0.2 Pyxis

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"Quando scende la sera, il ricordo di te diventa sempre più opprimente

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"Quando scende la sera, il ricordo di te diventa sempre più opprimente.
Annego."
BeaSos95

La sensazione di non riuscire a respirare era orribile.
Si dice che sia la cosa più dolorosa che un essere umano possa mai provare perché coinvolge non solo il corpo ma anche la mente.
Ogni più piccola terminazione nervosa che ci appartiene, viene sottoposta alla pressione di non avere più ossigeno.

Un corpo senza ossigeno non può vivere.
Ogni tot di tempo, il corpo umano ha bisogno di incamerare ossigeno in modo che le cellule possano produrre energia e possano quindi far funzionare i tessuti e gli organi.
Il nostro corpo è talmente geniale che, anche in condizioni sfavorevoli, si assicura che costantemente arrivi ossigeno in tutto il corpo.
Senza se e senza ma.

Il corpo umano è davvero affascinante e complesso.
Un enorme complesso di organi, tessuti, cellule, fibre, nervi e muscoli. Ogni angolo equivale ad una scoperta non conosciuta, ogni parete un posto inesplorato.

Moon lo sentiva sempre troppo pesante il suo, di corpo.
Lo sentiva vuoto ma pesante, come se fosse riempito di tanti massi e pietre ingombranti che lei però non riusciva a sentire.
Per quello tratteneva il respiro a volte, per sentire nuovamente la presenza del suo stesso corpo.

Dal momento in cui apriva la bocca per prendere l'ultima boccata d'ossigeno per un paio di minuti, si sentiva già meglio.
Si immaginava che tanti piccoli ometti rossi iniziassero a correre dentro il suo corpo, dando l'allarme per la mancanza prolungata di ossigeno.
Pensava che essi dicessero: "oh no, lo sta facendo di nuovo. Preparatevi."

Era buffo e ironico, la faceva quasi ridere quel piccolo teatrino che si disegnava nella mente.
I piccoli ometti correvano da una parte all'altra, dandosi ordini ben precisi per tenere stabile ogni organo e ogni tessuto mentre Moon tratteneva ancora il fiato.

Fino a quando non sentiva i sensi venire meno.
La testa scoppiava di dolore ma era leggera come un palloncino, le meningi si spremevano alla ricerca disperata di ossigeno.
Gli occhi lacrimavano incessantemente, le gambe tremavano e le dita si intorpidivano.
Però lo sentiva.

Moon si sentiva di nuovo viva in quel modo. Sentiva che il suo corpo c'era ancora, che la sua stessa vita era ancora lì, presente e addirittura lottava per restare tale.
E Moon si dispiaceva. Si mortificava per non riuscire mai a fare qualcosa di concreto per cambiare la sua misera esistenza.

Quindi riapriva la bocca e inalava quanta più aria possibile, crollando seduta per terra senza più forze.
Ringraziava gli ometti colorati per averla tenuta in vita anche quella volta e poi osservava il cielo stellato, chiedendosi se prima o poi sarebbe diventata anche lei una stella luminosa.

Moon/ Kim SeokjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora