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L'Isola che non c'è era particolarmente tranquilla quella mattina. Gli uccellini intonavano una melodia allegra e orecchiabile, svolazzando felici da un rametto all'altro come se stessero componendo un'elegante danza.
Felix non ricordava di aver mai visto quelle bestie tanto gioiose, e quasi rimase disgustato dal suono acuto dei loro "strilli". Continuò a strofinare i due bastoni tra di loro cercando di creare quella piccola scintilla che avrebbe riscaldato la loro mattinata.
Gli altri sperduti non si erano ancora alzati, ma lui stranamente quella notte non era riuscito a chiudere occhio. Pur non volendo si ritrovava spesso a pensare a quella ragazza, tanto testarda quanto affascinante, con quella mente così contorta e brillante da risultare minacciosa e, ai suoi occhi, terribilmente unica.
Proprio per questo non biasimava Pan che aveva totalmente perso la testa per lei.
Nonostante non avesse contatti con il genere femminile da un po' di decenni non poteva dire di esserne diventato completamente indifferente: anche lui aveva più volte riflettuto su quanto Laila fosse bella, una delle bellezze più rare che lui avesse mai visto, ma non era stata quella la prima cosa che lo aveva colpito.
Il suo coraggio, la sua astuzia, la sua tenacia erano le prime cose che notavi stando in sua presenza. Aveva uno sguardo che riusciva a confonderti, a distrarti. I suoi occhi erano così scuri che lo sperduto più di una volta aveva creduto di essercisi perso, ma al tempo stesso riusciva a renderli espressivi senza neanche sforzarsi.
Forse era proprio quello che Felix non capiva. Laila sembrava così sensibile, ma al tempo stesso non credeva fosse capace di provare alcuna emozione.

Quando Pan si svegliò non dovette tastare l'altra parte del letto per capire che lei non c'era. Aveva immaginato che se ne sarebbe andata, magari spinta dalla vergogna o dal rimorso.
Non si pentiva di quello che aveva fatto, anzi.
Gli sembrava brutto pensarlo, ma il fatto che lei potesse desiderare di non aver passato la notte con lui non lo preoccupava minimamente. Si era sentito così bene la sera prima, stringendola tra le sue braccia e aspirando il suo profumo dolce per tutta la notte. Non provava quel tipo di sensazioni da anni ormai.

Si alzò e si cambiò i vestiti con uno schiocco di dita prima di dirigersi fuori dalla tenda e trovare Felix immerso nei suoi pensieri davanti al fuoco ormai acceso.

«Come mai già sveglio?» gli chiese affiancandosi a lui.

Lo sperduto gli rivolse un'occhiata distratta.
«Non avevo sonno»

Pan sospirò e poggiò i gomiti sulle ginocchia.
Il meccanismo nella sua testa scattò pochi istanti dopo, allarmandolo: non percepiva la sua presenza. Decise tuttavia di non mostrarsi agitato davanti al ragazzo, non l'aveva mai fatto.
Dentro di lui però qualcosa si accese e le rotelle del suo cervello cominciarono a girare: ma dov'era?

«Vado a prendere l'acqua» lo avvertì Felix che aveva capito che il ragazzo aveva bisogno di stare per conto suo. Era una cosa a cui ormai era abituato e sapeva sempre come muoversi in sua presenza avendo passato così tanto tempo con lui e i suoi atteggiamenti feroci.

Una volta rimasto solo, Pan si alzò in volo e raggiunse la collina più alta dell'Isola cercando di rintracciarla. Ma non un singolo respiro arrivò alle sue orecchie.

Quindi perlustrò ogni singolo metro della foresta e della spiaggia, sempre più convinto che fosse in qualche modo riuscita a lasciare l'Isola.
Sapeva che non fosse possibile, ma da una come lei poteva aspettarsi di tutto. Era già riuscita a fuggire una volta dopo tutto, nonostante lui ne fosse stato al corrente sin dall'inizio. Solo che quando lei era arrivata a Storybrooke lui era comunque riuscito a sentire la sua presenza malgrado la distanza.

Nel frattempo gli sperduti si erano alzati e messi all'opera, ignari dei pensieri ossessivi che tormentavano il loro capo.
Un ragazzino in particolare sembrava però piuttosto turbato dalla sua assenza.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora