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«Cosa...come...» farfugliai seguendolo con lo sguardo. Sembrava una furia impazzita.

«Andiamo, subito!» mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dal letto, mettendosi il mio zaino in spalla.
Io, ancora intontita, mi lasciai trasportare senza emettere fiato. Non sapevo cosa dire o cosa fare, ero troppo sconvolta per poter formulare una frase sensata nella mia testa.
Passammo davanti la receptionist che ci rivolse un'occhiata storta per tutto il casino che stavamo facendo.

«Ma dove vorresti andare?» gli chiesi agitata mentre cercavo di stare al suo passo.
«Avevamo detto che non avremmo preso scelte avventate-»

«Ti rendi conto che è una situazione di vita o di morte? Non riesci a mettere da parte la razionalità neanche per un secondo? Potrebbe cercare di ucciderci da un momento all'altro e non sono disposto a correre il rischio. Ma se proprio ci tieni a pensare fino a farti esplodere il cervello puoi benissimo rimanere qui» sbottò severo.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non sapevo come ribattere. Era riuscito a zittirmi.
Tuttavia, nonostante le sue ultime parole, non accennava a lasciarmi andare.

Sfrecciammo davanti agli edifici fino ad arrivare alla strada che ci avrebbe allontanati una volta per tutte da Storybrooke. Avevo un pessimo presentimento che non riuscivo a spiegarmi.

Ripresi fiato quando Turner si decise finalmente a rallentare. Presi la bottiglia d'acqua che tenevo nello zaino e lasciai che ne bevesse un po', procurandogli un po' di sollievo.

«Non possiamo camminare in mezzo alla strada. Sarà meglio addentrarci nei boschi, almeno se ha intenzione di seguirci non riuscirà a trovarci» disse camminando in direzione della foresta che costeggiava la strada.

«Turner, ma sei impazzito? Stai cercando di farti ammazzare?» gridai dietro di lui sentendo le tempie pulsare. Non sembrava in se.

«Sto solo cercando di ragionare. Non è quello che vuoi che faccia?» rispose allargando le braccia. Qualcosa non andava, me lo sentivo.
Quella di Turner non sembrava essere paura, ma solo agitazione. Era frettoloso e schivo.

«Will, mi stai spaventando» sussurrai, abbracciandomi per combattere il freddo gelido che penetrava sotto il mio pigiama.

«Laila...» mormorò addolcendo il tono, o almeno...sembrava che ci stesse provando.
«Sto solo cercando di proteggerti»

Lui...mentiva. E ne ero totalmente sconvolta. Non avevo mai sentito delle parole così disoneste uscire dalla sua bocca, ne un'espressione così falsa. Si stava sforzando di sembrare premuroso, ma le sue mani tremavano mentre si posavano sulle mie.

Un sospiro lasciò le sue labbra creando una nuvoletta di vapore. Frugò nel suo zaino per poi tirarne fuori una boccetta usurata con un liquido chiaro all'interno.

«Hai bisogno di calmarti. Qui c'è un po' del tranquillizzante che avevi preparato per Killian»

Lo guardai negli occhi per un tempo che sembrò infinito. Le sue pupille erano così ridotte che i suoi occhi sembravano essere puramente azzurri. Le sue palpebre tremavano, come se il mio sguardo lo agitasse.

E poi, posai gli occhi sulla piccola bottiglia che mi aveva messo in mano.

Biancospino-Milha.
Lo allontanai bruscamente, gettando l'infuso a terra. Ai miei piedi l'infuso iniziò ad evaporare sotto la mia faccia sconvolta. Voleva avvelenarmi, sedarmi...una cosa del genere non l'avevo mai vista.

Ora tutto aveva senso. Nella mia mente ricollegai tutti i tasselli del puzzle e il fatto che non ci fossi arrivata prima mi avrebbe tormentata per tutta la vita.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora