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Simone aveva sempre amato andare al bar a prendere un caffè, o la cioccolata, durante la ricreazione, poi si era messo con Manuel – più o meno, ancora non avevano parlato di cosa fossero di preciso anche se entrambi si pensavano già fidanzati.

Adesso, infatti, preferiva di gran lunga cercare posti appartati dove potessero scambiarsi un bacio senza paura di essere visti oppure smezzarsi una sigaretta come era loro solito fare.

«Tempo tempo.» soffoca Manuel sulla spalla del fidanzato dopo essersi staccato dalle sue labbra. Oggi non gli era rimasto che un cubicolo dentro al bagno poiché il Collodi stava ospitando una manifestazione sportiva e ogni angolo dell’istituto era occupato da occhi indiscreti.

Simone ride e passa una mano tra i riccioli dell’altro. «Dovrei renderti la fascetta.» fa notare alzando il polso.

«Tiettella tu.» gli lascia un buffetto sulla guancia. «Ne ho altre a casa, tra un po’ pure tu dovrai mettertela eh, c’hai dei capelli lunghissimi.»

«Ma non è vero.» pigola. «Il parrucchiere adesso è in vacanza, non mi faccio toccare i ricci da nessun’altro.»

«A parte me.» lo sbeffeggia il maggiore per poi depositargli un bacio sulla fronte. È cosi bello Simone.

«Ah ah ah. Nemmeno da te me li farei tagliare, non mi fido Ferro.»

«Pff, sciocchezze.» ride.

Manuel si sporge nuovamente verso il fidanzato e, con le braccia, lo incastra tra il proprio corpo e il muro. Gli concede un ulteriore bacio e poi si sofferma a guardarlo. «Hai dormito poco stanotte?» passa un dito sulle occhiaie marchiate del corvino.

Simone scuote il capo e ride. «Jacopo è stato sveglio fino alle una e mezza perché in televisione davano Harry Potter.»

«E si è messo su ‘l letto tuo.»

«Esattamente.» scuote le spalle. «La sveglia è suonata alle sei e mezza quindi ho una cosa come cinque ore di sonno sulle spalle.»

«Niente chimica oggi allora, te devi riposa.»

«Assolutamente no.» controbatte portando le braccia al petto.

«Devo finirti di spiegare il paragrafo della settima un-»

«Nun me ne frega niente Simo.» poggia una mano sul suo braccio.

«Me interessa de più che stai bene te.»

«Mh, -annuisce- però vieni lo stesso?»

«Se vuoi si, vengo lo stesso.» lo rassicura, poi controlla l’ora sullo schermo e «devi torna ‘n classe, mo suona.»

«Pure tu devi tornare in classe.»

«No, ho ginnastica ora.» sbuffa. «Ce porta ‘n piscina, due coglioni.»

«C’ho latino io, non puoi lamentarti.» Simone odia con tutto sé stesso quella materia, non l’ha mai sopportate ed è l’unica in cui ha la media più bassa dell’otto e mezzo. Eppure la studia, sempre e molto, ma questo non sembra bastare.

La campanella suona e, dalle labbra del minore, esce uno sbuffo.

«A dopo allora.» Manuel gli ruba un bacio. «Esci prima tu, vai.»

Simone annuisce e lo bacia ancora e ancora. «Due minuti.»

«Simò fai tardi, vai, ci vediamo tra meno di cinque ore.» gli sistema la felpa grigia, stirandola verso il basso con le mani.
«Sono un sacco di tempo eh.»

Manuel ride e scuote il capo. «A dopo, buon latino!» commenta il maggiore ricevendo un dito medio in risposta prima che Simone esca dall’abitacolo, purtroppo, tornando nella propria aula per le prossime due ore.

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