Tìr na nÒg

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Erano trascorse circa due settimane da quando Artica aveva scoperto chi c'era dietro la scomparsa dei suoi genitori e gran parte di ciò che stava a monte. Ma era semplicemente troppo stanca per fare qualcosa, doveva schiarirsi la mente e concentrarsi su qualcos'altro, come prendersi cura del raccolto.
Gli abitanti di Fìor Tobar Beinne la vedevano alzarsi la mattina al canto del gallo, passare tutto il giorno al campo o con il bestiame e poi tornare a casa la sera. Le uniche persone che tollerava erano la sua famiglia, Connor e Aidan, tutti preoccupati per lei ma che comunque capivano il comportamento della ragazza.

"Nessuna diciottenne dovrebbe vedere quello che ha visto" aveva sospirato Arianna, fissando la nipote che lavorava incessantemente e silenziosamente, sfogando la sua rabbia sulla terra e sulle erbacce perché non aveva nient'altro su cui sfogarsi.
La ragazza si sentiva inutile, non sapeva cosa fare, spesso era tentata di chiamare di nuovo le Banshee ma ciò la spaventava perché il Popolo delle Fate era imprevedibile e avrebbero potuto tenerla per sempre nel loro regno.
Era solo una semplice contadinella con un dono magico ma senza alcuna esperienza né in combattimento né nell'uso corretto della magia e questi pensieri la facevano piangere tutta la notte.

"Va bene. Ora basta. Non posso sopportare di vedere mia cugina così" sbottò un giorno Safie, uscendo di casa e marciando verso la Pernice Bianca.

"Connor McFadden, io e te, fuori" annunciò una volta entrata nella taverna, facendo segno al giovane locandiere di uscire per una conversazione seria. Connor diede un'occhiata a suo padre per avere il permesso di uscire, cosa che quest'ultimo accettò, visti i pochi clienti al momento.

"Fammi indovinare, vuoi parlare di Artica" disse una volta fuori dalla locanda.

"Precisamente"

"Come sta?"

Safie scosse la testa con un sospiro "Malissimo. È traumatizzata e non la biasimo. Non riesco nemmeno a immaginare quanto sia stata dolorosa e orribile la sua visione, qualsiasi persona normale con un minimo di emozioni sarebbe perlomeno turbata"

Connor si sedette su una panca nella piazza, incrociando le braccia pensieroso mentre ascoltava quello che gli diceva l'amica. La sua fidanzata stava sfogando tutta la sua sofferenza nel duro lavoro, probabilmente per non pensare a tutto il resto e scoppiare a piangere durante il giorno.

"Non può andare avanti così... Andiamo a parlarle" si alzò il giovane, dirigendosi verso la casa dei Neivers su per la collina e nel campo dove Artica si stava spaccando la schiena.

"Artica, dobbiamo parlare" disse Safie "La tua faccia è un disastro, non ti sei riposata come si deve da due settimane. Ora basta. Metti giù quella pala e vieni con noi"

"Safie, non sono dell'umore giusto"

"Non era un suggerimento"

"Oh, quindi mi dai ordini adesso?" Sibilò Artica, voltandosi a guardarli entrambi, Connor rimase scioccato nel constatare quanto il suo viso fosse chiaramente segnato dalla mancanza di sonno.

"Artica, per favore" Connor cercò di calmarla "Non puoi andare avanti così, ti stai facendo male"

"Hai la minima idea di come mi senta?" Rispose Artica, guardandosi le mani "C'è una cazzo di setta seguace di una divinità di morte e corruzione a piede libero. Hanno portato via la mia famiglia, stanno portando distruzione ovunque vadano e non so cosa fare per fermarli"

Ringhiò, osservando con rabbia un sottile strato di ghiaccio che si estendeva ai suoi piedi e lacrime che le rigavano le guance "Non so controllare i miei poteri, non so combattere, e in questo momento sto gelando il nostro raccolto con la mia inutile magia perché è questo che sono! Inutile!"

Children Of Myths, Atto Primo: ScoziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora