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Si stava mordicchiando le unghie da un po', ma non riusciva a smettere

Il tempo passava, Minho era sempre più giù di morale per sua nonna e jisung non aveva idea di cosa regalargli per Natale per fargli provare anche solo un attimo di felicità

Faceva male vederlo camminare come uno zombie per l'appartamento, spesso e volentieri saltava i pasti e se mangiava era qualcosa di piccolo per poi chiudersi nella stanza di jisung -che era diventata la sua ormai - e uscirne solo per andare in bagno e per andare alla casa di riposo

Era un continuo ciclo, e i due neanche comunicavano più di tanto

Il più delle volte era jisung a cercare una conversazione e Minho che rispondeva a monosillabi

Jisung era preoccupato, e non poco

Spesso si assicurava che il maggiore stesse bene controllandolo di nascosto

Dallo sbirciare dalla porta che stesse dormendo all' aggiungere un pizzico di riso in più nel suo piatto quando stavano mangiando e il maggiore era distratto

Non finiva mai un piatto, ma almeno jisung provava a convincerlo

Finiva con Minho che si alzava da tavola e si chiudeva in camera, ma quella era un altra storia

Incroció le gambe, decidendo di dare pace al suo povero indice prima che finisse per mordicchiare l'intera unghia

Era notte fonda e Minho aveva saltato la cena, di nuovo.

Era uscito per andare da sua nonna quel pomeriggio poco dopo pranzo, e jisung tornò a casa da lavoro in un appartamento freddo senza l'ombra del maggiore

Neanche un messaggio

Minho si era distaccato, affrontando la situazione da solo

Ma lo stava distruggendo, era piuttosto ovvio

Però, allo stesso tempo, non voleva saperne di parlare al minore come fece giorni prima, non pianse più tra le sue braccia come quel giorno

Forse era il nomignolo che scivolò dalla bocca del biondo, ma non sembrò avere una reazione quando lo sentì

Jisung ricorda come quella sera si addormentarono abbracciati -per la seconda volta- e di come il maggiore stringeva il tessuto della sua maglia il mattino seguente, con le gambe legate attorno al suo busto

Quel mattino si sentiva così bene che ignorò le sue gambe indolenzite e si addormentò di nuovo, svegliandosi però in un divano freddo, da solo

E da quel momento Minho era diventato un iceberg

All'inizio non voleva darci tanto peso, ma col passare dei giorni la cosa ha iniziato ad avere una morsa su di lui

Le piccole interazioni e i lievi sorrisi si erano trasformati in sguardi di sfuggita e il continuo scappare del maggiore appena il biondo apriva bocca

Jisung sospirò, controllando l'orario dall'orologio digitale sotto il televisore

3:45 del mattino

Non riuscendo più a stare seduto nell'attesa che il sonno lo prendesse con sé, si alzò dal divano letto, camminando verso la sua stanza -quella di Minho - stando attento a non far rumore

Posò l'orecchio alla porta, controllando se fosse sveglio

Non sentendo nessun rumore, mise la mano tremante sulla maniglia, abbassandola lentamente tirando un sospiro di sollievo quando non cigolò

Aprì la porta quanto bastasse per far passare la testa, posando lo sguardo sulla figura stesa sotto le coperte

Minho aveva gli occhi chiusi, l'abat-jour dimenticata accesa che illuminava il suo viso con i solchi delle ormai asciutte lacrime ancora sul viso

Si sarà addormentato piangendo?

Aprì ancora di più la porta, entrando nella stanza in punta di piedi e avvicinandosi al letto

Stava dormendo steso a pancia in su, le mani sullo stomaco e la coperta poco più giù di esse

Jisung lo scrutò, percependo dalla sua figura dormiente la stanchezza e il dolore che il maggiore provava in quel periodo pessimo

Si fermò una volta giunto accanto al letto, accovacciandosi quanto bastasse per arrivare allo stesso livello di Minho e osservarlo con sguardo triste

Quasi si sentiva in colpa per trovarlo bello anche in questo stato

Si morse il labbro, non riuscendo a resistere e allungando una mano per accarezzargli il capo

Improvvisamente iniziò a vedere appannato, colpa delle lacrime che dal nulla gli bagnarono gli occhi

Morse più forte sul suo labbro, lasciando che la sua mano rimanesse sulle ciocche argento

« perché non mi parli più? »

Disse con un filo di voce, una lacrima scese lungo il suo viso

« hai tanta paura di rimanere da solo però non vuoi nemmeno che io ti aiuti ad affrontare questa situazione »

Si asciugò la guancia

« fa male »

Fa male vederti così e non poter fare niente

Fa male sentirti distante

Fa male pensare che non ti fidi di me

Non volendo rischiare di svegliarlo si alzò, spegnendo l'abat-jour e camminando fuori dalla stanza nello stesso modo in cui era entrato, chiudendo lentamente la porta dietro di sé

Si stese sul divano letto, guardando il tetto mentre le lacrime continuavano a scorrere

Non voleva piangere, almeno non adesso

Era notte fonda e rischiava di svegliare Minho, ultima cosa che voleva

L'altro giorno era quasi scoppiato a piangere a lavoro, quando un bambino si presentò davanti a lui dicendogli di aver chiamato il suo polpo-  fatto durante l'attività di laboratorio - MinMin

I ragazzi decisero di farlo andare fuori giusto per farlo riprendere un attimo

Quel povero bambino si scusó in ginocchio convinto di aver fatto qualcosa di male quando il biondo tornò, e jisung lo rassicurò dicendogli che non era colpa sua e dandogli una caramella come garanzia

Però jisung non si riprese

Semmai peggioró

Odiava il modo in cui il maggiore fosse distante

Eppure era sotto il suo stesso tetto

Così vicini ma così distanti che faceva male

La situazione stava logorando sia Minho che Jisung

Ed entrambi non sapevano quanto avrebbero retto

Alone ◇ MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora