- prologo -

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Simone ha sempre condotto una vita normale, omologata a quella di tutti gli altri alunni del liceo Collodi: segue le lezioni in una prestigiosa scuola la mattina, va a lezione di tennis tre volte a settimana nel pomeriggio e la sera esce con la sua ristretta cerchia di amici.

È solo un numero nell'elenco infinito dei cosiddetti figli di papà che, apparentemente, hanno un'esistenza perfetta e nemmeno la peggiore catastrofe del mondo può scalfirli.

L'amore è proprio off limits nella sua vita: a riempire il suo cuore già ci sono i genitori e suo fratello Jacopo - sono una famiglia tranquilla, agiata ma non sfarzosa tant'è che entrambi i coniugi Balestra lavorano sodo, tutti i giorni, e non rimangono a girarsi i pollici nella loro bella villetta collocata in cima ai Parioli.

L'altro grande amore di Simone è la matematica. Non sa spiegare cosa gli accade alla mente quando vede impaginati ordinatamente quella serie infinita di numeri e lettere - è una sensazione che si avvicina molto al sublime tanto lo trasporta in un'altra dimensione.

La matematica è l'unica cosa che non potrà mai tradirlo perché si basa su un concetto primordiale secondo il quale tutto ciò che accade deve avere una giustificazione.

Ecco perché è tanto perfetta.

Ciò che lo era un po' meno è la proposta, o meglio l'imposizione, di recarsi alla festa organizzata da Niccolò, uno del quinto, a casa sua per celebrare il ritorno di un amico tornato il giorno precedente dallo scambio culturale.

«Simò te ce vieni, punto.» Chicca era stata risoluta quella mattina al bar.

«Simo, per favore, andiamo e se poi fa schifo torniamo a casa.» Monica aveva mediato la situazione provando a mettere l'affare su un altro piano.

L'unico appiglio che gli era rimasto era Giulio, il suo migliore amico, che, almeno questa volta, non era stato unanime ai suoi voleri infatti «magari è la volta buona che conosci qualcuno, non stai più con Laura da mesi ormai.» aveva provato a dire cercando il suo sguardo.

Quei tre -Chicca, Monica e Giulio- erano i suoi migliori amici da tutta la vita, letteralmente: avevano frequentato le classi insieme sin dall'asilo senza essere mai divisi - tranne Chicca che, per il periodo delle medie, era stata smistata nella classe parallela alla loro, la sezione B.

Nessuno di loro avrebbe fatto qualcosa di doloso per Simone perché si rendevano conto che lui, in mezzo a quel branco di gente, non si sentiva proprio a casa però, guardando l'altra faccia della medaglia, capivano che doveva iniziare a farsi una vita sociale senza passare intere serate a studiare Cartesio.

Ah, sì, quel matematico era probabilmente un altro amore della sua vita.

«Va bene, va bene, tanto mi convincete sempre.» aveva sbuffato scuotendo le spalle. «Se fa schifo andiamo al cinema.»

«Andata pe l cinema se 'a festa de Niccolò è 'na sola.»

Così, adesso, Simone si trova davanti allo specchio a contemplare quale delle due camicie debba mettersi, non che gliene freghi più di tanto sia chiaro.

«Quella blu.» Jacopo, il suo fratellino, si affaccia alla porta tutto sudato e con in mano un pallone - deve essere stato al campetto con Dante, loro padre.

«Ciao campione. -gli sorride- Vieni a darmi un bacio.»

«Ti appiccico tutto. La mamma ha detto che devo fare la doccia dopo cena.»

«Dammelo lo stesso, devo fare la doccia anche io prima di uscire.»

Così il piccoletto -anche se già sta in seconda elementare- si avvicina al fratello e gli deposita due baci sulle guance.

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