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«Perché non potevi farmi volare da sola come hai fatto con Turner?» gridai mentre il vento copriva violentemente le mie parole.
A quanto pare, Pan si divertiva a farmi sentire costantemente in pericolo.

«Non lo so...dimmelo tu» ghignò aumentando la velocità e costringendomi ad aggrapparmi a lui con più fermezza. Se non fossimo stati a mille metri d'altezza ero sicura che gli avrei tirato un pugno. Turner, poco dietro di noi, fluttuava immobile con le sembianze di una vera e propria statua. Non sapevo per quanto tempo sarebbe rimasto così ne se la pozione avesse un esito permanente. Ma in quel momento non me ne poteva importare di meno di quello che gli sarebbe successo.
Ero arrabbiata. Furiosa. Sia con lui che con me stessa. Tutte quelle belle parole, le confessioni...era riuscito a farmi credere di essere una brava persona quando in realtà era forse il peggiore di tutti.

Mentre sfrecciavamo tra le nuvole sbiadite sentii un senso di vuoto invadermi il petto. Ero così persa nei miei pensieri che non mi ero resa conto di quanto fossimo in alto.
Mi strinsi istintivamente a Pan, mio malgrado. Le mie braccia si stringevano intorno al suo collo come se avessi voluto soffocarlo e chiusi le palpebre. Anche lui dovette percepire il mio timore e strinse la presa.

«Che c'è? Non ti fidi di me?» mi derise.

«Dovrei?» risposi ironicamente.

La mia risposta non fu di suo gradimento; fece finta di lasciarmi andare per poi riprendermi subito dopo, ma ormai il danno era fatto.
Cacciai un urlo assordante perfino per i miei timpani e mi aggrappai a lui come se ci avessero incollato i vestiti.

«PAN! Giuro che appena scendiamo ti faccio fuori» sbraitai con la faccia appiccicata al suo petto.
Lui rise senza freni non curandosi delle mie unghie che si conficcavano nel suo fianco.

Mi costrinsi ad aprire gli occhi quando percepii un cambiamento nell'aria. Il calore dell'Isola mi riscaldò immediatamente e sospirai di sollievo.
Come la prima volta, un fascio di luce verde si espanse nell'aria permettendomi così di vedere i colori brillanti che animavano quel posto.

Pan osservava la mia faccia curiosa con un ghigno.
«Ci ho messo un po' ma...ora è tutto come nuovo»

Non mi stava rimproverando ne rinfacciando niente. Era una semplice constatazione.
E non mi sentii neanche un po' in colpa per quello che avevo fatto. L'unica falla era che, nonostante fosse stato appagante distruggere quel posto, ero stata costretta a tornarci.

Lentamente ritornammo sulla terra ferma. Non appena poggiai i piedi sul terreno umido mi distanziai da Pan di almeno due passi sotto il suo sguardo divertito. Io, dal mio canto, non ci trovavo nulla di divertente dato che sopra di noi torreggiava la nave dei pirati, distrutta.

Vagai con lo sguardo in cerca di Killian sperando che fosse ancora vivo, giusto per il gusto di poterlo ammazzare con le mie mani.

«Adoro quando mi sottovalutano. Non rovina l'effetto sorpresa» commentò Pan osservando la nave con ilarità. In quel momento non riuscii a non essere d'accordo con lui.

«Dov'è?» gli chiesi.

Lui si girò a guardarmi con un cipiglio interessato. In quel momento il mio sguardo si posò sul pirata steso a terra, immobile e con gli occhi spalancati. Si, ero arrabbiata anche con lui, ma non gli avrei mai fatto nulla di male. Killian invece, che aveva provato a sacrificare la vita di tre ragazzi solo per potersi salvare il culo, meritava le pene dell'inferno.

«È vivo, se è questo che ti interessa. Ho pensato che avresti voluto occupartene tu»

Sospirai.
«Allora che stiamo aspettando?»

«Ai tuoi ordini» disse ironico.
Con un movimento del polso fece apparire una nuvola di fumo nero e denso che si affievolì pian piano, mostrandomi un punto remoto della foresta illuminato dalla fioca luce della luna.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora