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Sulla via del ritorno, cercando di ignorare la guida incosciente di Kenshin, Bicchan aggiornò Tenkun via cellulare. Furono subito tutti d'accordo: bisognava trovare il modo di fermare quello scempio. Dovevano quindi capire se davvero, cent'anni prima, un precedente imperatore avesse decretato la protezione di quel bosco. Però bisognava scoprirlo in fretta; alla discussione in tribunale mancava poco più di una settimana.

Tenryu concluse che avrebbe trovato una scusa per chiedere informazioni a Mutsu.


Il giorno dopo era domenica; nel pomeriggio, Tenryu abbordò il suo precettore e maestro di cerimonia.

"Mutsu, visto che mi toccheranno sempre più spesso questi impegni ufficiali, posso fare pratica di lettura di linguaggio burocratico?"

Mutsu rimase perplesso. "Linguaggio burocratico?"

"Sì, per esempio, non abbiamo un registro di decreti imperiali?"

"Signorino, ormai i decreti imperiali si fanno al computer! L'imperatore nemmeno li vede più!"

"Sì, ma quelli vecchi? Qualcosa tipo tra novanta e centodieci anni fa? Scommetto che tra tutti i libri del palazzo ce n'è anche uno del genere."

Mutsu sospirò. Non capiva bene il motivo della richiesta, ma per esperienza sospettava che ci fosse sotto qualche strana macchinazione del giovane principe. Sempre per esperienza, però, sapeva che tanto il principe non avrebbe desistito fino a che lui non l'avesse accontentato, dunque l'accontentò.

Così, si diressero ancora una volta verso l'archivio del palazzo imperiale. Mutsu aprì un altro armadio. "Ecco, signorino, sono qui."

I volumi erano tantissimi. Per ogni anno c'erano almeno quattro o cinque libroni scritti fitti.

"Tutti questi?" Tenryu era scoraggiato.

"Certo! Governare una nazione richiede molti decreti. Bisogna dire esattamente a ogni suddito che cosa deve fare, altrimenti potrebbe fare qualcosa di testa propria e l'impero andrebbe a rotoli."

Era un problema. Anche limitando il periodo di ricerca a una decina d'anni, Tenryu ci avrebbe messo giorni e giorni a leggere tutti quei libri. Kenshin certamente non era in grado di dare una mano; Bicchan forse sì, ma non poteva arrivare fin lì. A meno che...

Tenryu ebbe un'idea. "Mutsu, ti spiace se porto alcuni di questi libri nel mio appartamento? Potrei fare pratica molto più tranquillamente."

"Ma signorino, sono gli archivi ufficiali dell'impero, non possono uscire da questa stanza!"

"Sono libroni polverosi! Nessuno li apre mai! Non se ne accorgerà nessuno, dai!"

Ovviamente, Mutsu cedette. "Va bene, signorino, ma non deve piegarsi neanche una pagina! E non vi salti in mente di portarli da nessuna altra parte!"


Il lunedì mattina, il grande portone delle mura del palazzo imperiale si aprì per far uscire il principe imperiale Tenryu Kaedeyama, diretto a scuola e accompagnato dalla sua guardia personale.

Rispetto al solito, però, ci fu una differenza: questa volta la guardia personale del principe spingeva un carretto a due ruote, sul quale era posto qualcosa di voluminoso e molto pesante, completamente coperto da un telo scuro.

"È un modello del palazzo imperiale per la scuola", rispose Tenryu alla domanda che la guardia alla garitta non gli aveva fatto, se non con uno sguardo perplesso. "Ci ho lavorato tutta la domenica!"

"Passate pure, vostra altezza", disse la guardia.

Kenshin sorrise e riprese a spingere il carretto.

All'appuntamento al ponte avvenne uno scambio: Bicchan diede a Kenshin le chiavi di casa propria e Kenshin gli consegnò il principe. Per una volta, dietro ripetute promesse di non combinare niente, Tenkun e Bicchan sarebbero andati a scuola da soli.

Kenshin, invece, attese di essere sicuro che in casa di Bicchan non ci fosse nessuno, poi portò su il contenuto del carretto: dieci grossi volumi di decreti imperiali. Li nascose per bene nella camera del ragazzo, sotto quello strano oggetto lungo, piatto e rialzato che doveva essere un letto in stile occidentale; poi riportò a palazzo il carretto vuoto.

All'uscita da scuola Kenshin riconsegnò le chiavi a Bicchan, ma non resistette a fargli una domanda. "Ma tu veramente dormi su un letto sollevato da terra?"

"Sì, perché?"

"No, niente. Dev'essere una strana sensazione."

In effetti, Kenshin non aveva mai dormito sollevato da terra; persino in caserma aveva fatto togliere la branda e si era sistemato nel suo futon, a stretto contatto con la superficie del pianeta.


Così, la velocità di ricerca fu raddoppiata: ogni sera Tenkun cercava in un gruppo di libri nelle sue stanze, mentre Bicchan ne esaminava altri in camera sua. Servì una seconda operazione carretto con un cambio di volumi, ma infine ebbero successo: Bicchan trovò il decreto che riguardava proprio quel bosco, proteggendolo per sempre da qualsiasi danneggiamento. Lo fotografò col cellulare e mandò tutto agli anziani del villaggio, prima di organizzare il rientro dei libri sul carretto. A palazzo ne fecero anche una copia ufficiale, mettendoci sopra tutti i timbri che trovarono in giro.

Quando gli abitanti del villaggio presentarono in tribunale la copia ufficiale di un decreto imperiale che gli dava ragione, ci fu un certo disappunto; non era chiaro come potessero essersela procurata. Il giudice comunque bloccò subito tutti i lavori; il bosco era salvo.


Il giorno dopo, al momento di preparare Tenryu per la cerimonia, Mutsu si presentò negli appartamenti del principe con una faccia afflitta e delusa.

"Mi spiace, signorino, devo darvi una brutta notizia. L'inaugurazione è stata annullata all'ultimo momento e non si sa nemmeno se si farà più."

"No! Ma come è possibile?" Tenryu si divertì a fingere di essere sorpreso e devastato dalla notizia. "Chi si è permesso di rovinarmi l'occasione di uscire finalmente dal palazzo?"

"Non lo sappiamo, signorino. A dire il vero, pare che gli abitanti del villaggio abbiano improvvisamente trovato un antico decreto imperiale, preso più o meno dagli stessi libroni che voi avete portato via per fare esercizio. Ne sapete per caso qualcosa?"

Tenryu si preoccupò di colpo. Se Mutsu avesse scoperto quello che aveva fatto e l'avesse detto a suo padre, lui sarebbe finito in punizione per i prossimi due o trecento anni. Per una volta, forse il suo piano non aveva funzionato alla perfezione; e non sapeva più cosa dire.

Ma non ce ne fu bisogno.

"Oh beh", disse Mutsu, "in fondo a me i boschi piacciono. Non aveva veramente senso costruirci sopra una discarica. Chiunque sia stato, ha fatto solo bene."

Si girò e si allontanò senza batter ciglio.

章末 (fine del capitolo)


L'angolino finale di Konan: So che ai giovani lettori piacciono i combattimenti e l'azione a rotta di collo, ma ogni tanto ci vuole anche un episodio più contemplativo, no? Spero che anche voi vogliate proteggere la natura! Ho provato a dividere il capitolo in quattro parti più brevi: ditemi se vi sembra più leggibile, e se potete lasciatemi una stellina, grazie!

Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora