I paesani alla ricerca degli animali sperduti avevano finalmente trovato delle tracce di zoccoli sul terreno, abbastanza fresche e tutte ordinate.
Cosa alquanto curiosa, avrebbero dovuto essere sparpagliati, invece no, era come se avessero marciato in fila, guidate da un pastore.Seguendo le tracce, si ritrovarono avvolti da una foschia che diventava sempre più fitta man mano che avanzavano. Dovettero prendere dei rami da terra e avanzare come i ciechi per non sbattere contro qualcosa.
Era diventata una vera e propria nebbia, scura, umida, pesante, così tanto da oscurare i raggi del sole già calante di suo."Aspettate!" uno di loro tese l'orecchio "Lo sentite anche voi?"
Un vago belato di pecora accompagnato dal chiocciare di galline.
"Di qua!"
Il gruppo fece affidamento sull'udito e i bastoni fino a giungere ad una zona delimitata da delle costruzioni in pietra, dei monoliti, disposti in cerchio.
Sembrava Stonehenge, solo più piccolo.
Nel mezzo si potevano intravedere delle sagome di diverse dimensioni, ma non vi era alcun dubbio appartenessero al bestiame."Eccoli!"
Tuttavia, appena fatto un passo oltre le costruzioni, qualcosa afferrò le loro gambe e li trascinò indietro.
Gli uomini tentarono di strappare qualsiasi cosa fosse avvinghiata a loro, scoprendo che si trattava di erba e viticci. Ogni tentativo di tagliarle con i coltelli fu immediatamente ripreso dai più anziani."Mettete via i coltelli, subito!"
Dalla nebbia emerse una figura sospesa a mezz'aria con i capelli svolazzanti i cui occhi sembravano scrutare nelle loro anime.
"Andate via"
Una voce femminile, eterea ma severa.
"Vicini, perdonateci, non sapevamo fosse un vostro santuario!"
"Ho detto andate via, o perderete l'udito per l'eternità!"
"Ma...!"
"VIA"
Quell'urlo avrebbe potuto frantumare il vetro e per poco non fece lo stesso coi loro timpani. I poveri uomini dovettero scappare a gambe levate per non diventare sordi a vita.
Solo quando furono lontani che il fracasso cessò e la figura nella nebbia tornò in mezzo al cerchio di monoliti in mezzo al bestiame.Una capretta si mise a belare in segno di protesta.
"Come dici?"
La misteriosa donna si accucciò davanti ad essa, ascoltandone i versi e gli sbuffi.
"Gigi hai detto di chiamarti, giusto?"
La capretta belò di nuovo e pestò gli zoccoli sull'erba, e lei si portò una mano alla bocca
"Oh. Erano i vostri padroni..."
Sospirò e il tono di voce si fece imbarazzato, ma con una punta di scocciatura.
"Non avrebbero dovuto portare le armi di ferro qui. È un luogo sacro"
Gigi prese un lembo del suo vestito in bocca e strattonò con forza. Insieme a lui, le altre capre, pecore, una mucca e delle galline si aggiunsero a protestare.
"Mi stai dicendo..." La Vicina si coprì la bocca "Mi stai seriamente dicendo che la tua padroncina preferita è una di noi?"
Lo prese in braccio "Dove si trova adesso?"
Fìor Tobar Beinne.
Un piccolo paese posto in cima ad una delle colline della valle. Lo avrebbe riconosciuto da una piantagione di meli appartenente alla famiglia del capretto.
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Children Of Myths, Atto Primo: Scozia
Fantasy(IN NUOVA REVISIONE) Nel diciottesimo secolo, Artica Neivers, una mezza Fata Scozzese, scopre che una terribile stregoneria sta affliggendo la sua terra e ovunque la Magia sia stata indebolita dalle mani dell'umanità. Con un'ascia in mano e una Piet...