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Alla fine Simone è rimasto, gli sembrava scortese dire di no, quindi ha avvisato a casa che si sarebbe trattenuto da un amico.

Floriana non ha fatto domande, gli ha dato l'ok e augurato di divertirsi.

«Spettacolare, ve'?» domanda Manuel riferendosi al film appena visto.

«Mh. Niente di che, pensavo fosse molto più bello Battaglie Stellari.»

Il maggiore si porta una mano al petto, quasi avesse subito un affronto e lo squadra, «fattelo dì: hai gusti popo discutibili.» aggiunge lasciando scorrere le braccia lungo i fianchi.

«Sarà pure così. -scuote le spalle- La mia idea non la cambio però.»

Manuel ride e scuote il capo. «Sei sempre così testardo tu?»

«Testardo e permaloso.»
«Due al prezzo di uno, ho capito, fanno un affare co te.»

Simone assottiglia gli occhi e finge di guardarlo male. Quel piccolo silenzio viene interrotto dal proprietario che «c'hai fame?» chiede, controlla anche l'ora sullo schermo del display: sono le 20:17.

«Un po'.»
«'L massimo che te posso fa io è la pasta in bianco, o al pomodoro se ce sta il barattolo di conserva.»

Si forma un sorriso sul viso del minore. «Non sai cucinare, davvero?»

«Perché, tu si?»
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.»

«Pff. Allora no, nun so cucina. Mo sta a te.»

«Seh, mi riesce. Fammi capire, devo cucinare io a casa tua?»
«Vedi? -sghignazza- Te l'ho detto che eri intelligente.»

«E che dovrei preparare?»
«Te riesce fa 'a carbonara?»

Simone lo guarda, come per chiedere ma che sei serio, e «ti pare che non mi riesce?»

«Bene. Cucina quella allora.» scuote le spalle andando a recuperare la tovaglia.

«Sicuro? -lo squadra ridendo- Non è che ti viene l'indigestione a te che sei laziale?»

Manuel lo guarda, dritto negli occhi, e cruccia le labbra. «Due cose nella vita non devono esse nominate invane Simò.» gesticola con la mano sollevando indice e medio. «'A Lazio è una di queste.»

«Interessate, dico davvero. E l'altra?»
«Voi sape troppe cose te. -poggia una mano sul piano cucina- Ora sta a te dirmi qualcosa sul tuo conto, io già l'ho detto.»

«Non è vero.» lo squadra severo.

«Sei popo un perfettone tu. Allora te lo dico adesso, -si siede- diciannove anni di vita buttati dietro ad un pallone da calcio, degli amici un po' stronzi ma boni sotto sotto, una madre sempre a giro per il mondo e mi padre manco so ch-» Manuel viene interrotto dalla porta che si apre e, fugacemente, le due gemelle entrano in casa, seguite da una donna.

«Ma c'è Simone! Te l'avevo detto che tornava anche un altro giorno. -Emma avvisa la gemella- Sei venuto per vedere il film?»

«Ciao.» alza la mano per salutarle.

«Zia, zia! -Giada trascina per il braccio una donna- Lui è Simone.»
«È lei è la zia.» aggiunge l'altra.

«Sono Anita. -allunga la mano- Piacere.»
«Ciao. -sorride timidamente- Ehm io sono Simone.»

Manuel segue la scena, divertito forse, sperando che sua zia capisca che non aveva programmato loro rimanessero lì dunque, per quanto ami la loro compagnia, vorrebbe rimanere solo con l'altro ragazzo.

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