15 || [-4 giorni e 12. 39. 03 ore] [Cupido & Afrodite]

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Namjoon camminava con il naso immerso nell'iPad che aveva comprato neanche due giorni prima, intento a scrollare paesaggi su paesaggi, intanto che camminava all'interno del suo monastero

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Namjoon camminava con il naso immerso nell'iPad che aveva comprato neanche due giorni prima, intento a scrollare paesaggi su paesaggi, intanto che camminava all'interno del suo monastero.

Stava ancora cercando un luogo dove trasferirsi ma, dopo tutto quel tempo, avevano preso a scarseggiare i luoghi in cui non era mai stato.

«Forse dovrei semplicemente tornarmene su all'Olimpo...» rilasciò un sospiro che aveva un tono amaro. Se fosse tornato a casa, allora Seokjin non l'avrebbe più lasciato stare.

Portò il dito sul pulsante per bloccare l'apparecchio elettrico e, proprio mentre lo pigiò, uno strano gemito gli arrivò alle orecchie.
Alzò il capo di scatto, era già davanti la porta spessa del suo laboratorio, che notò essere socchiusa.
Quel gemito dal tono lussurioso... lo conosceva tanto quanto le sue tasche.

«Ngh...Cazzo!»

Namjoon si sentì congelare. Mille immagini, mille ricordi gli tornarono alla mente come pugnalate alla schiena.
Afrodite ansimante lì nel giaciglio che Efesto aveva costruito con le sue stesse mani.
Ares dietro di lei, che le tirava i capelli e la possedeva con foga.

«Ah...!»

Un ennesimo gemito, accompagnato da sbuffi e ansimi di un'altra persona.
Namjoon sentiva il cuore stringersi di ansimo e ansimo. Non poteva credere che stesse succedendo di nuovo.
Prima nel suo letto, adesso nel suo laboratorio.

Il pugno della mano si strinse tutto insieme, intanto che la rabbia cominciava a montargli furente a partire dall'anima.
Già una volta era rimasto inerme difronte a quell'insulto. Già una volta aveva lasciato correre e aveva permesso ad Afrodite di spezzarlo in mille pezzi.

«DANNATA PUTTANA!!» il suo grido fu tanto immenso da risuonare in tutto il monastero, mentre afferrava la porta e la sbatteva con violenza per aprirla.

Quello che vide però, lo spiazzò ancor più di qualsiasi scena avesse mai potuto immaginare.

C'era Seokjin, sì. E non era solo.
Con lui c'era Hermes. E, osservandoli, Efesto capì all'istante di aver frainteso l'intera situazione.

Entrambi erano aggrappati ad uno dei suoi bauli, uno spingeva e l'altro tirava senza, però, avere molto successo.

«Joonie!» il ragazzo dai capelli viola si illuminò all'istante, alzandosi in piedi per assumere un'espressione quanto più angelica possibile.

Nel movimento, ovviamente, lasciò andare il baule che essendo troppo pesante per il piccolo Hermes, lo fece volare letteralmente con la schiena contro una delle pareti del laboratorio.

Entrambi gli Dèi incavarono la testa nel collo, udendo il tonfo del loro piccolo compagno e il rumore di vetri infranti.

«Hermi...Tutto bene?!» chiese il Dio dai capelli viola, intanto che lo raggiungeva per aiutarlo.
«Va al diavolo Afrodite!» sbottò l'altro a testa in giù, schiaffeggiando la sua mano per scacciarlo via.

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