa direzione: immerso nella luce aranciata del pomeriggio, Harun si stagliava in mezzo alla vegetazione dell'antico harem. Indossava il thobe di un colore scuro e ricamato da fili d'oro, molto simile a quello portato dal signore della serra accanto al vecchio harem, e un paio di sandali ai piedi.

«Posso unirmi a voi?» domandò, la sua espressione simile a quella della sfinge che poneva il suo indovinello ai viandanti nel deserto.

«Se mi rifiuto, rinchiudi anche me qui?» lo punzecchiò la sorella, incrociando le mani sul tavolo.

A quella replica, lui inarcò un sopracciglio mentre prendeva posto nell'altra sedia vuota, accanto a quella di Zara.

«Mi sembra una buona proposta» rispose con sarcasmo. «Potrei farci un pensierino, lo sai?».

«Peccato, e io che volevo convertirlo in uno zoo!» ribatté Nuria con ironia. «Sai che mi piacciono molto gli animali».

«Dubito che ti piacerebbe avere a che fare con coccodrilli e leoni, sorella».

«Pensavo che fossimo attorniati da avvoltoi e iene». La principessa recuperò il cellulare che, intanto, aveva preso a vibrare senza sosta: quando fissò lo schermo, diventò subito seria.

«Scusatemi un attimo, ho una chiamata a cui rispondere» disse, quasi fuggendo via.

Più che disposta a dimenticarsi della presenza di Harun, Zara prese a sorseggiare il suo tè e poi diede un morso a uno dei biscotti all'arancia e mandorla nel piattino vicino allo zucchero.

«Come mai hai indosso un'abaya in stile moderno?» lo udì chiederle, spezzando il silenzio.

«Li ho messi per accontentare Margiana, dato che i miei abiti sono stesi al sole» rispose brusca.

«Peccato, perché ti sta bene». Lui si chinò e afferrò uno dei biscotti, gli diede un morso e masticò lentamente. «Quel colore ti dona molto».

Zara si fissò le mani, contrariata. A essere sinceri lo pensava anche lei, ma mai lo avrebbe proferito a voce alta e proprio davanti a lui. Era la primissima volta che indossava una tunica del genere in vita sua, dal tessuto leggero che, per di più, aveva scoperto fosse stato revisionato da una famosa stilista libanese.

«Chi le ha detto di cucinarli?» domandò Harun dopo un gran lasso di tempo, sottovoce.

«Cosa?» e Zara gli lanciò un'occhiata perplessa.

«Questi biscotti» e glieli indico con aria disgustata.

«Oh, questi?» commentò lei, facendosi più confusa. «Sono un regalo della cuoca, è venuta oggi a portarmeli di persona».

Lui rimase sconvolto da quella notizia.

«Avevo proibito di prepararli» disse irritato l'attimo seguente.

«Perché, scusa?» chiese Zara. «Cos'hanno che non va?».

Harun scostò lo sguardo e lo condusse in un punto imprecisato del giardino.

«Questi biscotti... erano quelli che la mia ex moglie aveva usato per avvelenarmi» rispose alla sua domanda, in tono funebre. «Li adoravo». 

Alba di Perla [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora