11.2 Reticulum

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"Cristo, non lo sapevo più nemmeno io cosa avevo intenzione di fare

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"Cristo, non lo sapevo più nemmeno io cosa avevo intenzione di fare. Volevo lasciarla da sola. Volevo dimenticarla. Ma poi non ci riuscivo. Forse non desideravo altro che trattenere il fiato e respirare il suo odore fino a dimenticarmi chi ero."
Penelope Douglas

La tempesta non aveva accennato a smettere.
Aveva continuato a prendere a violenti pugni il cielo per tutta la notte.

E qualcun altro, in quella notte tormentata, avrebbe voluto essere preso a pugni.
Seokjin.

Il suo corpo, la sua mente e il suo spirito erano divisi in due e ormai non c'era più nessun dubbio sul fatto che quello strano uomo in bianco con l'aura celestiale intorno, fosse entrato dentro di lui in qualche modo.

Aveva sentito esplodere la sua essenza quando Moon l'aveva baciato.
Aveva detto che era destino, che non doveva ribellarsi ad esso ma che si sarebbe dovuto lasciar andare.
Come poteva essere destino che una ragazzina come Moon finisse nelle mani di un lupo cattivo come lui?

Lui non era fatto per le relazioni, per l'amore, per le attenzioni. Lui era egoista, pensava solo a sé stesso e non sarebbe mai riuscito a stare dietro ad una come Moon.
Lei era giovanile, fresca, aveva un bisogno continuo di attenzioni per sentirsi bene e al sicuro, aveva bisogno di coccole e nonostante lui volesse dargliele, non era sicuro che sarebbe riuscito a farlo per un tempo prolungato.

Non ci stava più capendo nulla di quella storia.
Doveva scoprire chi era quell'uomo e come fosse possibile che riuscisse a muoverlo come una marionetta a proprio piacimento.
Perché quello aveva fatto.

Quando aveva provato ad allontanarsi dalla bocca di Moon, lui l'aveva riportato su di essa, pregandolo di non smettere.
A Seokjin era quasi parso di sentire un nome sussurrato: Selene.
Chi era Selene e soprattutto perché l'uomo l'aveva detto?

Però non aveva smesso.
Non si erano dati un attimo di pace.

Dopo aver quasi distrutto il giradischi vintage del 1932, Seokjin aveva ripreso Moon in braccio e l'aveva condotta nel suo letto.
L'aria era bollente, satura di respiri densi, parole spezzate e schiocchi indistinti di baci rubati.

Moon non sapeva quasi più dove avesse la testa, tanto era leggera e vuota. Totalmente priva di pensieri, come mai le era capitato.
Stare tra le braccia di Seokjin, era una sensazione paradisiaca che già aveva provato ma quello che stavano facendo quella notte, andava ben oltre.

Ancora non si capacitava di come avesse trovato il coraggio di baciarlo per prima, prendere l'iniziativa e poi di tenerselo stretto addosso per non farlo scappare.
Dovette ammettere a sé stessa che lo voleva. Lo voleva in modo viscerale, intimo e profondo e nella sua testa, a primo acchito, suonò tutto così imbarazzante.

Moon/ Kim SeokjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora