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Al secondo turno, il suo avversario era un ragazzino. Aveva solo un anno più di lui ed era molto insicuro; era al secondo turno perché al primo, per una fortunata estrazione, non aveva dovuto incontrare nessuno. Tenryu aveva visto la registrazione dell'unico incontro ufficiale che aveva combattuto durante il torneo dell'anno precedente: era stato spazzato via in un attimo. Doveva essere lì solo per dovere verso il proprio feudo.

Il giovane erede si inchinò davanti a Tenryu quattro o cinque volte. Specificò con linguaggio forbito che era onorato di incontrare sua altezza, ma che non avrebbe mai voluto rivolgere una spada contro un membro della casa imperiale, e che qualunque cosa fosse successa durante l'incontro non doveva essere intesa come una mancanza di rispetto.

Tenryu gli diede istintivamente del tu. "Non preoccuparti, se non farai niente di disonorevole non ci saranno problemi."

L'altro riconobbe la sua debolezza. "So che siete più forte di me. Io sono qui solo perché il mio feudo abbia almeno un rappresentante, in attesa di averne uno più forte da inviare."

Effettivamente il primo attacco fu molto debole. Tenryu capì che avrebbe potuto chiudere subito l'incontro, ma pensò che quel ragazzino, a differenza dell'avversario precedente o di uno come Hiroshi Fushimitsu, non si meritasse una sconfitta umiliante. Così, decise di prendere l'incontro come un allenamento. Parò, rispose contenendo la forza, e andò avanti in maniera prevedibile.

L'avversario non era stupido: quando finì il tempo del primo scontro, chiese spiegazioni. "Altezza, perché vi trattenete? Avrete potuto stendermi almeno un paio di volte. Siete davvero molto più forte di me."

Tenryu si ricordò del dilemma del più forte e di come la stessa situazione potesse venire giudicata in modi completamente opposti, così pensò di chiarire subito le cose. "Scusa, non voglio mancarti di rispetto. Vorresti allenarti un po' con me? Ho bisogno di scaldarmi per il prossimo incontro."

Questo fece felice l'altro ragazzo: ne fu onorato. Il piccolo pubblico era perplesso, ma i due si scambiarono colpi allegramente per qualche minuto, prima che Tenryu decidesse di chiudere l'incontro. Si lasciarono tra grandi sorrisi.

Bene, questo incontro è stato facile, pensò Tenryu dirigendosi verso il proprio angolo per festeggiare con Kenshin. Ma non trovò nessuno: persino il suo fratellone e allenatore se ne era andato prima della fine. Era sotto le tribune e stava parlando con una ragazza.


Tenryu giunse così al quarto di finale. Era l'obiettivo massimo che si era dato, quindi era già molto soddisfatto. Eppure, concluse di non essere ancora contento: avrebbe provato ad andare ancora avanti.

Il suo avversario era un ragazzo sui venticinque anni. Era piccolo, poco più alto di lui, ma era un avversario temibile perché era velocissimo.

Infatti, quel rivale lo fece impazzire. A Tenryu sembrò di combattere contro un fantasma. Ogni volta che provava a colpire, l'avversario era già un po' più in là; lui andava a vuoto e l'altro lo colpiva. I colpi non erano fortissimi perché quell'avversario non era fisicamente potente, ma erano molto precisi e mirati ai punti più delicati.

Al secondo scontro, Tenryu finì in terra: l'altro, con precisione incredibile, era riuscito a colpirgli di punta esattamente l'incavo del gomito sinistro e poi, sfruttando l'attimo di dolore, a fargli perdere l'equilibrio con un calcio basso. La campanella aveva impedito la sottomissione, ma quel punto sensibile gli faceva ora un male assurdo. Per fortuna era il braccio sinistro e non il destro, ma comunque ogni movimento gli costava sofferenza. Tenryu cercò di dimenticare il dolore e si segnò anche questa: colpire là dove il danno sarà maggiore. In fondo, anche lui era agile e veloce; poteva diventare una sua tecnica.

Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora