L'orologio batte le nove e mezza quando Simone rientra in casa, stanco morto e con una confusione in testa che l'esplosione descritta nel Guernica apparirebbe più silenziosa se confrontata a lui adesso.
«Buongiorno, -suo padre è già in cucina- vi siete svegliati presto.»
«Ciao papà, buongiorno.» biascica passando una mano sul volto mentre, lentamente, si trascina alla macchinetta del caffè.
«Stai ancora mezzo sbronzo?» Dante lo guarda, quasi ride, frattanto cerca il suo volto.
«Non bevo, -borbotta- lo sai. Sono semplicemente stanco, il figlio del compagno della mamma di Chicca ha fatto casino fino alle sei ... ho -ho dormito male, tutto qua.»
Non è mai stato bravo a dire bugie e anche i genitori lo sanno, probabilmente il padre ha fatto finta di crederci così da non preoccupare Simone.
«Jacopo, andiamo su!» l'uomo si alza e ripone il piatto della colazione nel lavello. «Fai tardi al torneo.»
A sentir quelle parole, il bambino schizza giù come una saetta, con uno zainetto in spalla, e il brick di succo in una mano.
«Ciao campione, divertiti.»
«Ma quando sei tornato Simo?» lo squadra e si avvicina per abbracciarlo, butte le braccia al suo collo e «ma che profumo hai, mica è quello del barattolino viola su.» disquisisce.
Il caffè gli va quasi giù per gola e le palpebre sbattono un milione di volte nel percepire quel discorso.
«Ehm, ho dormito da Chicca ... sarà il suo cuscino ...» porta una mano dietro la testa e, nervosamente, si tira qualche ricciolo. «Dopo mi vedo con Giulio, se vuoi veniamo a vederti al campo.»
«Giulio non ci capisce nulla di calcio Simo, lo sai. -ride- Però va bene, mi sa che c'è anche Manu.»
Una tosse rumorosa prende il sopravvento in quello spazietto che si era creato tra di loro. Eh?
«L'ho visto ieri quando sono andato con la mamma a fare la spesa, lo sai che anche lui gioca dove faccio calcio io?» è estasiato da quella notizia, si percepisce lontano un miglio. «Un giorno gli ho detto che mi porti a vedere le sue partite.»
Annuisce sorridendo perché crede sia la cosa migliore da fare - se dicesse qualcosa, sicuramente, manderebbe tutto in fumo e il minore inizierebbe a tartassarlo di domande.
In pochi minuti si trova solo nel soggiorno e sente la madre armeggiare al piano di sopra.
«Simo ma sei tornato?»
«Seh. -risponde- Vuoi il caffè?»
«Ne ho già preso uno, finisco di sistemare l'armadio e poi esco fuori a fare una camminata. Vieni anche tu?»
Con quali forze dovrebbe andare? Se non chiude occhio almeno tre ore probabilmente collasserà sugli spalti del campo sportivo e, sinceramente, preferirebbe evitare.
«Faccio passo ma fa come se avessi accettato.» ridacchia mentre sente vibrare la tasca dei jeans.
Afferra l'oggetto e nota il mittente: è Chicca - un po' lo preoccupa leggere quel nome lì sopra, soprattutto perché l'ha usata come scusa ai suoi per non dire loro di aver passato tutta la notte steso vicino ad una piscina dove, oltretutto, era entrato illegalmente con un ragazzo che conoscevano a malapena.
Però era stato bello, tanto.
«Pronto?» scivola fuori in giardino per non essere sentito. «Come mai già sveglia?»
«Simò ma do cazzo sei finito ieri notte?» ha un tono a metà tra l'incazzatura e la preoccupazione. «Tu madre ha chiamato la mia pensando tu fossi qui.»

STAI LEGGENDO
Math Error!
Fanfiction- Y𝗈𝗎 𝗀𝗈𝗍 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝖩𝖺𝗆𝖾𝗌 𝖣𝖾𝖺𝗇 𝖽𝖺𝗒𝖽𝗋𝖾𝖺𝗆 𝗅𝗈𝗈𝗄 𝗂𝗇 𝗒𝗈𝗎𝗋 𝖾𝗒𝖾 𝖠𝗇𝖽 𝖨 𝗀𝗈𝗍 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝗋𝖾𝖽 𝗅𝗂𝗉 𝖼𝗅𝖺𝗌𝗌𝗂𝖼 𝗍𝗁𝗂𝗇𝗀 𝗍𝗁𝖺𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝖠𝗇𝖽 𝗐𝗁𝖾𝗇 𝗐𝖾 𝗀𝗈 𝖼𝗋𝖺𝗌𝗁𝗂𝗇𝗀 𝖽𝗈𝗐𝗇, 𝗐𝖾 𝖼𝗈𝗆𝖾...