Quel pomeriggio, al rientro da scuola, Tenryu provò a parlarne al maestro di cerimonia Mutsu.
Lui non dette troppo peso a quello che era successo. "Oh, signorino, sarà sicuramente qualche spirito. Il palazzo ne è pieno."
Anche Mutsu lo trovava perfettamente normale.
Aggiunse un altro commento: "Probabilmente è qualcuno che è stato mandato a morte da un imperatore, magari proprio in quel punto. Sapete, signorino, una volta si usava ammazzare la gente molto più facilmente."
"E perché si sfoga con le fiamme?"
"Non ne ho idea", concluse Mutsu.
L'indagine era finita in un vicolo cieco.
Quella sera, verso mezzanotte, l'istinto da guardia di Kenshin lo svegliò di nuovo. Non era però un tentativo di fuga del principe; erano persone che correvano nel cortile.
Kenshin si rivestì e uscì fuori. Non ebbe alcun dubbio; si diresse subito al laghetto.
Questa volta, il grande ciliegio agitato bruciava per davvero; o meglio, era circondato da una strana fiamma che sembrava danzare sopra e attorno la corteccia, anziché bruciarla. Eppure, le altre guardie non riuscivano a spegnerla. Buttavano acqua, buttavano schiuma, buttavano sabbia, ma la fiamma non accennava a spegnersi.
Kenshin corse ad aiutare e il ciliegio cominciò ad agitarsi ancora di più. Prese lui un secchio d'acqua e lo buttò; l'incendio si spense subito. Il ciliegio era un po' bruciacchiato in superficie, ma era salvo.
Gli altri lo guardarono perplessi. "Mano magica, eh!", gli disse uno di loro.
"Allontanatevi un attimo", rispose Kenshin.
"Scusa?"
"Fidatevi, ho un sospetto."
Le altre guardie si allontanarono. Quando furono ormai lontane e Kenshin fu rimasto completamente solo, la solita scena si ripeté: si spensero le luci, la superficie del lago si coprì di fiamme rosse, poi tornarono le luci e una scritta apparse accanto a Kenshin.
Stavolta diceva solo 愛 (ai). Voleva dire amore.
"No, scusa", disse Kenshin, "non credo proprio di potermi innamorare di uno spirito. Non ti posso nemmeno vedere."
Si alzò, fece un inchino al ciliegio e tornò a dormire.
Il mattino successivo, il pavimento di paglia della sala da giorno del principe Tenryu era completamente coperto da un gigantesco ideogramma d'amore. Il carattere 愛 era stato tracciato alla dimensione dell'intera stanza. Era disegnato con strisce di petali di ciliegio: tredici tratti di passione infuocata.
Kenshin fu costretto a raccontare a Tenryu gli avvenimenti della notte.
Tenryu li trovò inquietanti. "Come facciamo a farlo smettere?"
Kenshin gli spiegò quello che sapeva. "Per esorcizzare gli spiriti bisogna spezzare il legame che hanno con la terra. Sono qui perché hanno ancora qualcosa da fare o da ricevere."
"Già, ma cosa?"
Sul cammino verso la scuola, Tenryu raccontò finalmente tutto a Bicchan.
Il suo amico era notoriamente un seguace della scienza, quindi si mise a ridere. "Gli spiriti non esistono! Ma credi ancora a queste cose da bambini?" Sembrava quasi scandalizzato.
Tenryu e Kenshin lo guardarono male. "Guarda che gli spiriti esistono davvero", disse la guardia.
Decisero di non affrontare più l'argomento, in modo da non litigare.
Quella notte, anche Tenryu fu svegliato di soprassalto. Suonò la sirena d'allarme per tutto il palazzo: tutti i ciliegi del laghetto erano in fiamme e nessuno riusciva a spegnere l'incendio.
Kenshin e Tenryu accorsero sul posto, fin sotto il grande ciliegio.
Kenshin, insolitamente, sembrò quasi arrabbiato. "Non puoi fare così!", gridò verso l'albero.
Nonostante la folla di persone, le luci elettriche si spensero immediatamente: il lago era illuminato soltanto dalle fiamme sui tronchi degli alberi. Diversi dei presenti si spaventarono e corsero via.
Poi, lentamente, uno per uno, gli alberi cominciarono a spegnersi; le fiamme sparivano magicamente da sole.
Infine, anche il grande ciliegio si spense, e si riaccesero le luci.
Ai piedi di Kenshin c'era ora una nuova scritta: 失恋 .
"Shitsuren", lesse Tenryu. Voleva dire cuore spezzato.
Arrivò di corsa Nagai, il capo delle guardie. Scrutò il principe, scrutò la sua guardia, e nel dubbio urlò contro entrambi. "Cosa diavolo avete combinato voi due?"
Kenshin sospirò. "Ne parliamo domani mattina, capo."
Lo ignorò e se ne tornò a dormire.
Il giorno dopo era sabato, e quel sabato non c'era scuola. Tenryu poté quindi unirsi a Kenshin nell'ufficio di Nagai, in piedi contro il muro.
Kenshin raccontò per bene tutta la storia.
"È colpa sua?" gli chiese Nagai, indicando il principe.
"No, non è colpa sua", rispose Kenshin.
"Ma sei sicuro che non sia colpa sua?"
"No, non è colpa sua!"
Nagai non era convinto, ma si rassegnò. "Dovremo scoprire chi è questo spirito. Avete cercato negli archivi?"
Il palazzo imperiale era pieno di libri, dalle preziose collezioni di manoscritti e rotoli antichi fino ai registri degli acquisti e delle spese dell'amministrazione. Non c'è potere senza libri e non ci sono libri senza potere; persino se i libri spariscono e diventano immateriali, la relazione continua a valere.
Chiesero dunque aiuto a Mutsu, che li portò in una stanza polverosa. Tirò fuori da un armadio un enorme volume compilato a mano.
"Ecco, signorino, questo è il registro dei morti del palazzo per gli ultimi sei secoli."
Tenryu rimase a bocca aperta: era gigantesco. "Certo che qui ammazzavano un sacco di gente!"
"Ma no", rispose Mutsu, "almeno un quarto del libro sono funzionari deceduti di morte naturale. I morti ammazzati per ordine imperiale sono solo tre quarti."
Mutsu posò il libro sul tavolo e se ne andò.
Kenshin confessò di non essere molto bravo a leggere documenti complicati, per cui ci si mise Tenryu. Cominciò a esaminare l'elenco: nobili decapitati con la spada per aver complottato contro l'imperatore, inservienti morti per le frustate dopo aver mancato di rispetto, donne uccise per aver fatto l'amore con un uomo sposato...
"Ma se quello sposato era lui, perché ammazzavano lei?"
Kenshin non glielo sapeva dire.
Comunque, erano davvero troppi e le descrizioni erano troppo generiche: non avrebbero mai trovato niente in quel modo.
A quel punto, Kenshin ebbe un'idea. "Ma se provassimo a chiedere allo spirito come si chiama?"
Quella notte, Tenryu e Kenshin andarono di nuovo al laghetto. Per una volta, era tutto tranquillo: non c'erano fiamme. Si sedettero sotto il grande ciliegio.
Prima che lo spirito potesse dare il via a un nuovo spettacolino, Kenshin gridò: "Vogliamo aiutarti! Puoi dirci almeno il tuo nome?"
Le luci elettriche si spensero di nuovo. Nel buio, improvvisamente sette ciliegi cominciarono a bruciare. Dopo un po', i ciliegi si spensero e la luce ritornò.
Ai piedi di Kenshin c'era ora un altro ideogramma: 七 . Era shichi, ossia il numero sette.
Tenryu era perplesso. "Shichi? Ma chi è che si chiama sette?"
"Boh?"
Anche Kenshin non ne aveva idea.
つづく (continua)
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Aiuto! C'è un drago nel congelatore!
Adventure🏆VINCITORE WATTYS 2023 GRAND PRIZE - PRIMO ASSOLUTO IN LINGUA ITALIANA🏆 Tenryu è un ragazzo. Tenryu è un principe dell'impero di Orientalia, da qualche parte vicino al Giappone. Tenryu è prigioniero del suo palazzo e del suo ruolo. Ha una sola pas...