"L'indice di Jungkook premette il grilletto e il primo proiettile colpì la donna dai lunghi capelli rossi dritto al centro della fronte.
Con uno scatto veloce, Jungkook, mirò all'uomo. Colpendo anche lui.
Sta volta sul retro del capo.
[Bingo!] esc...
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- Il monolocale di Jungkook -
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L'appartamento di Jungkook non era nulla di speciale. Nessuna delle frecce aveva chissà quale ricchezza, andava via tutto in tasse agli dei o in ambrosia. Liquido fondamentale per poter continuare a sopravvivere.
Lo stesso Cupido era praticamente uno squattrinato con uno stipendio statale da bibliotecario. E, voglio dire, lui era un Dio.
Comunque, Jungkook non se la passava male. Stiamo pur sempre parlando del centro di Seul.
Era un monolocale moderno. La cucina era piccola, giusta per una persona, ma fornita di ogni confort. La camera da letto era separata dal soggiorno solo da una finestrata in vetro, davanti la quale Jungkook aveva posto un divano bianco. La televisione, invece, era tra quelle più moderne e costose. Arricchita di console per giocare.
Jungkook adorava giocare ai videogiochi, lì riteneva l'invenzione più innovativa degli umani. Quindi tutti i suoi soldi andavano principalmente in quelli o in elettronica, che serviva per stare a passo con le nuove uscite.
Infondo, Jungkook, non aveva neanche più il mutuo di cui preoccuparsi.
Non aveva un balcone, solo finestre a scorrimento, che si affacciavano lungo il fiume Han.
Quando lavorava, lasciava le finestre aperte, così da poter rientrare senza il bisogno di passare per l'entrata. Così, tanto per star sicuro che nessuno lo notasse.
Quella sera non fu diverso. Atterrò sulla soglia della finestra, retrasse le ali e prima di entrare si levò le scarpe. Non esisteva che sporcasse il pavimento di terriccio, non dopo che aveva passato l'intero pomeriggio a ripulire.
Poggiò il piede sul pavimento e si bloccò. C'era qualcosa che non andava.
Qualcuno era dentro casa sua. Jungkook vedeva la luce bluastra della televisione alla fine del corridoio.
Entrò silenzioso poggiando, nell'armadio in legno nero accanto la finestra, il borsone con il fucile e i proiettili speciali. Non era quello il suo posto ma, al momento, non aveva modo di sistemarlo.
