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Alla fine Simone è riuscito a trovare la casa di Manuel e solo adesso realizza di esserci passato davanti un milione di volte senza far mai troppo caso a chi vi abitasse.

Da fuori è molto basica, lussuosa, ma senza ostentazioni. Si vede che la madre del ragazzo ha tanto tempo libero per dedicarsi all'arredo rigoroso di ogni centimetro della propria abitazione.

Anche il giardino è ben ordinato e spazioso, ospita anche una piscina interrata.

«Non correte, piano piano. Non avete nemmeno le scarpe.» Manuel appare da una porta -probabilmente un'uscita secondaria- inseguendo due bambini dalla chioma ricciolina e castana.

«Basta. -una si siede in mezzo al prato- Sono stanca.»
«Io stanchissima.» anche l'altra compie lo stesso gesto lasciandosi andare all'indietro.

Simone vorrebbe suonare il campanello per fargli vedere che è arrivato ma pensa che sia una cosa alquanto stupida poiché Manuel è a venti metri da lui.

Difatti è lui che alza il capo e lo vede. Fa un mezzo sorriso e «è aperto.» dice indicando il bottone del cancello.

Al che il corvino si addentra e, nonostante sia all'aria aperta, ha la sensazione di star per essere risucchiato in un buco nero.

Sorride di rimando e lo saluta con un cenno - e ora? Era un po' imbarazzante quella situazione a dire il vero.

«Chi sei?»
«Un amico di Manu?»

«Sono le mie sorelline .. -spiega- La babysitter è in ritardo quindi l'ho dovuto fa io.»

«Ciao.» Simone saluta entrambe e spera di non aver assunto quella stupida voce che prende sempre quando parla coi bambini - che ama, per inciso.

«Come ti chiami?» chiede quella col vestito rosa alzandosi in piedi, arriva poco più su del ginocchio del fratello.

«Simone.»
«Io, Emma. E, lei, Giada. Sei un amico di Manu te?»

Si sente gli occhi dell'altro addosso e trova talmente paradossale questa situazione che, quasi quasi, vorrebbe ricevere un pizzicotto e realizzare di star sognano.

«Diciamo. -interviene il maggiore- Perché non andiamo dentro adesso almeno ve guardate un cartone e noi facciamo i compiti.»

Guarda Simone fugacemente per sapere se fosse ok, il diretto interessato annuisce e si stringe lo zaino blu Napapijri sulle spalle.

«E non li guardi con noi come fai sempre?»
«Dobbiamo studiare.»

«Forse Simone li vuole vedere. -Giada lo osserva- Vuoi?»

«Mi piacciono i cartoni però abbiamo tante pagine da studiare.» prova a spiegare nel modo più delicato possibile poiché non conosce la bambina con cui ha a che fare e non avrebbe piacere nello scatenare in lei una brutta reazione.

Emma si stringe nelle spalle e torna seduta sul prato, sussurrando qualcosa all'orecchio della gemella che, probabilmente compiaciuta, alza un pollice in segno di approvazione.

«E allora un giorno vieni qui quando non devi fare i compiti con Manu e li guardiamo.»

Sia Simone che Manuel sono rossi di imbarazzo e non hanno quasi il coraggio di guardarsi: il primo perché non si è mai ritrovato in una situazione simile e, oltretutto, è anche molto introverso con gli sconosciuti mentre il secondo perché si sta rendendo conto di quanto la raggiunta del suo obiettivo stia diventando sempre più facile.

Anche se, ora, un po' gli dispiace pure. Però, chissà che razza di figura farebbe a tirarsi indietro, impossibile, doveva arrivare fino in fondo e per riuscirci bastava una cosa.

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