Ero tranquillamente immersa nel sonno, essendo finalmente riuscita a provare un minimo di allegria nell'intravedere il volto spensierato di mio padre che assaporava i suoi pancake.
E qualcuno aveva avuto la brillante idea di destarmi da quel meraviglioso sogno, scuotendomi con poca delicatezza.
Sobbalzai al suo tocco e sospirai a causa del brusco risveglio.
«Preparati e vieni fuori» mi aveva ordinato la gelida voce di Felix, che senza neanche guardarmi era sparito nuovamente dietro il tessuto velato della tenda.
Stiracchiai le gambe intorpidite e buttai un'occhio fuori, dove gli sperduti erano già impegnati a svolgere le loro faccende.
Cercai di rimettere a posto i miei capelli scuri che imploravano l'aiuto di un pettine e cercai di lisciare i pantaloni sporchi di terra e strappati in diversi punti. Avrei dato tutto per poter fare una doccia.
Mi chiesi se gli sperduti non si lavassero mai, dato che in giro non avevo trovato tracce di sapone o qualunque altro oggetto che i comuni mortali utilizzassero per l'igiene.Uscii dalla tenda con gli occhi ancora mezzi chiusi, desiderando di poter tornare a dormire almeno per qualche minuto. Quelle poche ore non erano bastate a farmi recuperare tutte le energie perdute.
Il sole brillava cocente più che mai, tanto che neanche uno dei ragazzi quella mattina indossava il solito mantello. Questo mi permise di studiare più a fondo le loro figure marcate, per la maggior parte, da muscoli ingenti e definiti. Non c'erano dubbi che Pan li tenesse in costante allenamento.Il ragazzo che credevo si chiamasse Zav mi lanciò un'occhiata non molto amichevole. Controvoglia, avanzò velocemente verso di me a passi ritmati, facendomi intuire che avesse di meglio da fare che sprecare il suo tempo con me.
«Seguimi» proferì passandomi accanto ed evitando deliberatamente di guardarmi.
Mi accodai alla sua figura veloce senza ripensamenti, volendo evitare una più che scontata litigata mattutina.
Camminammo per qualche minuto, mentre cercavo con difficoltà di stare al suo passo.
Parecchie volte aveva dovuto aiutarmi a non inciampare sulle alte radici che sgorgavano da ogni angolo, mugugnando qualcosa su quanto fossi imbranata e fastidiosa.
Ero sicura che se ne avessi avuto le forze non mi sarei trattenuta dallo strangolarlo.Per lo più, cominciavo a invidiare i suoi abiti estivi, i suoi pantaloni al ginocchio e la maglia scura a maniche corte.
Arrotolai le maniche della mia maglietta fino al gomito, cercando di non perdere l'equilibrio un'altra volta per non dover sentire le offese del ragazzo accanto a me.«Tieni» mi lanciò letteralmente due secchi che non mi ero neanche accorta stesse portando con se.
Mentre cercavo di sistemarmeli goffamente tra le braccia ammirai il ruscello a pochi passi da noi.«Riempili e torna all'accampamento, li troverai le cose che devi lavare. Quando l'acqua è sporca torna qui, riempili di nuovo e continua finché non hai finito» mi ordinò.
«Non potevamo portare direttamente qui le cose da lavare?» mormorai fredda.
Lui mi osservò stranito, come se non si aspettasse che avrei replicato.
Da un lato comprendevo la sua reazione, dato che non avevo ancora rivolto parola a nessuno di loro.«Sembra un tuo problema» alzò le spalle.
Mi venne quasi voglia di sbattere i piedi a terra per il fastidio che quel ragazzo mi recava.
Sembrava molto divertito nella sua condizione di potere, pronto a darmi ordini e mettermi in difficoltà.«Non conosco la strada» gli ricordai, arrestando i suoi passi che erano già pronti a tornarsene indietro.
Si avvicinò nuovamente, stavolta con un sorrisetto furbo sul volto. Si piegò sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza, come se volesse accentuare la differenza di statura e trasformarla in una presa in giro.
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Cronache del buio - Peter Pan
FanfictionAlzai lentamente lo sguardo sulla figura che si prestava davanti a me, a qualche metro di distanza. Un ragazzo, con la schiena poggiata su un albero, mi osservava con curiosità. Solo dalla sua postura potevo notare una certa sicurezza, quasi arrogan...