Giunse infine il sabato pomeriggio. Era una bellissima giornata; nel cielo azzurro non c'era una nuvola.
Kenshin si presentò sotto casa di Bicchan alla guida di una macchinetta nera della guardia imperiale.
Bicchan salì dal lato del passeggero, ma non fece nemmeno in tempo a finire di sedersi: Kenshin gli buttò subito in braccio qualcosa.
"Ciao, puoi tenermi questa?"
Bicchan sentì qualcosa di freddo, di lungo e di piuttosto pesante piombargli addosso. Lo prese al volo, poi lo guardò: era una spada ricurva dentro a un fodero nero.
"Ih!" Bicchan fece un gridolino di spavento. Non aveva mai visto una katana così da vicino, né avrebbe mai voluto farlo.
"Tranquillo, è chiusa nel fodero. Sono in servizio, devo portare la spada. Anche se non la uso mai", concluse Kenshin.
Nel frattempo aveva cominciato a guidare, ma non sembrava avere grande controllo della situazione. Invece di andare dritto, ondeggiava un po' a destra e un po' a sinistra, dando l'impressione di stare continuamente per schiantarsi contro il marciapiede o contro le altre macchine.
In effetti, Kenshin aveva preso la patente solo da un anno o poco più, e visto che il suo lavoro era seguire Tenryu e che Tenryu non andava mai da nessuna parte, praticamente non aveva mai guidato.
"Attento!" gridò Bicchan, vedendo un segnale di stop avvicinarsi a velocità decisamente troppo elevata.
Come se niente fosse, Kenshin inchiodò di colpo e cercò di guardare se arrivasse qualcuno, provando intanto a fare conversazione. "Bella giornata, vero?"
Ripartì di botto tagliando la strada a un paio di macchine, mentre Bicchan elencava tutti i santi del suo Paese d'origine. "C'era una vecchietta là!" gridò subito dopo, quando Kenshin ignorò del tutto le strisce pedonali.
"Scusa, non l'ho proprio vista. Ma come mai sei così teso?"
Bicchan dissimulò. "No, niente, va tut... è rosso!"
"Ah, scusa." Kenshin, con la massima tranquillità, si fermò all'ultimo centimetro prima di un semaforo rosso.
Bicchan si sfogò dal profondo delle sue budella attorcigliate. "Pensa a guidare! Parleremo dopo!"
In effetti, dopo qualche minuto uscirono dalla densa periferia della capitale e cominciarono a percorrere una tranquilla strada di campagna senza nessuno in vista.
Kenshin sorrise. "Adesso possiamo parlare?"
Bicchan annuì vigorosamente, ma era ancora spaventato. Oltre a essere terrorizzato dalla guida di Kenshin, aveva passato gli ultimi minuti a preoccuparsi di averlo offeso; aveva imparato sulla propria pelle sin da bambino che prendere a male parole uno grosso il doppio di te non è mai una grande idea.
Kenshin si rese conto di quanto la sua figura potesse intimorire. Cercò di sembrare rassicurante. "Sei preoccupato?"
Bicchan provò a ritrovare la parola. "No, ma..."
"Hai paura di me? Ti accompagno a scuola ogni giorno da più di un anno, ma ci conosciamo poco."
Bicchan sospirò. "Beh, in fondo tu sei lì per proteggere Tenkun dai guai, e io sono la sua principale fonte di guai. So perfettamente che a palazzo non gradiscono che il suo amico sia straniero."
"Non mi sembra che tu sia un pericolo per lui. E non mi riferisco al piano fisico."
Bicchan arrossì: odiava il proprio corpo, e non aveva mai pensato di poter essere una minaccia fisica per qualcuno. Certo non lo era per Kenshin, e non lo era nemmeno per Tenryu, che era più alto di lui e allenato a combattere. Al massimo, era lui a essere stato intimidito e maltrattato da ogni genere di bulli, da una parte del mondo e dall'altra. Il problema quindi non era fisico, ma sociale; anche se lui faceva tutto il possibile per aiutare Tenryu, sentiva dagli sguardi e dai comportamenti dei loro compagni di classe di essere generalmente considerato pericoloso.
Kenshin riprese a parlare. "Tenkun è ancora un ragazzo. L'unica cosa che sa di sé è che è destinato a essere un principe e che il suo dovere è cambiare il mondo in meglio per il suo popolo. Lui ci crede, ci mette tutto l'impegno per farlo bene. Ce ne mette molto più lui a quindici anni che il resto della famiglia imperiale."
Si fermò e poi aggiunse: "Ma non dire a nessuno che ho detto questo, se no finisco nei guai!"
Bicchan annuì di nuovo con la testa. "Giuro, nessuno lo saprà mai."
"Comunque, alle volte ci mette talmente tanto impegno che esagera e combina un disastro. Per questo sono contento che ci sia tu: ci metti il buon senso anche per lui e lo tranquillizzi. Senza di te sarebbe solo, disperato e completamente ingestibile."
Bicchan fu incuriosito da quell'ultima parola. "Tu lo devi... gestire?"
Kenshin sorrise. "No. Le guardie prima di me la vedevano così. Io invece obbedisco ai suoi ordini, almeno quando non sono in contrasto con gli ordini del mio capo, e qualche volta anche quando lo sono. Lo faccio perché mi fido totalmente di lui."
A palazzo si raccontava spesso di come il principe Tentaka, l'erede al trono, avesse più di una volta ordinato alle sue guardie di punire su due piedi qualche suddito che non lo aveva onorato prontamente e in modo appropriato. Probabilmente Tentaka e Tenma avrebbero fatto picchiare o almeno portar via anche quella gente che protestava. Tenryu, invece, non avrebbe mai fatto una cosa del genere e questo per Kenshin faceva tutta la differenza del mondo. Sperava soltanto che rimanesse così anche da adulto.
Bicchan era d'accordo. "Anch'io mi fido di Tenkun! Ha fatto molto più lui per me che io per lui."
"Lui dice lo stesso di te", disse Kenshin contento. "Vuol dire che siete proprio ottimi amici."
つづく (continua)
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Aiuto! C'è un drago nel congelatore!
Adventure🏆VINCITORE WATTYS 2023 GRAND PRIZE - PRIMO ASSOLUTO IN LINGUA ITALIANA🏆 Tenryu è un ragazzo. Tenryu è un principe dell'impero di Orientalia, da qualche parte vicino al Giappone. Tenryu è prigioniero del suo palazzo e del suo ruolo. Ha una sola pas...