«Hai trovato qualcosa di interessante?» le domandò una voce profonda, proveniente dalle ombre del cortile.
Non le fu necessario voltarsi per capire che fosse Harun ad avere enunciato quelle parole, e il suo cuore perse ogni inibizione e batté forte per l'eccitazione.
Altro che stanchezza, pensò con sarcasmo, se le bastava udirlo parlare per sentirsi a quel modo!
«Lo trovo inconsueto» decise di rispondere infine.
«C'è una lunga storia sull'origine del regno della Palestina Orientale» parlò Harun. «Se ti guarderai attorno con estrema attenzione troverai lo stesso simbolo sparso un po' ovunque».
Udendolo avvicinarsi, lei strinse i pugni lungo i fianchi.
«Dev'essere molto prezioso» osservò pensierosa, indicando il mosaico della fontana.
«I miei antenati volevano che il passato non fosse mai dimenticato» illustrò lui. «Questo mosaico risale ai tempi del protettorato britannico del 1921, quando ancora il regno era un Emirato e dovette affrontare la prima Rivolta Araba».
Lei batté le palpebre.
«Ti riferisci al colpo di stato avvenuto nell'Impero Ottomano?» chiese.
Harun annuì solenne.
«Ciò spinse il mio antenato, capo dei nazionalisti arabi, a firmare un patto con l'Inghilterra e la Francia contro gli Ottomani» raccontò. «Dopo quell'evento, la vita dei suoi figli si intrecciò con quella del capitano Thomas Edward Lawrence e il resto è storia». Con un breve movimento si volse e un sorriso ermetico fece capolino sulle sue labbra. «E tu hai dormito nella stanza del palazzo in cui lui sostò per un breve periodo, lo sai?».
«Cosa?» replicò Zara, girandosi di scatto per fissarlo. «Mi stai dicendo che ho dormito nella camera di quel Lawrence D'Arabia?».
Harun annuì, gli occhi brillavano di una luce divertita. «Il suo passaggio in questa vita è ancora evidente attorno a noi» continuò, poggiandole la mano sul gomito e invitandola a camminare attorno al colonnato. «Alcuni reperti omaiadi, due dinastie potenti ai tempi del Profeta, si trovano nei musei archeologici in città grazie a lui».
Zara si concentrò sul suo passo, tentando di riappropriarsi del respiro perduto. La mano di Harun le trasmetteva calore anche attraverso la stoffa della maglia di cotone rosa, come quella volta nel deserto, quando avevano contrastato la stanchezza e ammirato le stelle insieme.
Infine si fermarono dinanzi a un tavolo all'ombra del colonnato e si accomodarono nelle comode sedute attorno al mobilio.
«Lawrence aveva intuito l'importanza dei Beni Culturali e cosa significassero per la Storia in sé» proseguì Harun. «E molto tempo prima dei Paesi Bassi proponessero il trattato internazionale per la protezione di quest'ultimi».
«Sì, ma nulla è servito quando l'Isis ha attaccato e distrutto Palmira» gli fece notare lei. «In quell'occasione la violenza e le barberie hanno prevalso su tutto».
La mano del sovrano tornò a coprire la sua provocandole una serie di brividi lungo la spina dorsale.
«Non essere amareggiata perché ci sono degli esperti si stanno prodigando per riportarla al suo glorioso stato originale» la rincuorò. «Potrei sapere la ragione di tanto sgomento?».
Zara spalancò gli occhi, dischiudendo le labbra in cerca di una risposta che avrebbe potuto incupire il re.
A salvarla fu l'arrivo di due domestici, servendo dell'aish el saraya, un dessert al cucchiaio farcito con frutta secca, crema e sciroppo, tè al karkadè e arance e fichi freschi su enormi vassoi di argento.
Harun fece cenno loro di lasciare tutto, senza distogliere lo sguardo da lei: fu lui stesso a versare l'infuso rosso rubino nella tazza e offrirle persino lo zucchero con fare tanto naturale quanto affascinante.
«Nell'ultimo anno abbiamo stanziato diverso denaro a favore della cultura e la riqualifica dei luoghi storici nel regno» proseguì il discorso, appoggiandosi allo schienale della seduta. «Molti inestimabili tesori dei miei antenati sono andati persi nel corso delle guerre».
«Davvero?» fece sorpresa, lanciandogli un'occhiata, per poi concentrarsi sul profumo e il colore suggestivo del tè.
«Sì, ma purtroppo tra questi tesori ve ne sono di mancanti» ribatté Harun. «Durante un attentato, per esempio, dal mio bisnonno fu perduto un gioiello prezioso e molto importante...».
Lei afferrò il cucchiaio, stringendolo così forte da sbiancare le nocche.
«Ossia?» lo incalzò con un filo di voce, percependo l'attenzione di Harun su di lei, seguire ogni suo più piccolo movimento.
«Sì, quel gioiello si tramandava di padre in figlio nella mia famiglia e si vociferava donasse al suo possessore la facoltà di entrare nelle grazie di Allah, graziandolo in parte dalle sofferenze fisiche dell'esistenza terrena».
«Non sapevo nulla di tutto questo» mormorò Zara, lasciando la posata, il cuore in gola.
Harun fece un lento sorriso, assumendo l'espressione di un gatto sornione.
«Be', nonostante non vi fosse una prova scientifica di tale dimostrazione, i miei antenati pensarono che la perdita di quel tesoro fosse in parte la causa dell'assassinio del mio bisnonno, avvenuta per mano di un palestinese nel corso del Novecento».
Lei alzò il capo di scatto.
«Sì, ma si disse che...».
«Si disse che fosse in parte un complotto organizzato da un lontano cugino e da un colonello, governatore militare di Gerusalemme, imparentato con un ex-politico palestinese e nazi-fascista» la interruppe lui, tornando severo. «Malgrado ciò, quando entrambi i sospettati fuggirono in Egitto, il suo discendente diretto, mio nonno Tal-al, si batté per modernizzare lo Stato e combattere contro coloro che pensavano la nostra famiglia fosse maledetta».
Zara distolse lo sguardo da Harun. Quel discorso non le piaceva, apriva vecchie ferite di cui non era stata responsabile, ma allo stesso tempo vi era stata indirettamente coinvolta. Abbassando lo sguardo sulla bevanda, pensò con rammarico che le colpe del passato non potevano ricadere su chi viveva il presente.
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Alba di Perla [COMPLETA]
Romance✨VINCITORE THE WATTYS 2022 CATEGORIA STORIE D'AMORE✨ «La speranza è la sua armatura. La penna è la sua spada. Il perdono è la sua Alba di perla.» Regno della Palestina Orientale. Nel cuore di Petra, uno dei siti archeologici più antichi al mondo, Za...