Episodio 1: La notte scioglie le maschere

1K 47 22
                                    

In un sabato pomeriggio di luglio di un'estate soffocante, il principe imperiale Tenryu Kaedeyama, terzo in linea di successione al trono di Orientalia, voleva giocare ai videogiochi. Il principe aveva allora quattordici anni e mezzo; e a lui, in opposizione al resto del mondo e contrariamente ai rigidi protocolli dell'impero, quella sembrava un'età sufficiente per far della sua vita ciò che voleva.

C'era tuttavia un problema. Nel palazzo imperiale, al principe non era concesso possedere videogiochi. Non aveva nemmeno un computer; aveva soltanto un televisore di quelli stupidi, che poteva accendere solo a tarda sera dopo aver finito i compiti, e un cellulare con cui gli era permesso comunicare esclusivamente con la sua guardia personale, con il maestro di cerimonia Mutsu e con poche altre persone della casa imperiale.

Contravvenendo alle regole, il principe aveva però memorizzato sul cellulare anche un altro numero: quello del suo migliore amico e compagno di scuola Bicchan. In base al sistema scolastico di Orientalia, che prevede sei anni di scuola elementare, tre di scuola media e tre di liceo con inizio ogni anno in aprile, il principe aveva cominciato da qualche mese la terza media; e Bicchan in quest'impresa era una salvezza, in parte per esser meno soli e in parte per aver qualcuno che gli rispiegasse inutilmente all'infinito le lezioni di matematica, materia per cui il principe, a differenza del combattimento con la spada, non era affatto portato. Dopo quel numero, Tenryu non aveva osato aggiungerne altri, anche perché non avrebbe saputo quali, dato che non aveva altri amici.

Il numero della guardia personale, peraltro, cambiava spesso. Il principe Tenryu teneva ampiamente fede al significato del nome che portava, ossia drago celeste: era un giovane drago mangiatore di guardie. Normalmente, la guardia personale di un principe imperiale serve a proteggere il principe da qualsiasi minaccia, ma nel suo caso era l'opposto: le guardie avevano il compito di proteggere il palazzo da lui, evitando che se ne andasse in giro a combinare guai.

Al principe Tenryu era infatti assolutamente vietato lasciare il palazzo, se non ogni mattina per andare a scuola, e in qualche raro caso per qualche occasione ufficiale da principe dentro i confini della capitale, guardato a vista dall'inizio alla fine. Per il resto, tutta la sua vita si svolgeva dentro le enormi mura del palazzo imperiale, un grande complesso fatto da molti edifici, da giardini, da laghetti, da guarnigioni militari e da templi, ma comunque molto, molto più piccolo del grande mondo che stava là fuori, che il principe aveva visto soltanto in televisione.

Chi nella propria vita non è mai stato un principe può faticare a capire questa situazione, poiché solitamente si pensa che i membri di una casa imperiale abbiano il mondo ai propri piedi. Al contrario, Tenryu aveva spesso maledetto il destino che gli aveva imposto quel ruolo senza chiedergli se lo volesse: anche se viveva nel lusso e non doveva preoccuparsi delle necessità materiali, sospettava che sarebbe stato meglio poter vivere la propria adolescenza non come un principe, chiuso in una gabbia dorata con tanti servitori e nessun amico, ma come un ragazzo qualsiasi.

Per questo, Tenryu era un mangiatore di guardie. Pur così giovane, possedeva indubbiamente uno dei caratteri tipici di un vero principe: la capacità di darsi un obiettivo e di perseguirlo senza cedere mai. In quella fase della sua vita, l'obiettivo era l'unico possibile: uscire da quel palazzo e vivere. L'obiettivo della sua guardia, invece, era di intercettarlo prima che riuscisse a uscire; se la guardia falliva, veniva prontamente mandata a svolgere un altro incarico, come la pulizia delle latrine della caserma, e sostituita da una nuova guardia più capace.

Le guardie erano quindi piuttosto motivate, ma Tenryu, con tutta la sua intelligenza e la sua ingegnosità, aveva già trovato più d'un sistema per svanire in qualche modo dalle sue ampie e fastose stanze e riapparire magicamente subito fuori dal gigantesco portone che attraversava le mura e dava sulla strada di accesso al palazzo. Da lì, seguendo la strada lungo la muraglia, il principe arrivava al ponte sul fossato pieno d'acqua che circondava l'intero complesso; oltre il ponte c'era la libertà. In particolare, oltre il ponte c'era una via che costeggiava il fossato dall'altro lato, e su quella via c'era la palazzina in cui abitava Bicchan, e in casa di Bicchan c'erano la console con i videogiochi e il suo migliore amico pronto a giocarci con lui, alla sola condizione che i genitori non fossero in casa e non potessero smascherare la fuga del principe.

Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora