Capitolo 20. Scorpius

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20.

"Devo lavorare" le dico tentando di superarla. Non me lo permette e incrocia le braccia al petto, ferma di fronte a me.

"Puoi farlo domani" afferma sbuffando. "Hai lavorato tutto il giorno, hai bisogno di una pausa" mormora mentre allunga le mani e le appoggia sul mio petto - rabbrividisco quando le sue dita giocano con il tessuto della mia giacca, infilandosi sotto la zip e tirando leggermente la maglia sotto. "Dai dolcezza" arriccia le labbra e si allunga per darmi un bacio sulla guancia, poi sulla mandibola e sul collo, le sue ciglia basse che creano un ombra sulle guance, lo noto solo perchè, Salazar, è bellissima. Tento di rimanere freddo ma non ci riesco troppo a lungo, le circondo la vita con un braccio e la tiro a me, amo la pressione del suo corpo sul mio, il calore che emana e il profumo che mi solletica il naso. "Ho bisogno di te" sussurra sulla mia pelle. Mi lecca il collo, mordendolo con una piccola forza e mi si struscia contro, gemo leggermente e la stringo addosso ancora di più.

"Non lavoro da una settimana Rose, per colpa tua, i miei casi non si risolveranno da soli" Le sue mani si infilano sotto la giacca e la maglia, mi graffia i fianchi con quelle dannate unghie lunghe e fa mugolare. Guardo il corridoio vuoto.

"Scorpius" mormora pregante. Alza gli occhi per guardarmi, le sopracciglia chiare aggrottate in preghiera. "Ti voglio, ora" dice con un tono più deciso.

Sospiro e le afferro un braccio, la tiro con me nella prima stanza che incontriamo, quella utilizzata per storia auror. "Sei un'ingorda" le dico sospirando. Lei ride e alza le spalle, non le importa, mentre le sue mani corrono verso la mia cintura. Non riesco a non pensare a quanto cazzo è magnifica piegata sui miei pantaloni mentre cerca di tirare fuori il mio membro, già mezzo duro da questa scena. "Lascia fare a me" le dico togliendole le mani dalla cinta. Uso tutta la freddezza che possiedo mentre faccio un passo indietro e la guardo dall'alto, sembra innocente, ma so che non lo è affatto. "Togliti i pantaloni e piegati su un banco" le ordino. Lei fa un piccolo gemito fissandomi, le labbra aperte e il corpo che si incarca verso di me - adora prendere questo tipo di ordini, e obbedisce. Mi guarda negli occhi mentre si leva il tessuto dalle gambe e indietreggia verso un banco. Si piega dandomi le spalle, osservo il modo in cui la maglia termica le si alza sulla schiena quando stringe le mani sul bordo del tavolo, il tessuto nero è così stretto al suo busto che mostra benissimo le curve del suo corpo, quella della schiena è quella che mi attrae di più, al momento, inarcata, il culo in aria. "Apri le gambe per me, tesoro"

"Si, signore" dice divertita, mi prende in giro, ma allarga le cosce, quella figa è coperta solo da delle mutande in pizzo bianco così sottili che paiono trasparenti. Ostento un controllo che non ho mentre la guardo.

Con un incantesimo fisso il banco a terra, in modo che non si muova, e mi avvicino a lei. Allungo una mano per posarla sul suo culo, lei inspira con forza e appoggia la fronte sul legno. Faccio piano e veloce quando abbasso i pantaloni e le mutande, il necessario per tirare fuori il mio cazzo. Mi chino per darle un bacio sulla spina dorsale, poco sotto la fine della maglia, Rose si inarca leggermente al tocco e stringe le mani sul piano. "Ingorda" le mormoro. "Ti sei già fatta scopare sei volte questa settimana, eppure non ne hai abbastanza?" Lei geme e scuote la testa.

"Di te? Mai" dice dolcemente. Adoro che nonostante sia lei quella piegata su qualcosa continui a ostentare la sua sicurezza, a credersi colei che domina la situazione, quando è chiaro che non è così.

Le accarezzo una guancia del culo mentre l'altra mano risale lungo il suo corpo e le afferra i capelli con abbastanza forza da farla gemere e ondeggiare i fianchi. "Hai bisogno di me?" Chiedo gelido. Lei geme in risposta. La mano che era sul suo culo corre velocemente alle sue mutande, le sposto rapido ed entro in lei, veloce e duro.

Rose trattiene un urlo, porta una mano sulla mia, tra i suoi capelli, e mi ferisce con le unghie. Le sue dita si stringono alle mie, strette a loro volta sulle sue ciocche ribelli. Sorrido e comincio a muovermi piano dentro di lei. Le sue pareti sono calde e bagnate e abbastanza strette da farmi morire ogni volta che esco e rientro. Lo adoro, adoro i miagolii che escono dalla sua bocca, le unghie smaltate di verde che mi graffiano la mano e il ritmo ondeggiante dei suoi fianchi, mentre cerca di ricevere di più, di accompagnare le mie spinte. "Merlino" mormora stringendomi la mano, ancora tra le sue ciocche. "Più forte" supplica. "Ti prego"

Non cerco più di non farle male, non dopo aver passato una settimana a scoparci a vicenda. Le do quello che ha chiesto.

*

Mi lascio cadere sulla sedia dietro alla mia scrivania. Mi passo le mani sul viso e mi stropiccio gli occhi - sono stanco, esausto.

Sono le due di notte, sono appena sgusciato via dal letto di Rose e non ho resistito, sono dovuto entrare nello studio. Non lavoro a nessun caso da una settimana, la rossa mi prende tutto il tempo che usavo per il lavoro oltre ai cadetti, mi prega di andare con lei, mi intercetta prima che possa entrare in ufficio, mi trascina nella sua stanza o nella mia.

Non riesco a dirle di no. Non voglio dirle di no, rinunciare al suo corpo, ai suoi gemiti e al sesso fantastico che facciamo. Una settimana e mi ha risucchiato nel suo vortice. Penso che, almeno, non ha creato caos, è stata brava e silenziosa, ha legato di più con Nat e il suo gruppo e ha smesso di disobbedire.

Cerco di smettere di pensare a lei e apro l'ultimo cassetto. Tiro fuori il caso sui ribelli e lo appoggio sul ripiano di legno della scrivania. Devo lavorarci, devo trovare del tempo per sfogliarlo e cercare qualcosa che altri non hanno notato.

Ho un dubbio in testa da giorni, mi è venuto in mente mentre guardavo Rose rivestirsi a inizio settimana, e quindi vado diretto verso il giorno della morte di Deva. Apro i fogli e le immagini.

Come è possibile che non l'abbiano uccisa se hanno massacrato gli altri due? Perché è uscita quasi incolume?

Si è rifiutata di testimoniare. Ha urlato contro tutto e tutti, dando la colpa anche a suo zio per la morte di Deva, non ha permesso a nessuno di toccare il corpo di Deva fino a quando non è arrivata sua madre - Hermione è riuscita a farla calmare e allontanare dalla scena. Poi ha passato settimane di silenzio, senza parlare ad anima viva, non ha testimoniato, non si è fatta curare i lividi e le ferite che aveva sul corpo, non ha fatto che odiare il mondo, da allora.

Come mai è tornata allora? Perché ha accettato di tornare a fare l'auror?

Non è mai stata tranquilla, neanche prima della morte di Deva, e non me ne sorprendo. Attacava briga con chiunque dicesse qualcosa che non le piaceva sulla migliore amica, e molto spesso vinceva. Ma dopo la sua morte è peggiorata, prima difendeva la sua amica, ma ora litiga per il puro gusto di litigare, per distruggere qualcuno.

Non capisco perché vuole ancora fare l'auror. Non capisco perché è ancora viva. Non capisco perché crea tutto questo caos.

Devo capirlo. Lo capirò e magari cercherò di aiutarla, magari questo mi porterà alla verità su questo caso.

Heylaaa.

Povero Scorpius, giuro, mi fa morire dal ridere lui che fa questi discorsi mentre sappiamo anche i pensieri di Rose.

Voi che ne pensate? Avete un'idea? Perchè fa quello che fa?

È un capitolo di passaggio ma contiene delle domande fondamentali a cui Scorpius non sa la risposta (e neanche noi, per adesso).

Niente, al prossimo capitolo.

Baci
H

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