Terrore dal Loch Long

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Nel giro di pochi giorni la temperatura e il paesaggio erano cambiati radicalmente, esattamente come col Ben MacDui, così il territorio attorno al Ben Arthur era diventato una landa ghiacciata come a dicembre. Il gruppo si era vestito con indumenti pesanti e i bambini erano coperti da strati di coperte di lana, riscaldati anche dalle fiammelle magiche delle fate di Brigid, sia dalla folta pelliccia delle fate animalesche.

Ci si dava il cambio per cacciare, cosa non esattamente semplice data la scarsità delle provviste e di animali a causa dell'ambiente ostile, particolarmente ventoso quel giorno.

"Saraide!" Artica gridò da sopra la testa dell'Elfa "Sta per arrivare una tempesta non da poco; qua ci stiamo sforzando il doppio, non ce la faremo a proseguire!"

La guardia osservò preoccupata il cielo plumbeo, poi il resto del drappello completamente sfinito, i bambini tremanti...
Erano due giorni che marciavano senza sosta, e sebbene prima arrivassero, meglio sarebbe stato, senza energie non potevano assolutamente vincere alcuna eventuale battaglia. Per questo fece segno a tutte le fate alate di scendere e di dirigersi verso la foresta per cercare di costruire un rifugio sfruttando sia la magia dei ghiacci sia quella delle piante.

"Deviamo nella parte più fitta!"

I carri si spostarono verso l'interno del bosco composto di alberi e piante quasi del tutto spogli ma abbastanza vivi per essere manipolati.

"Radunate i carri più vicini possibile. Vai, Testa in Fiamme. Tocca a te"

Artica si scrocchiò le nocche e si concentrò con le mani tese verso il terreno ghiacciato. Non fu semplice fare il processo inverso rispetto alla creazione di neve e ghiaccio, non aveva ben imparato a farlo scomparire del tutto, per ora solo a trasformarlo in neve.
Gli occhi divennero scintillanti come il talismano dentro il ciondolo, un respiro profondo e poi rilasciò la sua energia nel terreno non ancora completamente morto.
Fu un processo lungo e sfibrante, man mano che si formava neve, questa veniva spazzata via dalle raffiche lasciando spazio al terriccio umido.

"Non puoi fare più in fretta?" Una fata di Aengus arruffò le ali piumate, tremando. Si beccò subito un'occhiataccia.

"Non è che mi stia divertendo, faccio quello che posso" Artica sbuffò, riprendendo il lavoro al meglio possibile, se poi avessero acceso dei fuochi qualsiasi pezzo rimasto ghiacciato si sarebbe sciolto; quindi, quella lì se ne doveva stare solo che zitta.
Fu la mezz'ora più lunga (e gelida) della sua vita.

"Ecco" Ansimò una volta finito alla bell'è meglio "Io ho fatto il mio mestiere, lascio il posto a chi di dovere"

Le Fate di Brigid e di Cernunnos si fecero avanti, i loro occhi illuminati di bianco e verde. Quelle di forma più umana tesero le braccia verso ogni pianta circostante, quelle animalesche rasparono il terreno.
Ecco un nuovo prodigio: le radici degli alberi e cespugli di rovi crebbero e si sollevarono dal terreno, idem i rami più bassi per creare una sottospecie di tetto tutto intorno alla carovana di soldati.
Sia lei che i bambini ebbero la stessa reazione: bocca spalancata e occhi sgranati.

"... Ogni volta dico che non mi stupisco più di nulla e poi, puntualmente, cambio idea"

Il risultato fu una specie di massiccio bozzolo di rovi e rami intrecciati tra loro, vennero poi accese delle fiammelle che servivano sia a riscaldare che illuminare il buio che si era creato coprendo tutto.

Finalmente il drappello poté sedersi, mangiare qualcosa e, soprattutto, dormire.

"Quanto ci manca ancora?" Artica chiese a Saraide, masticando del pane quasi secco. Aveva talmente tanta fame che anche il pane raffermo andava bene.

"Se ci alziamo per tempo domani mattina, tempo permettendo, dovremmo essere lì in quattro, massimo cinque ore"

"Basta che dormiamo e poi possiamo anche fare da qui a Londra a piedi"

Children Of Myths, Atto Primo: ScoziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora