Chang Moon è nata sotto una buona stella, come le diceva sempre sua madre. Fin da sempre appassionata di astronomia e fotografia, il suo sogno più grande sembra essersi realizzato quando è diventata un'astrofotografa.
Come la velocità a cui viaggia...
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"Non esiste né luogo né tempo in cui io non mi perderei con te" BeaSos95
Si diceva che il tempo curava ogni ferita.
Lo scorrere inesorabile del tempo, avrebbe risanato le radici malate di una persona e le avrebbe fatte rigermogliare di nuovo, donandole una nuova anima.
Più forte, più vigorosa e meno scalfita dal dolore.
Moon non ci credeva poi così tanto. Non dopo tutto quello che aveva passato e che ancora continuava a vivere ogni giorno.
L'assenza di suo padre la tormentava ogni notte, quando guardava la sua amata Luna. Il rammarico per non aver goduto della sua presenza per il giusto tempo, le spezzava il cuore. Pensare che suo padre, la persona che più l'aveva amata al mondo, non l'aveva vista crescere, diplomarsi e che non l'avrebbe neanche vista laurearsi, innamorarsi, avere dei figli forse.
Vedere sua madre spaccarsi la schiena ogni giorno, dividendosi tra mille lavori per darle un tetto sotto cui dormire, del cibo tavolo, dell'acqua tiepida per lavarsi. Tutte conseguenze del fatto che lui non c'era più. Suo padre era volato via, tra le stelle, e non sarebbe più tornato.
Moon sentiva ancora quell'abuso sul suo corpo. Lo sentiva scavarle la mente come un verme schifoso, infettando ogni più piccola parte del suo cervello ma soprattutto, la memoria. E, con immenso ribrezzo, sapeva che il tempo non sarebbe servito a niente neanche quella volta.
Il ricordo di quell'uomo, del suo odore vomitevole, del suo primo bacio rubato da quell'essere, non sarebbe mai andato via. Sperava che si sarebbe affievolito e che ci avrebbe pensato di meno e soprattutto, sperava che non avrebbe lasciato cicatrici evidenti sul suo corpo.
L'acqua che cadeva sul suo corpo, era bollente. Tanto che la sua pelle bruciava, scottava come se fosse all'Inferno. Ogni minuto che passava sotto di essa, diventava sempre più rossa. Anche le ferite sulla schiena, sfrigolavano in maniera fastidiosa e il labbro le doleva.
Quell'uomo l'aveva morsa o forse lei stessa si era morsicata nel tentativo di allontanarlo da lei. Non aveva mai fatto una doccia così calda in vita sua. Era un piacere e un dolore al tempo stesso ma quando il dolore divenne troppo insopportabile, girò la manopola, ritraendosi dal getto.
Scostò di poco la tenda, accertandosi che Seokjin non fosse nelle vicinanze prima di uscire dalla doccia e avvolgersi un asciugamano pulito intorno al corpo. Guardò dubbiosa la porta rotta abbandonata per terra e sospirò.
Ogni più piccola reazione di Seokjin, era per lei un enorme enigma. Non capiva i suoi comportamenti nei suoi confronti, non capiva come realmente era e come si approcciava alla sua vita.