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Dopo che Manuel gli aveva detto che la seconda cosa intoccabile per lui fossero le moto, Simone non aveva esitato un attimo nel domandargli perché la sua Vespa continuava a dare problemi.

«Caro mio, me dispiace darti sta notiziaccia ma st'affare nia fa più.» gli posa una mano sulla spalla. «Quanto l'hai fatta girare?»

«Un po' in realtà. Ma davvero ne devo prendere una nuova? Ci sono affezionato a questa.» pigola.

«Co le mie grandi qualità de meccanico, -si pavoneggia- te direi de nun la utilizza più. D'altro canto pur'io so uno che se lega a 'e cose quindi puoi pure continua ad andacce, se un giorno te se spegne 'n mezzo al traffico farai l'autostop.» ride.

«Divertente.» gli da corda.

Una macchina arriva alle loro spalle e si ferma fuori dal cancellino. Scende Dante, seguito da Jacopo con in spalla uno zainetto di Spiderman.

«Papà lui è Manu, il mio amico.» esclama il bambino correndo dentro verso i due ragazzi. «Ciao Simo.».

«Ciao, -Dante alza la mano verso Manuel- sarà pure amico de Simone o solo tuo?»

«Di più mio, -ride- io resto un po' qui.» poi guarda i due e «posso?» domanda.

«Certo che puoi.» gli sorride Simone. «Com'è andata a scuola? Avevate ginnastica oggi, vero?»

«Ho fatto tre goal.»

«Ah ma giochi a calcio? Pensavo che 'o guardassi e basta.»

«Ma che dici. Vado a prendere il pallone così ti faccio vedere, -guarda Manuel- convincilo te Simo a giocare.»

Il bambino sparisce in casa e quei due rimangono lì, l'uno difronte all'altro, osservandosi a vicenda.

Il maggiore infila le mani in tasca. «E fallo contento tu fratello dai.»

«Sono negato. È uno sport noioso.»

«Se vede che allo stadio nun ce sei mai stato.» lo osserva mentre l'altro prende a camminare verso un dondolo con su dei cuscini.

«Giocate pure voi, -afferma- io me ne sto qua.»

Infila una mano nella tasca e della tuta e ne estrae l'Iphone: entra su Spotify e lascia partire una canzone dal proprio album.

Manuel ne ascolta qualche strofa e la canticchia. «Sì, questa spacca 'n sacco. Ce sei stato al concerto dei Coldplay quando so venuti all'Olimpico?» chiede.

«Avevo i biglietti ma non sono andato.»

«Stai a scherza.»

«No, -scuote il capo- mi ero storto una caviglia due giorni prima.»

«Che dici, -ride- co tutto 'l rispetto ma sei stato 'n po' sfigato.»

«Ridi ridi delle sfortune altrui. Potrei diventare famoso vendendo la fenomenologia delle mie sfighe.»

«In quel caso me vanterei de averti avuto come insegnante de matematica, chessò magari poi divento famoso pure io pe esse la capra che hai aiutato.»

«Chi è una capra?» ride Jacopo tornando da loro con la palla a scacchi in mano. «Vai laggiù, io sto qua. Allora dov'è Simo c'è la porta però non lo colpire che sennò si incavola.»

Manuel segue le direttive e, sì, ci rivede proprio l'altro fratello Balestra in quei movimenti precisi accompagnati da parole decise. Muove anche le mani nel mentre così da potersi spiegare meglio - classico di Simone anche questo.

I due prendono a giocare e, diversamente da come aveva pensato, Manuel ci sa proprio fare con i bambini, li mette a loro agio ed è scherzoso. Da come si comporta a scuola non avrebbe mai immaginato una cosa del genere.

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