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Quindi, quel sabato pomeriggio Tenryu voleva giocare ai videogiochi. Anche sotto l'afa dell'estate si mise addosso la sua felpa grigia da travestimento, col cappuccio ben stretto sulla testa; così conciato, nonostante l'assurdo colore di capelli tra il giallino e l'arancione chiaro che la vita gli aveva regalato qualche tempo prima, per strada nessuno l'avrebbe riconosciuto. Era già d'accordo con Bicchan: alle quattro in punto si sarebbe presentato a casa sua.

Per ovvi motivi di riservatezza, non vi racconteremo come il principe sparì dalla vista di Zentaro, né da quale parte uscì dalle mura del palazzo; fatto sta che camminò carponi lungo la riva del fossato, al riparo dalla vista delle guardie di servizio davanti al portone, fino a giungere sul ponte e di lì alla libertà.

Proprio allora il suo cellulare squillò. Era un messaggio di Bicchan: Fermo! È tornato mio padre!!!

Era una pessima notizia. Se Bicchan non era solo in casa, Tenryu non poteva entrarci. Oltretutto, il padre di Bicchan era l'ambasciatore di Eridania, il Paese d'origine del suo amico; farsi trovare in fuga a casa sua avrebbe scatenato un incidente internazionale. Non si poteva proprio fare.

Che faccio?, scrisse Tenryu in risposta.

Bicchan si spiegò in dettaglio. Mi spiace... Non posso nemmeno uscire io, è qui che mi attacca un pippone. Si è liberato a sorpresa e vuole fare un pomeriggio padre e figlio. Che sfiga!

Tenryu si trovò di fronte alla prospettiva di dover tornare indietro; un ragazzo normale avrebbe fatto così. Il principe, tuttavia, non si arrendeva mai: lui non sarebbe ritornato a palazzo senza aver prima vinto a un videogioco.

Piuttosto che cedere, Tenryu raddoppiò la sfida e si lanciò verso l'ignoto. A scuola avevano sentito parlare del quartiere delle sale giochi, una zona della capitale in cui si concentravano enormi locali pieni di intrattenimenti elettronici, attirando ragazzi da tutta la città. Lui non ci era mai andato e a dire il vero non aveva mai nemmeno preso la metropolitana, ma pensava di poterci riuscire.

In effetti, ci riuscì. Con i soldi del suo borsellino comprò una tessera dei trasporti e si godette il primo viaggio sotterraneo della sua vita; non era stato difficile. Scese, uscì all'aperto e si sentì non più un principe imperiale di Orientalia, ma il re del paese dei balocchi: attorno a lui c'era ogni genere di intrattenimento e di negozio per ragazzi. Giochi, fumetti, vestiti... qualunque cosa.

Purtroppo non poteva ripresentarsi a palazzo con una borsa piena di acquisti, ma poté raggiungere il suo obiettivo: girò un po' per il quartiere, entrò in una sala giochi e si dedicò a tanti giochi diversi, uno più bello dell'altro.

Ma dopo un po' non era più così bello, perché Tenryu era da solo.

Si sentì in colpa: aveva sempre immaginato che la sua prima visita in una sala giochi sarebbe avvenuta insieme al suo amico del cuore Bicchan. Invece, ci era andato per i fatti suoi.

Decise quindi di dichiararsi soddisfatto: non si era piegato alle regole del palazzo, non aveva ceduto alla sfortuna che aveva bloccato il suo amico e aveva avuto i suoi videogiochi. Si diede come prossimo obiettivo quello di portare lì anche Bicchan, poi uscì dall'edificio e si diresse verso la metropolitana.

Lì, infine, successe l'imprevisto.


Tenryu stava camminando verso la metropolitana, ma non era completamente sicuro del percorso che aveva fatto all'andata. Le ombre si erano ormai allungate; il sole stava per tramontare. Svoltò a destra in una via meno frequentata e proseguì per un po'. Stava per concludere di essersi perso, quando sentì un rumore provenire da un lato.

Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora