Furia dell'Inverno

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La stanchezza sia fisica che mentale fece crollare Artica addormentata vicino a sua cugina.
Nel buio del sonno, le parve di sentire dei canti in lontananza, aprì gli occhi e si ritrovò in un boschetto pieno di lucciole. Una di queste le si avvicinò e lei drizzò le antenne nel constatare non si trattava di uno di quegli insettini, ma di luminose personcine minuscole che ridacchiavano e ballavano per aria.

Si guardò intorno e scorse una parete di edera che le diede una sensazione di dejà vu, un ricordo lontano e annebbiato ma che era certa fosse reale.
Allungò la mano verso i rampicanti, ma la ritrasse subito non appena questi ingiallirono e seccarono davanti ai suoi occhi.
Subito dopo, sentì un fastidio dentro la testa che crebbe sempre di più fino a farla cadere in ginocchio, come se fosse trafitta da migliaia di aghi nel cervello. Si sentì inoltre soffocare e gelare fino alle ossa, riuscendo a scorgere l'ombra di una persona incappucciata che pugnalava qualcuno.

Si svegliò di soprassalto e si mise una mano sul petto. Il dolore era sparito, Safie e zia Arianna erano vicine a lei e così tutti gli abitanti, affiancati dalle Giubbe Rosse.

"Tutto a posto?" La donna si inclinò per controllarla "Sei pallida..."

"Solo un incubo..."

Diede una rapida occhiata in giro.

"Ci siamo fermati?"

"Si, per far bere gli animali"

A dirla tutta, il luogo non le parve familiare "Sbaglio o non siamo più sul sentiero principale?"

Safie annuì, prendendo un sorso di sidro dalle loro provviste "Evans ha detto che sarà più facile passare inosservati se stiamo lontani dai sentieri"

Artica alzò un sopracciglio "Mi sembra uno spreco di tempo inutile, ma se lo dice il capitano"

Un paio di militari venne a chiedere i loro nomi in modo da poter scrivere un elenco dei cittadini sfollati che presto sarebbero stati condotti direttamente ad Aberdeen o altre città limitrofe.

"Arianna Neivers. Neivers per le precedenti famiglie Neaves e Mairs che si unirono tanti anni orsono" raccontò la donna "Questa è mia figlia, Safie Neivers"

"Sophie?" La guardia chiese di ripetere.

"No" Safie incrociò le braccia "Safie, con una A e una F"

Arianna spiegò che intendevano chiamarla Sophie ma avevano sbagliato a scrivere il nome, però ormai non ci potevano fare niente ed aveva un bel suono.

"Invece lei è mia nipote, Artica Neivers"

I due soldati guardarono il trio, straniti

"Una ragione particolare per dare un nome così... peculiare... a questa ragazza?"

Prima che Arianna potesse rispondere, sua nipote la interruppe "Significa Orsa del Nord... I miei sono partiti dal nome Artis e ci hanno giocato sopra"

Il soldato inarcò un sopracciglio e scrisse i due nomi sul pezzo di carta, borbottando qualcosa con una scossa della testa.
Poi si avviarono da un'altra parte a raccogliere nomi.

"Come ti chiami, ragazzo?"

"Connor McFadden"

Artica esalò un sospiro di sollievo nel sentire la voce del suo fidanzato, che raggiunse non appena i due si spostarono. Era smontato da un cavallo con legate delle provviste alla sella solo per abbracciarla.

"Grazie al cielo..." Artica sussurrò nel suo petto.

"Mio padre mi ha mandato via perché voleva che vivessi e ti seguissi. È rimasto in città"

"Anche mio zio"

Connor si passò una mano sulla testa e poi si appoggiò al fianco del cavallo. Artica gli prese la mano, voleva tentare di essere ottimista, perlomeno provarci.

"Se la caveranno, stavolta li prenderanno di sorpresa. Andrà tutto bene"

Lo invitò a sedersi per mangiare un boccone, in silenzio. Erano stati gettati in un mondo di estranei dove on tutti potevano essere amichevoli, avrebbero potuto persino tentare di ucciderla.

Children Of Myths, Atto Primo: ScoziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora