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Il laboratorio di Efesto era insolitamente deserto

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Il laboratorio di Efesto era insolitamente deserto. La porta blindata, accuratamente chiusa.

I macchinari ancora erano in funzione. E proprio lì, tra gli sbuffi di fumo, e il frastuono di ferraglia, si celavano altri tipi di suono.

Come quello della pelle sudata che schiocca rumorosa l'una contro l'altra, o gli affanni concitati e affaticati.

<<Mmh...Joonie... Cazzo, sì!>> gemette voglioso Seokjin, mentre continuava ad abbassarsi con vigore sopra la verga pulsante di Namjoon, che oramai era completamente preda degli orgasmi.

<<Ti piace, non è vero? Ti piace questo bel culo, eh? Dillo!>> continuò Afrodite, che intanto guardava dall'alto come il pene di Efesto allargava perfettamente il suo povero muscolo, ormai completamente arrossato e ripieno di liquido caldo.

<<Va al diavolo! Puttana!>> ringhiò in risposta il moro che, però, aveva portato le mani alle natiche perfette dell'altro, per accompagnarlo a dovere nelle spinte.

Finiva sempre così, tra loro due.

Per questo, Namjoon era solito darsela a gambe e sparire dalla circolazione.

Odiava Afrodite...

Odiava il controllo che aveva su di lui...
Il controllo che aveva sul suo povero corpo e la sua mente debole.
Odiava il suo profumo, e il modo in cui lo avvolgeva, eccitandolo ogni istante di più.

Odiava, il fatto che, nonostante tutto ciò che gli aveva fatto, ancora non riuscisse a dimenticarlo.

<<Spingi più forte! Si, mi piace! Più profond- AH!>> gridò di nuovo Jin, mentre inarcava la schiena affondando per l'ultima volta, rilasciando intanto il suo orgasmo.
Sentì il seme di Namjoon riempirlo per la quarta volta, strinse il muscolo, sulla quale aveva un controllo disumano, e continuò a stringerlo e allargarlo contro la lunghezza di Efesto, che ancora era preda del suo climax.

Poi, quando ormai fu completamente pieno, si portò in avanti, ripiegandosi su Namjoon che respirava affannato contro il suo bel viso.
Jin sorrise osservandolo, con una mano andò al suo stomaco, proprio lì dove scivolava il suo sperma caldo e, con le dita, ne prese un po'.
Poi portò la mano sul viso di Namjoon, e con le dita sporche marcò le labbra carnose del suo compagno, costringendo il moro ad aprire la bocca.

<<Ti piace il mio sapore, Joonie?>> chiese, mentre lo costringeva a succhiargli le dita sporche <<Proprio come il mio profumo...Non puoi farne a meno vero, amore?>>

A quella parola, detta in quel modo, Namjoon riprese pieno controllo di sé stesso.
Afferrò all'istante il polso di Afrodite, sfilandosi le sue dita lunghe dalla bocca, prima di allontanarlo malamente da sé << Non azzardarti! Non hai alcun diritto di chiamarmi in quel modo! Dannato bastardo!>> gridò.
Lo guardava con odio e disprezzo. Eppure, un tempo quegli occhi, non avevano avuto nient'altro che amore e adorazione per Afrodite.

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