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La nave era ripartita.

Camminavamo sulla superficie piatta del mare, senza una meta ne il bisogno di farlo veramente.
Intuii che i pirati volessero allontanarsi il più possibile dalla terra ferma nonostante fossero consapevoli di non potersene andare.
Alla fine tornavano sempre lì.

«Killian» chiamai il pirata seduto sul legno sporco della nave, che mi guardava di sottecchi.

«Pensi mai a tutti quelli che hai lasciato indietro?» gli chiesi nascondendogli il mio sguardo ancora sconvolto.

Pensavo a mio padre, e a quanto potesse essere disperato in quel momento.
Mi mancava.

«Cerco di non pensarci. Farebbe solo più male» sospirò mettendosi accanto a me, osservando l'infinita distesa azzurra davanti a noi.

Mi morsi l'interno della guancia.

Essere intrappolati in quel luogo per così tanto tempo sembrava una vera e propria tortura. Anche solo il pensiero di vivere così a lungo mi procurava le vertigini. Senza niente da fare, con il solo e unico scopo di sopravvivere.

«Come hai fatto a non impazzire?» domandai, girandomi a guardare i suoi occhi chiari.

Sorrise giocosamente.
«Chi ti ha detto che non sono già impazzito?» ironizzò, portandomi però a prendere in considerazione quella possibilità.
Io mi sentivo fuori di testa già dopo due giorni, non oso immaginare cosa avrei fatto dopo più di cento anni.

Sorrisi impercettibilmente, spostando i capelli neri che mi coprivano la visuale.

«Ma comunque, tu potresti essere la più fortunata tra tutti noi»

Lo fissai curiosa.
Io non mi sentivo affatto fortunata.

Colse il mio sguardo incuriosito e prese un grande respiro.

«Se Pan è così interessato a te vuole che tu ti unisca a lui. Sarebbe comunque una condizione migliore della nostra» concluse, come se fosse il ragionamento più sensato del mondo.
Quasi colsi una punta di invidia nella sua voce.

«Quello che dici non mi piace, Killian» iniziai, senza neanche guardarlo.
«Sembra quasi che desideri di unirti a loro. Questo non mette in dubbio la tua figura di Capitano?»

Lo vidi esitare, con la coda dell'occhio.
«Non conosci ancora bene questo posto. Prima o poi ti renderai conto di quanto gli sperduti siano più tranquilli rispetto a noi, oltre che crudeli» si rimise a sedere «Se Pan volesse tenerti con lui ti consiglierei vivamente di non fare storie. In caso contrario, farò del mio meglio per tenerti lontana da loro. Comunque, non ho più niente da perdere»

Quelle parole mi sembrarono così stupide, e nello stesso momento cose offensive. Sembrava quasi che Killian mi considerasse un individuo privo di intelletto e volontà propria e che il mio destino dipendesse completamente dalle scelte di Pan e sue.

«È stupido» sussurrai lasciando intravedere il mio fastidio.
Ero in grado di prendere le mie decisioni, e se gli sperduti fossero venuti a cercarmi sapevo che avrei fatto il possibile per non farmi trovare.
Non mi serviva il suo aiuto, ne i suoi consigli.

Non mi sentivo ancora tanto disperata da lasciarmi completamente andare, e se loro non avevano ancora trovato un modo per andarsene io di certo non mi sarei arresa senza nemmeno provarci.

«Fossi in te non mi lascerei scappare certe frasi in presenza della tua ciurma. A me non interessa quello che pensi, ma credo che loro ripongano molta fiducia in te» conclusi, lasciandolo da solo sul bordo della nave.

Grazie a quella conversazione, mi ricordai di non potermi fidare neanche di lui.

...

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora