- 4 -

1.3K 96 62
                                    

Quella mattina a casa di Brando ancora dormono tutti quindi Manuel, che era rimasto a dormire lì, e l'amico preferiscono spostarsi fuori in cortile per fare colazione.

«Me ne giri una anche a me? Intanto prendo qualcosa da sgranocchia.»

Manuel accenna un col capo e si lascia cadere sul dondolo. Raccatta poi una cartina e vi deposita del tabacco, inumidisce una parte della superficie quasi trasparente con la lingua e chiude il tutto facendo rotolare l'oggetto tra le due dita.

Non appena alza lo sguardo incontra quello della ragazza con cui si era preso alla festa: lei é l'amica di Simone - pensa.

«Che ce fai qua?»
«Buongiorno anche te.»
«So seria, che ce fai qua de prima mattina?»

«Potrei chiederti la stessa cosa.» Brando arriva alle sue spalle e le allaccia un braccio intorno alla spalla, nell'altra mano ha una crostata -la sua- riposta ordinatamente su un piatto.

«Per mia sfortuna m'è toccato veni qua. -sbuffa- E comunque quella era mia, l'avevo fatta per Jacopo.»

«'L ragazzetto tuo?»
«No, cojone, è il fratellino di Simone.»

«Simone quello che stava co Laura?» domanda Manuel, nuovamente interessato a quella conversazione.

«Seh. Anzi dite pure all'amichetta vostra che se deve stacca da lui, me sembra sia stato chiaro, no? Se davvero tiene a lui dovrebbe lasciallo sta.»

«Lo lascia sta mo, sì, nun te preoccupa. Ma perlomeno te paga pe fa il suo difensore?»

«Simo nun c'ha bisogno che sia io a difenderlo, è grande e sa farlo da solo. -prende una fetta di crostata e l'addetta- Detto ciò, è mio amico quindi me piace sape che sta tranquillo. Posso anda o devi continua a fa l'inquisizione?»

Brando allora scuote le spalle e «tra mezz'ora partiamo, c'ha la macchina Manuel.» biascica.

«E devo venire con voi?»
«Me sa che è più comodo così dato che c'hai ginnastica e quel borsone è enorme.»

Passo falso. Manuel si è appena tirato la zappa sui piedi da solo.

«E che ne sai te che oggi c'ho ginnastica io?» Chicca incrocia le braccia al petto.

«Ne 'a squadra mia de calcio ce sta Elia, è 'n classe tua, no?»

Lei annuisce e, senza aggiungere nient'altro, rientra in casa per prepararsi ed essere pronta da lì a trenta minuti dopo.

«L'hai presa seriamente sta cosa, eh.» ghigna Brando non appena la ragazza è scomparsa dai dintorni, onde evitare di essere sentito.

«Certo. O se gioca pe' vince o non se gioca proprio.»
«Giusto Manuè. Noi intanto abbiamo pensato a cosa farti fare come penitenza se te tiri indietro.»

Al che Manuel schiude le labbra per dimostrare il suo stupore riguardo la velocità con cui stavano andando le cose.

«E se pole sape?»
«Guarda che è cattivella.»
«Dimme.»

«Gli devi scrive a Simone tutta la verità. -sgancia la bomba- Quindi che abbiamo scommesso pe sape se ci sarebbe stato con te dopo che ha scaricato Laura senza dì niente e che te lo saresti dovuto porta a letto.»

«Siete de bastardi, zi.»
«È mera curiosità.»

«Mo fa pure l'acculturato, -gli tira una gomitata- ma state zitto. Non ce stai più co coso? Com'è che se chiamava?»

«Fabio, certo che sto ancora insieme.»
«E quindi che te frega de Simone?»

Al che, sul volto di Brando, si forma un sorriso per niente benevolo. «Nun me dire che c'hai paura de innamorarte de quello, bello è bello ma è piccoletto, Manuè.»

In gola gli si forma una specie di groppo che rende impossibile respirare - probabilmente si è reso conto di quanto sia meschino quel piano o, semplicemente, ha paura di perdere lasciando trasalire il suo lato umano.

«T'ho detto che la vinco sta scommessa. -punta le mani al tavolo e si alza- Mi s'è chiuso 'o stomaco, magnatela te quella fetta de crostata. Vado a vestirmi.»

Così sale su, con il capo colmo di problemi e cinque ore frontali che lo attendono.

Apre whatsapp e non vede risposta dalla madre - sono tre giorni che prova a contattarla ma non riceve risposta.

Se n'è andata a fare la bella vita al Cairo, per due settimane, con il nuovo compagno, lasciando lui e i gemellini a casa con la babysitter e, sporadicamente, le visite di sua zia Anita.

È molto più legato a lei che a chiunque altro; è una donna giovane, con la mentalità aperta ed un cuore immenso. Fin da quando è piccolo, Manuel, passa molto più tempo a casa sua che nella villa dove ha la residenza.

È un po' abbandonato a sé stesso, in tutti i sensi, tant'è che nemmeno il suo gruppo di amici lo può considerare tale: durante lo scambio si saranno sentiti massimo una decina di volte.

Il proprio padre non sapeva chi fosse, probabilmente nemmeno sua mamma lo ricordava - Manuel era arrivato troppo presto nella vita di Elisabetta, aveva solamente diciotto anni quando quel frugoletto, dalla pelle non troppo chiara, aveva fatto ingresso nei suoi giorni, cambiandoli per sempre.

Era cresciuto coi nonni, con la zia, le tate e gli allenamenti pomeridiani. Il calcio era l'unica cosa che non l'aveva mai abbandonato quindi lui era pronto a consacrarvi tutto l'impegno e la dedizione possibili.

Manuel ha avuto come unica compagnia, sempre e solo, sé stesso quindi nessuno può biasimarlo se è uscito fuori con un carattere del genere ed una personalità assai complessa.

Necessitava più amore, come una piantina lo fa con l'acqua, ma la vita non l'aveva mai dirottato in questa via.

«Ma che stai a di Simò, ma prendi in giro.» la voce di Chicca risuona cristallina all'interno del bagno. Manuel allora tende l'orecchio e si predispone per sentire - essere impiccione rientra nella sua natura, purtroppo.

«Mazza, mo ce diventi pure amico. -fa una pausa lasciando parlare dall'altro capo del telefono- Me pare tutto fumo e niente arrosto questo Simò, sta a dormi qua da Brando e me pare molto sulle sue.»

Ah, il pischelletto già aveva alzato le bandiere con l'amica, perfetto: stava andando tutto secondo i piani.

Due o tre paroline carine, finto interesse volto a comprendere i problemi altrui, i racconti tragici della sua vita da povero ragazzetto solo per concludere con una festa dove tutto è un po' promiscuo e la confusione è tale da non far ragionare bene.

Tac. Avrebbe vinto la scommessa e gli altri non si sarebbero più azzardati a fare gli sbruffoni.

Entra nella camera dell'amico e inizia a vestirsi - oggi niente camicia o robe strane, c'è bisogno di un look più casul per far abboccare Simone. Quindi opta per il pantalone scuro con sopra la t-shirt della scuola e la felpa sulle spalle.

Mocassini ai piedi, due spruzzi di profumo e sistema veloce i capelli: è pronto.

Si trascina fuori e butta tutte le sue cose nel bagagliaio dell'auto. Si fruga in tasca e porta una sigaretta alle labbra.

«Zi v'aspetto qua che almeno fumo.»
«Dieci minuti e ce siamo.»

Manuel annuisce e fa un tiro.

Prima di entrare avrebbe dovuto vedersi con Simone e fissare per le ripetizioni - le quali erano solo il pretesto per iniziare a vederlo e far ingranare il piano.

Forse il pomeriggio seguente poteva essere adatto: il corvino sarebbe salito a casa sua e si sarebbero potuti conoscere, mica potevano far lezione senza conoscersi - pensa.

Così avrebbe snocciolato una serie di fatti per mandare in corto circuito Simone; essere un bravo ragazzo non rientrava nel suo DNA, o così voleva ostentare, però, nel far perdere agli altri la testa per sé, non aveva avuto mai troppe difficoltà.

Anzi, nessuna.

E questa sarebbe stata una delle tante.

Math Error! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora