(8.2)

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Tenryu trascorse un giorno, una notte e un altro giorno a cercare di ricordare di cosa si dovesse ricordare. Si chiese cosa dovesse chiedersi, cercò di capire cosa dovesse cercare; quale fosse l'evento passato che avrebbe finalmente sbloccato il suo futuro.

Alla seconda notte, il sogno avanzò ancora un po'. Sentì di nuovo quelle sole due parole, ma poi la scena cambiò. Era ancora chiuso dentro la sua gabbia, ma attorno a lui non c'era più il teatro. Era all'aperto, sotto le grandi mura del palazzo imperiale, e davanti a lui c'era un grande albero che riconobbe subito.

Era il grande acero che stava nel più remoto angolo del parco del palazzo imperiale; l'unico acero di tutto il complesso.

Quella visione durò per un lungo momento; poi, il sogno si interruppe di nuovo. Tenryu capì che in qualche modo anche a quell'acero era legato il messaggio.

Del resto, gli aceri erano l'essenza stessa della famiglia Kaedeyama: come diceva il loro stesso nome, loro erano i signori del monte degli aceri. Sua mamma gli aveva parlato qualche volta di quel misterioso monte da cui il casato aveva avuto origine. Eppure, l'unica cosa che Tenryu sapeva era che si trovava da qualche parte nella provincia del grande nord; ma non aveva idea di dove fosse davvero. Sulle mappe, nessun monte si chiamava così; come il suo compagno di banco amante della scienza avrebbe sicuramente detto, quella del monte degli aceri doveva essere soltanto una leggenda.


Il giorno dopo era sabato; un sabato grigio e autunnale, per di più occupato da una mattinata di scuola.

Tenryu decise di non dire nulla né a Bicchan né a Kenshin; avrebbe fatto un esperimento.

Nel pomeriggio, quando la luce cominciò presto a calare e il grigio iniziò a farsi più scuro, prese una coperta da picnic con il fondo impermeabile. Attraversò i giardini imperiali, superò il laghetto con i ciliegi, risalì un prato punteggiato di grandi alberi e infine arrivò lì, proprio nell'angolo delle mura, sotto un antico bastione difensivo. Lì, in quell'angolo riparato, si trovava l'acero.

Gli aceri di Orientalia hanno molti colori; i più pregiati sono quelli che in autunno si accendono di un rosso brillante, di un cremisi che può diventare quasi viola. Le foglie di quell'acero, invece, avevano un colore ancora diverso; un giallo scuro e rugginoso, quasi rosso o forse arancione. Tra tutte le tinte autunnali, quella era una sfumatura bellissima; malinconica, specie perché il buio e una nebbiolina bagnata la stavano avvolgendo; ma bellissima.

Tenryu dispiegò la coperta ai piedi dell'albero e ci si stese sopra. Si era premunito e si era imbottito, per cui non aveva freddo. Cominciò a guardare da sotto quelle strane foglie; la vista era rilassante.

Quell'acero doveva essere piuttosto antico. Chissà quanti altri ragazzi, nobili principi o semplici inservienti, si erano distesi sotto quelle foglie prima di lui. Anche se era impossibile, gli sembrò quasi che quell'acero fosse lì da prima del palazzo imperiale, da prima delle mura e delle costruzioni, da prima della stessa fondazione dell'impero. In effetti, pensandoci bene, forse quel singolo acero non era così vecchio, ma la sua specie lo era veramente; doveva essere sulla terra da prima degli esseri umani.

Chissà se quell'acero disprezzava gli umani o se invece li ammirava. Forse li temeva; forse, semplicemente, li ignorava.

Al contrario, l'essere umano steso sotto le sue radici non riusciva più a distogliere lo sguardo da quel colore meraviglioso. Non è il colore in sé, pensò Tenryu, ma il modo in cui prende vita. Un singolo colore può essere copiato; può essere riprodotto all'infinito in maniera perfettamente uguale, sotto forma di puntini su uno schermo o sotto forma di vernice in un barattolo. Il colore di una foglia, però, non è mai perfettamente uguale; cambia leggermente dalla punta alla base e da un lato all'altro. Cambia a seconda del tempo, della luce, del vento, della crescita e della caduta della foglia stessa. Tante foglie insieme creano una magia; hanno tutte lo stesso colore e allo stesso tempo tutte un colore diverso, e quel tenue arco di sfumature cambia continuamente. Lo si potrebbe guardare per ore e non sarebbe mai uguale, pur senza cambiare mai significativamente. Questo è uno dei tanti segnali di come anche gli alberi siano esseri viventi; e la loro bellezza è tale che nemmeno un artista riesce mai davvero a pareggiarla.

Così, guardando quello spettacolo meraviglioso, l'animo di Tenryu si calmò e si illuminò. Il principe entrò in uno stato di grazia e si addormentò.

Lì, infine, scoprì tutto.

つづく (continua)

Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora