Capitolo 19. Rose

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19.
 
Chiudo la porta silenziosamente e faccio qualche passo avanti prima di appoggiare la fronte al muro davanti alla sua camera e fare un grosso e respiro.

Mi sono addormentata accanto a lui, cazzo! Merda! Perché l'ho fatto?

Ho dormito qualche ora prima di sentire un calore poco famigliare attorno al corpo. Mi ha abbracciata, stretta al suo petto e infilato la testa tra le mie tette, avrei riso se non fossi stata così confusa e terrorizzata. Ero terrorizzata, perché il mio corpo si lamentava mentre mi tiravo su, scivolavo via dalle sue braccia e dal suo corpo nudo e mi rivestivo e pulivo - non gli ho permesso di farlo, ho voluto sentire il suo orgasmo scivolare via da me e mi è piaciuto così tanto... Merda, che problemi ho?

Sento male ovunque, cazzo. Mi infilo le scarpe e cerco di calmarmi mentre scendo delle scale, diretta alla mia stanza. Sono arrossata, non ho guardato neanche quali segni ho sul corpo ma mi pare di aver visto dei lividi sui fianchi. Sento il mio sesso in fiamme ogni volta che muovo un passo, dovuto sia alla forza della penetrazione che da quanto era grosso quel cazzo - Merlino! Mi sentirò piacevolmente tirata per tutta la giornata.

Mi sono lasciata andare più del solito, con lui, questa sera. Ho lasciato che avesse il controllo, l'ho pregato di averlo, ho lasciato che mi distruggesse, mi tirasse a sé. Ora, voglio le sue mani addosso ancora.

Devo smetterla di pensarlo, devo ritrovare il controllo, pensare al piano. Ho un piano da attuare, non posso perdere il lume della ragione per un'ottima scopata.

"Rose?" Una voce gentile mi fa alzare la testa di scatto. Vedo dei capelli biondi e due occhi scuri. "Tutto bene?"

Mi ci vuole veramente poco per capire cosa fare. Singhiozzo e corro verso Zelda, la abbraccio e stringo le mani sul tessuto leggero del suo pigiama. Singhiozzo ancora, le lacrime che verso scivolano lungo le mie guance e sul suo collo. La bionda, per un momento, sta ferma, rigida, poi ricambia l'abbraccio. Mi tiene contro di sé e mi accarezza i capelli.

Piango ancora quando la lascio. "Scusa" mormoro abbassando la testa. Lei appoggia le mani sulle mie spalle e mi guarda attenta.

"Stai bene? Cosa è successo?"

"Scusa" mormoro ancora, fingo un singhiozzo. "Scusami"

"Ma di cosa?" Chiede gentile. "Stai bene? Sembri pallida. Vieni" mi afferra una mano e mi porta con sé nella sua stanza, qualche porta di distanza.

Mi asciugo le lacrime con la manica della divisa, mi ferisce le guance ma non mi importa. "Scusa" mormoro ancora. Lei sorride e mi fa sedere sul lettino, si accomoda al mio fianco e mi stringe una mano tra le sue.

"Cosa è successo?" Chiede dolcemente. "Perché non eri nella tua stanza?"

"Ho fatto un incubo" tengo gli occhi bassi. "E ho avuto un attacco di panico. Ho tentato di andare da Scorpius ma mi hai trovata prima" singhiozzo leggermente.

"Se vuoi parlarne... stavo tornando dal bagno" dice gentile.

Sai di cosa ho bisogno Zelda? Di una distrazione da quello che è accaduto tre ore fa.

Alzo la testa e la guardo. Lei porta una mano alla mia guancia destra e mi scaccia alcune lacrime. Fingo di farlo di impulso, di non pensare, mentre le afferro il polso e la tiro a me. La ragazza rimane bloccata quando appoggio le labbra sulle sue, paralizzata fino a quando non mi stacco di fretta, recitando bene la mia parte. "Scusa, scusa, volevo solo una distrazione, non so se tu..." Non c'è bisogno di finire la frase, la donna mi tira a sé e mi bacia, ancora.

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