-CAPITOLO 1: LE MIE SOLITE GIORNATE-

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"Luke è ora." Mi dice mia mamma con la sua voce dolce.

Sono le 6:00 del mattino e ,come al solito, non ho dormito. Mi alzo dal letto e subito mi guardo allo specchio ( vicino al mio letto). Non perché io sia vanitoso del mio corpo, anzi, mi piacerebbe essere più spesso.

Sono alto 1,84 cm per 65 kg. Ho i capelli lunghi castani come il mio colore degli occhi. Porto gli occhiali per colpa della miopia, essi sono di colore blu. Mi reputo una persona per bene, so di essere gentile e, per alcuni anche simpatico.

Prendo i vestiti sulla sedia ,vicino allo specchio, che avevo preparato ieri da indossare oggi. Non sono uno che abbina i colori o cose del genere, infatti indosso maglia della Air Jordan nera, i pantaloni di colore blu ed una felpa leggera di colore verde.

" Luke la colazione." Urla mia mamma mentre che io finisco di vestirmi.

" Ok." Rispondo.

Guardo ,sulla maniglia della porta d'ingresso nella mia camera, il calendario. So che sembro pazzo ,però, facendo così ricordarmi e vedere sempre il numero del giorno, mese o l'anno.

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Finito di mangiare la colazione a base di latte e biscotti, prendo il mio zaino di scuola, saluto tutti ed esco di casa.

" Siamo davanti a casa tua" dice il messaggio che ho ricevuto da Jack, uno dei miei migliori amici.

Jack ed il suo fratello gemello, Ector, sono proprio davanti alla porta della recinzione sull'uscio di casa mia.

"Ciao ragà. Come state?" Chiedo, sorridendo.

" Spiritoso... Ci siamo visti solo ieri." Dice Ector ironicamente ed io scoppio in una breve risata.

" Comunque tutto bene." Risponde Jack.

" Sono contento per voi."

" Tu come te la passi ? E con Rachel ? Non vorrei farmi gli affari tuoi, solo per capire come stai."

" Come al solito... Sentimentalmente una merd*... L 'unica cosa che posso fare è andare avanti." Dico franco a Jack. " E con Rachel... Non so manco come va. Vi ricordate quel fatto che mi aveva detto che siamo amici? Ecco... Tutto lì. Non penso che quello che c'è stato sia amore. Sono io il problema, ed ho troppi problemi." Continuo e mi sento abbattuto per aver detto la verità riguardo ai fatti.

"Si... Va bene. Era una cotta da bambino e non ci posso fare niente se il mio destino è cambiato perché una stupida coppia di ladri mi ha rapito." Dico alzando un pò la voce.

" Lo sapete anche voi che fino adesso ho provato a togliermi la vita due volte?" Chiedo imbarazzato.

" Mica ti sei suicidato una volta sola, ed è accaduto tre anni fa? Della seconda noi non ne sappiamo nulla!" Mi chiede Ector intimandomi di parlarne.

" Settimana scorsa... Fu l'ultima volta.. Quella del laccio di scarpe e del deodorante spray? " Chiedo perché il mio cervello mi dice che glielo avevo detto settimana scorsa.

" Ti ripeto Luke che non ne sappiamo nulla. Come facciamo a saperlo se tu non ce lo dici?"

" Si scusami... Mi era sembrato di avervelo detto." Dico in imbarazzo.

" Ora ci racconti... Magari possiamo aiutarti..."

" Tutto è successo per colpa dei miei ricordi quando fui rapito. Era notte fonda quando accadde . Prima mi legarono le mani con una corda spessa e poi mi misero dentro al loro furgone di colore giallo. Quando loro partirono vidi mia madre e mio padre correrci dietro per qualche metro. Io cercai di liberarmi dalla corda, senza riuscirci. Iniziai a tirare i calci allo sportello posteriore del furgone per provare a scappare, facendo un gran casino. Non ci riuscì, in cambio però il ladro al volante disse qualcosa. Non lo sentii per il rumore che faceva il mezzo quando si muoveva. Lui si fermò in una piccola vietta e con la sua voce grossa. (Son sicuro fosse maschile.) Disse alla fidanzata o moglie di farmi tacere. Allora lei aprì lo sportello e mi tirò uno schiaffone in faccia sulla mia guancia destra, facendomi sbattere la testa contro la parete del furgone. Allora urlai dal dolore per richiamare l'attenzione di qualche cittadino. Dagli schiaffi passò ai pugni, smisi di urlare quando mi tirò la pistola di metallo dietro la nuca. Urlavo però non avevo più voce e scoppiai a piangere e lei mi mise lo scotch, quello da cantiere nero ,sulla bocca. Mi strinse forte e fece più di un giro. Non riuscivo a respirare. Quando chiuse lo sportello mi sentiii la testa pesante e mi sdraiai in posizione supina. La testa mi faceva male e nella parte posteriore della nuca sanguinavo. Poi all'improvviso svenii. Mi ritrovai disteso al buio ,a pancia in giù, sul pavimento della cantina . Non sapevo dove mi trovavo, ricordavo poco nulla di quello che mi era accaduto. Sapevo solo che ero lontano dalla mia familglia contro la mia volontà. Avevo dolori ovunque, potevo muovermi limitatamente perché avevo legate sia braccia che gambe ed ogni tanto venivo pestato a sangue".

" Che merd* Luke" risponde Ector.

" Ho provato a suicidarmi mettendomi il deodorante spray nel naso e nella bocca. Ho sofferto molto però questa mattina mi sono svegliato come se fosse stato tutto normale. Certo sono tutt'ora affaticato e mi fanno malissimo i polmoni. Nella notte ho sognato qualcuno parlarmi, non so chi fosse, ho ricordi sfumati di questo ricordo. Mi disse di resistere e che avrei incontrato l'amore della mia vita."

" Cosa ?? Ti è successo davvero ?" Mi chiede Ector.

" Si, ve lo giuro sul mio passato" Rispondo.

Tutti e tre ci sedemmo in silenzio sulla panchina della fermata del bus aspettando di arrivare a scuola.

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Arrivati a scuola, manco tempo di aprirsi la porta d'entrata (ed uscita) del mezzo che ritrovo , di fronte a me,un omone alto 2,10 metri e passa, pesa circa 180 kg. Vengo preso dal colletto della mia felpa e scaraventato a terra da lui. Lui è Drave, il miglior amico di Thomas, ed è il bullo di Phoenix. Ha la fedina penale sporca ed ha a suo carico denunce per risse aggravate da futili motivi. Non si è mai stato spinto ad uccidere qualcuno. Si è fatto due anni in carcere e dovrebbe essere al terzo anno d'università, però è ancora fermo al primo .

" Allora sei figo!" dico urlandogli in faccia. Sono stanco che tutte le mattine faccia sempre la stessa cosa.

" Oh hai finito! Ca**o." Dice un ragazzo molto alto, capelli neri corti ed occhi castani, sui 2,05 metri per circa 100 kg.

Drave , solo a vederlo, mi minaccia dicendomi " Non è finita qui."

Il ragazzo di 2 metri fa parte dei miei amici e si chiama Paul. Gioca nella squadra dell'università ( gioca con me e Jack) da ala grande. Lui è all'ultimo anno. La prima volta che c' incontrammo fu ad inizio anno scolastico ( non tanti mesi fa), all'interno dello spogliatoio quando noi matricole conoscemmo i compagni di squadra. Mi trovai subito bene in sua compagnia.

" So già che oggi sarà la solita giornata di mer*a." Dico ai miei amici mentre spero di sbagliarmi. La campanella suona e ci apprestiamo ad entrare a scuola.


By Linelux

L' AMORE INDISTRUTTIBILE- By LineluxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora