Capitolo 22. Scorpius

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22.
 
Rose è strana - la guardo di sottecchi mentre ascolto il ministro fare lezione sulla storia politica babbana inglese. È rimasta silenziosa tutta la mattinata, con la testa bassa, nervosa, lo capisco dalle unghie che sbatte leggera sul banco, seduta accanto a Nat.

Non posso parlarle ora, non con William al mio fianco, quindi la lascio andare, verso la palestra per gli allenamenti.

"Posso ricevere una dimostrazione? Sa, mi alleno anche io, mi piacerebbe combattere con uno dei suoi soldati" William mi parla mentre camminiamo dietro i cadetti.

Lo guardo e annuisco, tranquillo. "Chiederò loro di andarci piano" dico divertito, cercando di dimenticarmi per un attimo del nervosismo di Rose.

"Mi offende, auror Malfoy" l'uomo ride e mi dà una pacca sulla spalla. Non mi piace che mi si tocchi, ma faccio finta di nulla e sorrido leggermente. Questo uomo è loquace e allegro, parla costantemente e ha conquistato tutti i cadetti durante la lezione, tutti tranne Rose, che sembrava così persa, nervosa, irrigidita.

Ride, però, a qualcosa che le dice Nat, di fronte a noi. Il moro le apre la porta e lei entra, allegra, e gli risponde qualcosa. Nat alza le spalle e le accarezza il braccio, camminando poco dietro di lei.

"Il cadetto Ali è molto bravo" gli dico entrando nella palestra dopo di lui. I cadetti sono quasi tutti seduti sul piccolo palco, come ho detto loro di fare due ore fa.

"Per la verità, la signorina Weasley mi piace di più" William mi guarda mentre dice questa frase, gli occhi perspicaci e attenti.

Mi mantengo di ghiaccio mentre annuisco. "Come preferisce" dico, serio. "Glielo chiederò" Anche se preferirei che non combattesse, sembra troppo nervosa per farlo bene.

"È un soldato. Obbedirà e basta" dice l'uomo.

È divertito, alla mano, ma ho la percezione che non sia come sembra, sento come se mi stesse manipolando.
Forse è che sono solo abituato a vedere il marcio in tutti, con questo lavoro. Quindi gli concedo il beneficio del dubbio.

"Ed è così" affermo, gelido. Non gli dirò che Rose è caotica, non c'è bisogno che lo sappia e lei mi obbedirà, non ha motivo per non farlo. "Può accomodarsi" gli indico le panche. "Se non le dispiace sedersi con i cadetti"

L'uomo sorride e alza le spalle. I suoi occhi scorrono da me a qualcosa alle mie spalle. "Assolutamente no" dice allegro. E mi supera per andarsi a sedere nella panca più in basso, accanto a Lina e Lewa.

Sospiro e mi avvicino a Rose, seduta insieme a Nat - lui smette di parlare e mi guarda, anche Rose si gira. "Vieni" afferro un braccio alla rossa. Lei sospira e mi segue.

"Cosa c'è?" Chiede calma. Eppure... le sue spalle sono rigide e non è tranquilla come fa sembrare.

Le stringo il braccio e le accarezzo la pelle lasciata nuda dalla canotta con il pollice. "Cosa ti succede?" Chiedo gentile. Lei distoglie lo sguardo e abbassa leggermente la testa - però, quando torna a guardarmi negli occhi, è la solita Rose.

"Nulla" alza le spalle e fa un sorriso. Fa un piccolo passo avanti, allunga una mano e mi sfiora il petto. "Però posso fingere un malore così mi accompagni in infermeria" sussurra maliziosa. Dà le spalle ai cadetti e a William quindi non ha bisogno di camuffare la sua espressione provocatoria. "Mi piacerebbe piegarmi su uno di quei lettini" si appoggia leggermente a me e mi fa deglutire. Mi mantengo freddo. "Mi manca quel cazzo" stringo i denti, a quanto è rude, insensibile, e le stringo il braccio con più forza, perché adoro quando mi parla così.

Scuoto leggermente la testa e la fisso, gelido. "L'hai avuto ieri sera, o no?" Chiedo alzando le sopracciglia.

Non ho resistito. Ieri ha risposto a tutte le domande di quello stupido gioco quasi senza pensare. La sua intelligenza mi ha terribilmente eccitato e non sono riuscito a resisterle. Non ho lavorato, però l'ho messa a novanta sul divano e fatta venire con la mia lingua, prima di chiederle di cavalcarmi. Ne è valsa la pena, comunque.

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