17 || [-3 giorni e 20. 12. 08 ore]

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Jimin si sentiva confuso

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Jimin si sentiva confuso.
Confuso ma estremamente felice.

Due giorni. Erano due giorni, e anche di più, che Yoongi gli concedeva di fare tutto ciò che voleva.
Beh, non proprio tutto... visto che dopo l'ennesima richiesta di andare in fondo alla via per prendere un caffè, Cupido lo aveva ammonito.

«Non hai detto che hai un esame? Hai davvero tutto questo tempo da perdere a venire qui?» gli aveva chiesto, intanto che chiudeva la serranda dopo che Jimin era corso lì per la seconda pausa dalle sue lezioni di danza della giornata del giorno prima.
La Freccia aveva arricciato le labbra carnose, guardandolo con un lieve broncio «Perché? T-Ti disturbo?»

Yoongi si era issato in piedi, ficcandosi le chiavi della serranda in tasca. I suoi occhi fini si fissarono per qualche attimo in più su quelle belle labbra di quel rosso delicato.
Quando se ne accorse lo distolse all'istante, puntandolo su un lampione poco distante da loro «N-Non è ciò che- emise uno strano suono con la gola, a Jimin ricordò un furetto- solo non vorrei che ti bocciassero per colpa mia, ecco!»

«La coreografia già la so! E senza insegnante primario non c'è molto altro che posso fare! Mi resta solo da ripassare gli appunti di teoria e sono pronto!» lo aveva assicurato lui, saltellandogli davanti come fosse una sorta di pagliaccetto con le molle.

Un pagliaccetto che Yoongi doveva aver trovato carino, visto il modo in cui gli aveva sorriso.
Un sorriso timido, che il corvino aveva coperto subito con la mano, dandogli dello stupido.

Il cuore di Jimin era imploso per la millesima volta davanti quell'espressione che, per assurdo, gli sembrava di aver visto di più in quei pochi giorni che in tutta la sua vita.

E, per tutti gli dèi, Jimin amava quel sorriso.
No, diamine lui amava Yoongi. Tanto che sentiva il suo senno scivolargli via.

E resistere al bisogno di toccarlo, di prenderlo per mano, stava diventando sempre più difficile.

«Sai, se devi solo ripassare, allora potresti farlo qui» al sentire quelle parole la Freccia si era fermata, rimanendo un po' indietro rispetto a Cupido, che infatti si era voltato per continuare a spiegarsi «Così eviti di perdere tempo ad arrivare fino a qui. Visto che mi sembra di intuire che non hai intenzione di smettere»

Un altro battito perso.
E una miriade di farfalle che salirono dal suo stomaco fino al suo viso, che si illuminò di un sorriso immenso.

E quel sorriso, quella confusa felicità che quei piccoli gesti mai avuti gli procuravano erano ancora ben visibili su sul bel viso paffuto.
Era seduto alla scrivania di Yoongi, che gli aveva persino lasciato la sua amata poltrona dicendogli che tanto doveva sistemare dei documenti, e con la penna in bocca lo guardava muoversi tranquillo nell'enorme spazio che era la sua biblioteca. In mano delle pergamene e tutt'intorno a lui i robottini di Hobi, che parlottavano di cose inutili.

Jimin studiò a pieno quella figura esile. Le gambe fini coperte da quei pantaloni a tubino neri e la maglia, dello stesso colore, tanto larga che lui ci ballava dentro.
La pelle bianca, quasi traslucida che gli donava così tanto. E quella pelle lui la bramava come fosse l'essenza stessa dell'ambrosia.

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