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«No Moni, m'ha solo detto che è uno più grande che ha grosse lacune sugli argomenti vecchi.»

«A me hanno affibbiato due primini. -beve un sorso del suo caffè- Farei a cambio volentieri.»
«E Giulio?»

«E che c'entra lui adesso? -ride- Lo sai quanto ci tengo, stiamo insieme da una roba del tipo quattro anni ?!»

«Complimenti ad entrambi per la pazienza.»
«Ah ah ah.» gli tira una gomitata «Andiamo?»

«Seh. Ti aspetto qua fuori.»
«Pago il mio caffè e arrivo.»

Così Simone si alza e esce da locale, dopo aver salutato, ovviamente.

Si fruga in tasca e raccatta una sigaretta e il clipper - è la seconda che fuma oggi, solitamente non accade, però ha un po' d'ansia perché non ha ancora nessun recapito di questo compagno al quale deve spiegazioni extra di matematica e chimica, in fisica se la cavava aveva detto la professoressa Bini.

Teme che sia qualcuno con cui non possa trovarsi affatto bene o che abbia un carattere talmente diverso dal suo da non arrivare a studiare nemmeno una pagina - avrebbe di gran lunga preferito sapere il nome dell'altro prima di accettare, non per un fattore di egoismo, eh, semplicemente per non buttare del tempo inutilmente.

«Eccomi. -Monica gli lascia una pacca sulla spalla- Mamma mia, non so se puzzano di più queste o quelle robe elettroniche che si fuma Giulio.»

Simone ride e vede Monica concentrarsi altrove. «Embè sai che Chicca mica c'ha tanta sfortuna se va a vivere con Brando, guarda te che amici gli porta a casa.»

Allora il corvino allunga lo sguardo e inquadra i due ragazzi: c'è ancora lui con in spalla un borsone e in mano un casco con su degli adesivi.

«Te che dici?»
«Che dico di cosa?»

«Di loro, Simo, di chi sennò?»
«Ma che ne so ... -inizia a farfugliare- nemmeno li conosco così bene.»

«No, dico, oggettivamente so due bei ragazzi.»

Simone allora storce il naso e un po' si sente andare a fuoco - che deve fare ora?

«Perché lo chiedi a me?»
«Ma che ne so, dai, era per fare due chiacchiere mentre finisci di fumare.»

«Mh. Tutte dite di sì quindi presumo lo siano.»

Monica lo guarda ancora e annuisce; eh, anche lui pensa abbiano un certo fascino - uno in particolare.

«Ma te ne vai di già, davvero?»
«Ho promesso a Jacopo che sarei andato a vederlo agli allenamenti.»

«Ah, allora non ti trattengo. -ride- È ancora molto esigente, vedo.»
«Ci mancherebbe non lo fosse più. Domani solita ora, solito posto?»

«Giulio dorme da me, credo ci porti mia mamma.»

Simone le fa l'occhiolino e «ci sentiamo allora e divertitevi.» afferma ridendo.

«Smetti un po' di stare con Chicca che ti sdevia la mente pure a te. -gli lascia una bacio sulla guancia- A domani Simo.»

Lui la risaluta con la mano e poi spenge la sigaretta finita nel posacenere antistante.

Infila le cuffiette e si dirige al motorino - ha fatto più chilometri quella Vespa che una macchina probabilmente, l'amico di suo padre, che fa il meccanico, l'aveva fatta resuscitare sei volte eppure non mollava.

Di comprarne una nuova non se ne parlava per Simone; era tassativamente impossibile.

Arrivare al campo da calcio a quell'ora è un'impresa ardua -a causa del tanto traffico- però ci riesce, nel doppio del tempo, quindi sa di aver perso dieci minuti di allenamento che, nella mentalità di suo fratello, equivalgono a rifargli il letto per due giorni consecutivi.

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