(8.3)

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Sotto l'acero, Tenryu sognò suo nonno; il padre di sua madre. Non lo aveva praticamente conosciuto, perché era morto quando lui era piccolo; così, vederlo lo fece nuovamente sentire un bambino.

Tenryu si sentì in soggezione e si inchinò; nonostante fosse così piccolo, l'inchino era già perfetto.

Il nonno rise contento. "Buongiorno, giovane principe! Il tuo inchino era molto ben fatto."

"Grazie, onorevole nonno." Tenryu si sentì orgoglioso.

Il nonno fu subito disponibile. "C'è qualcosa che vuoi sapere?"

"Nonno, come faccio a uscire dalla mia gabbia?"

"Devi soltanto camminare. Non fermarti mai, non cedere alla stanchezza, non abbandonarti allo sconforto. Cammina."

"Ma come faccio a camminare, se sono chiuso in una gabbia?"

"Se non puoi muoverti, allora immagina di camminare. Così, quando finalmente sarà venuto il momento di farlo davvero, saprai già come si fa."

Tenryu non capì bene la risposta; si fermò a pensarci sopra.

Il nonno sorrise e lo incoraggiò. "Allora, hai altre domande?"

Tenryu ne aveva molte; le aveva accumulate sin dall'inizio del libro.

"Nonno, perché un ragazzo che ha già tutto si diverte a dare a un altro ragazzo le crocchette del suo cane? Perché la gente si fa la guerra, distrugge un bosco per due soldi o picchia un ragazzino per un cappellino?"

Il nonno fu compiaciuto. "Sono buone domande, ragazzo mio. Ma forse sotto queste domande ce ne sono altre."

"Altre domande?"

"Sì, per esempio: cos'è che trasforma l'estate in inverno e l'inverno in estate? Cos'è che fa nascere e morire le foglie degli aceri senza mai uccidere la pianta?"

"Oooh..."

"Vedi", proseguì il nonno, "se lo scoprissimo, forse potremmo capire che tutto il resto è futile e smettere di rovinarci la vita per stupidaggini."

Tenryu non si era mai posto questioni di quel genere e non le capiva nemmeno bene. Però, cominciò a pensare, forse erano proprio le domande che avrebbe dovuto inseguire per diventare adulto, per uscire finalmente dalla gabbia.

Tenryu ne aveva ancora una.

"Nonno, ma tu adesso puoi parlare con la mamma?"

Il nonno sorrise. "Mi spiace, questo ora non lo puoi sapere. Ma c'è qualcosa che vorresti chiedere a lei?"

"Ci sarebbero tante cose, ma prima di tutto devo riuscire a uscire dalla gabbia. Tu sai cos'è che devo ricordare per farlo?"

"Certo. Ma te lo dirà lei."

Improvvisamente, suo nonno si trasformò in sua madre; e Tenryu non ne fu affatto sorpreso, perché in quel momento gli sembrò del tutto normale che in essenza suo nonno si trasformasse in sua madre, come sua madre si era trasformata in lui.

Sua madre lo guardò con tutto l'amore dell'universo. Finalmente, Tenryu sentì la frase per intero.

"Buon compleanno, Tenchan. Tra poco avrai sedici anni. Devi fare una cosa importante, ti ricordi?"

Tenryu rimase a bocca aperta. Il sogno si fermò di colpo e lui si svegliò.


Ormai, sopra e sotto l'acero era quasi sceso il buio; ma la giornata era stata grigia, quindi il grigio era soltanto divenuto più scuro.

Nella nebbiolina che ancora lo avvolgeva, Tenryu allungò una mano. Se la mise sul petto e trovò su di sé una manciata di foglie gialle e arancioni cadute anzitempo. Nella testa gli si formò un pensiero: anch'io, in fondo, sono solo l'ultima foglia di un acero. Improvvisamente, si ricordò di ciò di cui si doveva ricordare.

Anche in quel ricordo c'era sua madre, il giorno del funerale del nonno. Alla fine del rito, sua madre lo aveva guardato con un'aria insolitamente seria e gli aveva detto una frase.

"Tenchan, ora che il nonno è morto, toccherà a te fare una cosa importante. Ma adesso sei troppo piccolo per poterla capire: te la dirò il giorno del tuo sedicesimo compleanno."

Certamente sua madre non si aspettava di morire così giovane; per lei, il giorno del sedicesimo compleanno di suo figlio non era mai arrivato. Per lui, però, sarebbe giunto dopo una decina di giorni, all'inizio del mese di novembre.

Purtroppo, Tenryu non sapeva proprio quale fosse la cosa importante che avrebbe dovuto fare così presto, ma era un principe drago e non si sarebbe arreso così facilmente: il suo primo obiettivo ora sarebbe stato scoprire quale fosse.

Il secondo obiettivo, poi, sarebbe stato uscire di lì; scoprire il mondo, scoprire le persone, scoprire cos'è che fa nascere e morire le foglie degli aceri senza mai uccidere la pianta. Forse, nella breve esistenza di una foglia d'acero, quest'ultimo obiettivo è troppo ambizioso; eppure, il semplice fatto di averlo è una direzione, anzi un senso, per la vita.

Tenryu si accorse di avere davanti a sé un intero universo da scoprire e quel pensiero lo fece sentire bene. Se si guarda lontano, gli oggetti in primo piano quasi scompaiono; anche una gabbia non si vede più.

In fondo, non importa quanto strette siano le sbarre della propria gabbia. A sedici anni, l'unico modo di non vivere è non avere il coraggio di farlo; e a Tenryu il coraggio non sarebbe mai mancato.

巻末 (fine del libro)


L'angolino finale di Konan: Siamo tutti foglie di un acero; e anche se infine cadiamo e moriamo, la nostra pianta continuerà ad esistere. Tuttavia, questa fine è anche un inizio: Tenryu dovrà scoprire la leggenda del monte degli aceri e con essa se stesso, e combattere per diventare libero e adulto. Spero di potervi raccontare presto anche queste altre avventure! Ma vi spiegheremo tutto nelle ultime due parti di questo libro; nel frattempo, grazie per commenti e stelline e soprattutto per aver passato del tempo con me e con il mio principe.


Aiuto! C'è un drago nel congelatore!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora