Children Of Myths, Atto Primo: Scozia

Fìor Tobar Beinne

Allo spuntare del sole di una mattina di primavera, il canto del gallo svegliò un paio di ragazze dai capelli rossi e ricci, che si alzarono e si presero il tempo per lavarsi e vestirsi.

"Tocca a te aprire la stalla" mormorò una delle due, più esile, mentre si lavava la faccia.

"Va bene, ma oggi le botti alla taverna le porto io" l'altra, più robusta e avvolta in una mantella blu, finì di vestirsi e di spazzolare la massa ribelle di riccioli rosso scuro, aprì la finestra e si arrampicò giù usando i sassi sporgenti del camino per scendere.

"Buongiorno zia, buongiorno zio" Fece un cenno alla coppia, già uscita a prendere il bucato asciutto, e poi si diresse verso la stalla a pochi metri da casa loro.
Fu accolta da galline che chiocciavano, pecore e capre che belavano e mucche che muggivano.

"Buongiorno ragazzi e ragazze"

Un capretto le corse incontro allegramente e si prese una bella dose di coccole
"Ciao Gigi!" la ragazza gli grattò sotto il mento e dietro le orecchie, interrotta poi dagli sbuffi della mucca.

"Ora vi faccio uscire tutti, abbiate pazienza"

Per quindici anni, Arianna e Brendan Neivers avevano mantenuto la parola, crescendo la nipote come la loro seconda figlia insieme a Safie e dando a entrambe le bambine uguale amore e cura in modo che crescessero come sorelle.

Crescere una fata bambina non fu facile: ad ogni capriccio, spavento od improvviso imbarazzo, dei piccoli ghiaccioli si formavano ai suoi piedi per via delle emozioni collegate alla sua magia innata, poco controllabili entrambe in una bambina.

Non solo, un altro problema giunse con la conseguente crescita: le quattro ali.
Quelle di Glycen erano molto più simili alle ali da insetto. Artica, invece, le aveva sviluppate membranose, coperte da una soffice peluria azzurrina che diventava più folta nei mesi freddi.
Le crebbero col passare degli anni finché non fu più possibile nasconderle sotto i vestiti. Oltre all'inconvenienza della muta in primavera, con la conseguente massa di pelo bianco sparso per tutta la casa.

Arianna aveva posto rimedio grazie alla sua abilità nel cucito: modificò l'intero guardaroba di Artica in modo che potesse adattarsi alle sue ali, ovvero tagliando una parte del tessuto sulla schiena e usando dei forti lacci di cuoio alla base del collo e addome.
In quel modo, sua nipote poteva muoversi liberamente e persino sistemare le ali in modo che assomigliassero ad uno scialle e gonna.

Vivevano in un paesino di campagna chiamato Fìor Tobar Beinne, ovvero "Fonte pura di montagna", perché era stato costruito vicino un fiume proveniente dai monti sparsi per la contea di Aberdeen.
In questi paeselli erano mantenute vive parecchie tradizioni antiche e storie sulle Sidhe, dette volgarmente Fate oppure Buoni Vicini. Tutti conoscevano inoltre la storia del giovane Albert Neivers innamoratosi e poi convogliato a nozze con una di loro, per questo vedevano il frutto di quell'unione come un'alleanza tra mortali e spiriti.

Artica crebbe e divenne una ragazzotta alta, forte e leggermente robusta, che aiutava principalmente nella piantagione di mele della famiglia e vendeva il cibo al mercato e nella taverna locale.
Tutti e quattro i Neivers partecipavano in qualche modo attivamente: le due cugine e Brendan si occupavano dei campi e del bestiame, Arianna si occupava della cucina e di tessere la lana delle loro pecore, Brendan della preparazione del sidro fatto con le mele che loro stessi crescevano.

Artica fece uscire gli animali nel prato fuori casa per farli prendere un po' d'aria fresca e anche pascolare, poi diede il cibo alle galline e finalmente potè andare a fare colazione in casa.
Pane caldo con marmellata e burro, una ciotola di latte caldo e un paio di uova per iniziare la giornata.

"Abbiamo una commissione da Fergus alla locanda, chi viene con me?" Chiese Brendan mentre mangiava le sue fette di pane.

"Vengo io!" Esclamò Artica, mentre Safie le fece un sorrisetto d'intesa e una simpatica gomitata