Venni gettata a terra con poca grazia, in prossimità di una grande radice alla quale mi aggrappai per non farmi troppo male.
Poggiai entrambi i palmi sul terreno e portai le ginocchia al petto mentre i ragazzi si allontanavano dal mio corpo agitato.
Sentivo una grande quantità di adrenalina pulsarmi nelle vene, un'energia inarrestabile dettata da tutta la rabbia che portavo dentro da giorni.
Volevano picchiarmi? Torturarmi? Uccidermi?
Gli avrei dato il ben servito. Ero pronta a combattere con le unghie e con i denti, anche solo con l'unico scopo di riuscire in qualche modo a ferirli. Ogni loro mossa era una punta d'odio che si aggiungeva alla precedente, rendendomi così instabile mentalmente che una qualsiasi parola sbagliata mi avrebbe fatta impazzire.Li guardai dal basso con il viso colmo d'astio.
Aspettavo una qualunque mossa che mi permettesse di agire, di fare del male anche soltanto a uno di loro. In quel momento non importava che loro fossero in dieci e che io non avessi le capacità fisiche per poterli combattere. In ogni caso, qualunque cosa avrei fatto sapevo che mi aspettava qualcosa di terribile. Quindi non avevo niente da perdere.Potei percepire il raggelante sguardo di Pan che mi perforava la schiena anche senza dovermi girare.
Coglievo i lievi sbuffi del suo respiro regolare farsi sempre più vicini, insieme ai suoi passi felpati e silenziosi.«Ti tiri già indietro? Dov'è finito il tuo spirito temerario?»
Mantenni lo sguardo fisso davanti a me, giusto per non dargli la soddisfazione di starlo a sentire. Non importava quello che avrebbe detto o fatto; ero pronta a subire anche le pene dell'inferno.
Schioccò la lingua sul palato, imponendo la sua figura davanti a me. Si accovacciò lentamente arrivando alla mia altezza.
I suoi occhi brillavano in modo armonioso e dolce, contrastando con il ghigno malvagio che gli solcava il volto ricoperto di cattiveria.«Facciamo un gioco»
Prima che avessi il tempo di sbattere le palpebre una corda apparì dal nulla, legando i miei polsi tra di loro. Tirai con tutte le mie forze, digrignando i denti.
«Ti do la possibilità di scegliere uno degli sperduti. Ti darò un po' di tempo per scappare, dopodiché verrà a cercarti. Quando ti troverà-» fece una breve pausa accompagnata da un sorriso ironico «-potrà decidere lui la punizione più adatta a te»
Sospirai adirata.
A Peter Pan piaceva giocare, l'avevo capito ormai. Ma di sicuro, non lo consideravo un ragazzo così ingenuo. Se in passato ero riuscita a seminare tutti i suoi sperduti, non capivo come potesse pensare che sfuggire a uno di loro sarebbe stata un'impresa così complicata per me.
Doveva per forza esserci qualcosa sotto, un qualche tipo di inganno o condizione che stava deliberatamente omettendo.«E se non riuscisse a trovarmi?»
La sua risata leggera echeggiò dolcemente tra gli alberi folti. Sembrava così impressionato da quella minima presa di posizione che mi resi conto di che idea sbagliata avessi dato di me stessa.
«In tal caso, sarò io a trovarti. Consideralo come una sorta di...allenamento. A te la scelta»
Quindi la mia intuizione era stata troppo precipitosa. Non mi stava dando una via di fuga o un qualche tipo di possibilità. Era una vera e propria caccia al topo.
Ma anche in quel caso, per quanto fosse considerevole farlo, non riuscii a darmi per vinta. Ero determinata a trovare un qualsiasi punto di fuga, anche una minima svista che mi avrebbe dato quel poco di vantaggio che bastava.
La mia mente viaggiò velocemente in tutte le direzioni, e ogni pensiero mi riconduceva ad un unico individuo che sembrava aver sottovalutato ogni tipo di capacità che potevo possedere.
I miei occhi si posarono sullo sperduto che, di rimando, ghignò emozionato rigirandosi il suo pugnale tra le mani.
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Cronache del buio - Peter Pan
FanfictionAlzai lentamente lo sguardo sulla figura che si prestava davanti a me, a qualche metro di distanza. Un ragazzo, con la schiena poggiata su un albero, mi osservava con curiosità. Solo dalla sua postura potevo notare una certa sicurezza, quasi arrogan...