Freddo...
Buio...Artica si guardò intorno in preda al panico, frastornata e terrorizzata dalla cacofonia di grida di dolore e dalle ombre a forma di mani che cercavano disperatamente di toccarla. Facce disperate con le orbite vuote si dibattevano nell'oscurità, come se fossero davvero bloccate in un fluido denso e appiccicoso. Cercavano aiuto e tentavano di afferrarla.
"Per favore, è troppo freddo!"
"Fa male!"
"Tiraci fuori di qui!"
Artica si teneva la testa e si copriva le antenne con i capelli, proteggendosi con le ali e piangendo inorridita.
"Artica...!"
Due voci familiari, provenienti da ricordi lontani, emersero dalla massa urlante, due sagome che si allungavano verso di lei.
Un uomo con i capelli ricci e la barba. Una donna con le antenne.
"Mamaì! Daidì!" Tentò di raggiungerli, ma iniziò ad affondare nel buio come nelle sabbie mobili.
Più si dibatteva, più affondava."NO!" urlò mentre venne completamente sommersa in quel fluido scuro.
Tuttavia, si ritrovò a galleggiare come se fosse sott'acqua, sebbene ancora in grado di respirare.
Cercò di nuotare verso l'alto, ma non esisteva superficie in quella massa nera.
Almeno fino a quando non percepì qualcosa che nuotava e un debole luccichio in profondità. Era multicolore, come quando la luce colpisce un cristallo e si divideva in diversi riflessi colorati.
Essendo comunque una fonte di luce, la ragazza nuotò verso di essa. Forse era un modo per uscire da lì, forse avrebbe ricondotto ai suoi genitori, forse..."Non avrei dovuto aspettarmi niente di meno da una falena."
Una voce gutturale, sibilante e viscida la fece raggelare e tutti i peli del corpo si rizzarono. Non sapeva a chi appartenesse quella voce, ma il solo suono le aveva fatto intuire che era in pericolo.
Il suo cuore iniziò a martellarle nel petto e il suo respiro divenne frenetico appena la figura sinuosa e luccicante le nuotò incontro.
Presto riuscì a distinguerla: un mostro privo di arti, con scaglie e aculei cristallini sporgenti dal suo corpo, la testa allungata a metà tra il cavalluccio marino e una murena.
Ciò che la fece sbiancare come uno spettro erano le orbite vuote che le trafiggevano l'anima mentre la bocca da serpente si incurvava in un ghigno omicida e famelico.Le illustrazioni nei libri non erano niente in confronto a quanto fosse terrificante in realtà.
Artica iniziò a nuotare più veloce che poteva mentre la bestia emetteva una risata bassa e maligna, avvicinandosi con incredibile velocità e fare predatorio.
"Voi tutti inseguite le luci..."
Era a pochissimi metri dalla Fata urlante.
"... per poi morire"
L'ultima cosa che Artica vide furono due file denti affilati simili ad aghi che si chiudevano intorno a lei e la sigillavano dentro le fauci affamate.
Si svegliò urlando con la faccia tutta sudata e il cuore che batteva ancora come un tamburo, gli occhi che guizzavano in tutte le direzioni per accertarsi non fosse nel ventre del mostro.
Quella... quella era la camera da letto di lei e Safie.
Era a casa.Sospirò e ricadde sul materasso e il suo respiro rallentò così come il suo battito cardiaco, tornando entrambi stabili nel giro di pochi minuti.
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Children Of Myths, Atto Primo: Scozia
Fantasy(IN NUOVA REVISIONE) Nel diciottesimo secolo, Artica Neivers, una mezza Fata Scozzese, scopre che una terribile stregoneria sta affliggendo la sua terra e ovunque la Magia sia stata indebolita dalle mani dell'umanità. Con un'ascia in mano e una Piet...