Simone è salito in camera per prendere un dvd da vedere quando sente il campanello suonare.
«Jaco aspetta. -lo avverte- Arrivo io.»
Si dirotta giù, con l'oggetto cercato tra le mani, e nota che il minore non l'ha ascoltato.
La porta è aperta e il bambino è sullo stipite. «Un Manuel ti cerca.»
«Non si apre la porta Jacopo, quante volte te l'ho detto?» chiede mentre cerca di non far accelerare il proprio battito cardiaco - è ancora arrabbiato con lui.
«Non ho sentito. -si giustifica- Comunque ha la faccia simpatica. Ed ha pure il tuo polsino.» prende il dvd dalla presa di Simone e si avvicina al televisore.
Manuel fa capolino, da fuori, e spinge il piccolo oggetto bianco verso il corvino.
«T'era caduto al campo. E c'ho anche gli esercizi de matematica.»
Simone lo guarda, compiaciuto, e poi si volge verso il fratellino. «Esco qua in cortile due minuti, va bene?»
«Mhmh. -annuisce- Io non ti aspetto per iniziare Spiderman però.»
«Ma come no?»«No. -accenna anche dei gesti di mano- Diglielo anche a Manuel se vuole vederlo con noi.»
La proposta di Jacopo è naturale, senza pensieri complessi come base. Gli sembrava giusto invitarlo dato che era arrivato fin lì per parlare con Simone, tutto qui.
«Grazie per il polsino. -sorride e socchiude la porta alle proprie spalle- Come fai a sapere dove vivo?»
«Parli 'n po' troppo forte al telefono quando dai le indicazioni ai fattorini.» si giustifica alzando le spalle.
«Simo. -la porta si apre nuovamente e rivela la figura del fratellino- Possiamo andare a comprare il gelato?»
«Ti avevo detto di cenare.»
«Non mi andava più quella pizza.»«Due spicchi ne hai presi è ovvio che tu abbia fame. Stiamo parlando di una cosa di scuola adesso, -indica prima sé stesso e poi Manuel- quindi controlla se c'è in frigo.»
«E lui non può venire con noi in gelateria? -guarda il ragazzo moro- Tanto eri venuto qui per parlare con Simo no?»
«Ehm si ma è meglio se andate voi. -alza lo sguardo verso Simone- Te li porto domani allora perché ce n'era la metà.» riporta i fogli dietro la propria schiena e attende una risposta, un gesto, un qualcosa.
«Io pensavo che era simpatico.» quando si incavola, Jacopo, non presta troppa attenzione ai verbi e quant'altro, questo fa aumentare il livello di comicità che riesce sempre a dare ai suoi discorsi. «Quasi noioso come Laura, eh Simo.»
Simone sbianca, non respira più e vorrebbe giusto giusto sprofondare sotto terra per un tempo indefinito. Che figura, santo Dio.
Manuel invece ride, sia per la spontaneità del bambino che per la faccia preoccupata dell'altro.
«Poi pure respira Simò, mica ci parlo molto con lei.»
«Sei suo amico?»
«Si Jacopo. E chiedi scusa, non si dice alle persone che sono noiose soltanto perché non vogliono fare ciò che va a noi. Forza.»«E va bene. -si concentra su Manuel- Facciamo che non penso più che sei noioso e te non ti ricordi quello di Laura.»
«Affare fatto.»
«Bene. -sorride- Ora puoi diventare mio amico però prima il gelato, Simo per favore.»Simone guarda Jacopo complice del fatto che riuscirà a convincerlo, come fa sempre d'altronde.
«E accontentalo dai, porello.»
Forse Manuel si scorda che lui è ancora arrabbiato e anche tanto. Tuttavia non vuole fare un torto al piccolo quindi acconsente per andare a quella benedetta gelateria.
Jacopo parla con Manuel, come se suo fratello fosse inesistente, e scopre che anche lui ama il calcio, la Play Station e andare al mare.
«Un giorno, quando sono grande, andiamo allo stadio insieme allora. Oppure, se Simo mi accompagna, posso venire anche ora. -tira il fratello per il lembo della maglia- Che dici, ti va?»
Il corvino rinviene dal mondo in cui si era perso con il pensiero e scuote un po' le spalle. Manuel, minuziosamente, lo osserva: non gli stacca gli occhi di dosso nemmeno un attimo e Simone lo sa, lo sente quello sguardo che si irradia e prende vita sulla sua pelle.
Sarebbe impossibile non risentirne gli effetti. Quello sguardo, per lui, era come una malattia: fatale.
«Che?»
«Niente lascia stare. -gli sorride- Ma per che squadra tifi Manu?»Allora, il ragazzo preso in questione mostra la schermata di blocco del cellulare da cui svetta uno sfondo blu con uno stemma a strisce e un'aquila poggiata sopra.
«Nooo. -Jacopo si porta le mani nei capelli- Eri quasi un amico perfetto.»
Simone allora si lascia scappare una risatina e nota che il minore si è sporcato tutto il viso di gelato alla fragola.
«Io tifo la Roma e dovresti farlo anche tu.»
«Ma non credo proprio sai. -ride- Mi sa che non possiamo andare allo stadio assieme allora.»«Sicuro che Simo trova un modo, lui è intelligente.»
«Vieni qui piccoletto. -lo prende dolcemente per un braccio- Pulisciti la faccia.»Prende un fazzolettino di carta e lo inumidisce, lo congiunge alla morbida pelle del fratello e lo pulisce. Adesso ha le mani appiccicose però.
«Vado a sciacquarmi le mani. -guarda Manuel- Non lo perdere e state qui.»
L'altro annuisce e, con un po' di timore, Simone si addentra dentro.
Non capisce Jacopo cosa trovi di divertente in Manuel dato che con lui era stato un gran sfacciato. Non sapeva quanto fosse permaloso lui, per niente, quindi aveva sbagliato ad azzardare.
Adesso non c'erano problemi per l'avvertenza che Chicca gli aveva dato: era talmente incavolato e rammaricato che nemmeno si soffermava troppo sui suoi lineamenti perfetti.
E il naso all'insù. Gli occhi scuri. Le ciglia folte e lunghe. Le labbra sottili. La barbetta. Gli orecchini. Basta, basta, basta Simone.
Ormai che c'è si sciacqua il viso, ne ha bisogno. Poi torna fuori.
Jacopo si è messo a sedere in braccio a Manuel e, insieme, stanno vedendo un video. Gli pare di riconoscere anche la musica che emana e, se così fosse, allora farebbe meglio a tornare dentro.
«Gli ho fatto vedere il saggio di pianoforte dell'anno scorso. -dice entusiasta- Volevo che sentisse la canzone, era troppo fooorte.»
«Jacopo andiamo. -controlla l'ora- Devi andare a letto che domani hai scuola, anche Manuel deve andare vero?»
Se risponde di no allora sarà guerra definitivamente. Vuole che sparisca dalla sua vista per quella sera, non ne può più.
Necessitava solo calma e invece era finito nella tempesta.
«Ha ragione Simone. È ora di andare a letto.»
«E va bene. -scende dalle sua gambe e prende la mano al fratello- Andiamo.»«Ciao.» nonostante la rabbia l'educazione non la perde mai. Ma non lo guarda, no signori.
«Ciao. -risaluta lui- Ciao Jacopo.»
«Ciao Manu.»Il viaggio per tornare a casa è tranquillo, come sempre quando loro sono insieme.
Parlano di tutto, sciocchezze ovviamente, ma questo tiene compagnia ad entrambi.
A casa Jacopo si lava le mani e i denti, mette il pigiama e corre sotto le coperte.
Aspetta solo che Simone arrivi a rimboccargliele.Lui lo fa: lo sistema ben bene e gli deposita un bacio sulla fronte.
«Simo.»
«Mh.»«Comunque a me Manuel piace. È più simpatico di Laura.»
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Fanfiction- Y𝗈𝗎 𝗀𝗈𝗍 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝖩𝖺𝗆𝖾𝗌 𝖣𝖾𝖺𝗇 𝖽𝖺𝗒𝖽𝗋𝖾𝖺𝗆 𝗅𝗈𝗈𝗄 𝗂𝗇 𝗒𝗈𝗎𝗋 𝖾𝗒𝖾 𝖠𝗇𝖽 𝖨 𝗀𝗈𝗍 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝗋𝖾𝖽 𝗅𝗂𝗉 𝖼𝗅𝖺𝗌𝗌𝗂𝖼 𝗍𝗁𝗂𝗇𝗀 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝖠𝗇𝖽 𝗐𝗁𝖾𝗇 𝗐𝖾 𝗀𝗈 𝖼𝗋𝖺𝗌𝗁𝗂𝗇𝗀 𝖽𝗈𝗐𝗇, 𝗐𝖾 𝖼𝗈𝗆𝖾...