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«Non ti facciamo niente, giuro!»

Correvo il più velocemente possibile.
Correvo così tanto che credevo il mio cuore avrebbe ceduto a breve.

Non mi guardavo indietro, non ne avevo il coraggio, ma a spaventarmi bastavano quelle voci canzonatorie che si prendevano gioco di me come se fossi una preda sotto taglia di leoni affamati.

«Non puoi correre per sempre»

Sembravano così gioiosi ed emozionati, come se fosse tutto un gioco, un intrattenimento.
Ridevano consapevoli di avermi sotto tiro.

Avevano ragione, però. Ero veloce, ma non abbastanza.
Sfruttai quel poco vantaggio che ancora avevo e mi arrampicai sull'albero più alto che potevo trovare, arrivando sulla cima appena in tempo con un enorme taglio che mi copriva la gamba di sangue.

Respiravo a fatica, il cuore batteva così forte da farmi assumere una smorfia di dolore.

Non ci misero molto a vedermi. Erano in quattro.
Non vedevo bene i loro volti a causa del buio e della distanza che avevo messo tra di noi, ma quei sorrisi sfacciati li avrei notati in qualunque situazione.

«E dai principessa, vieni giù. Non ti facciamo male» mi derisero.

Orribili. Cercavo di mascherare la paura, di controllare il respiro.
Ma ero terrorizzata.

«Devo venirti a prendere?» rise uno di loro allargando le braccia.
«Devo venire lassù?»

Rimasi in silenzio. Rimasi in silenzio pregando che per qualche grazia divina mi avrebbero lasciata stare. Mi guardai intorno disperatamente.
Non avevo scampo. Non potevo fuggire.

Quando iniziò ad arrampicarsi anche lui mi sentii morire.
«Saresti dovuta venire con le buone»

Senza pensarci due volte tirai fuori il coltellino tascabile che tenevo nei jeans.
Mi allungai verso il ramo più vicino, cercando di non sporgermi troppo.

Era difficile mantenere il sangue freddo in una situazione del genere, ma sapevo che avrei dovuto combattere per rimanere al sicuro.

Il ragazzo stava per raggiungermi. Mancava giusto qualche spinta.
Era così vicino che riuscivo a distinguere i lineamenti del suo viso.

Prima che potesse afferrare la mia caviglia riuscii finalmente a spezzare quel ramo.
Non ci pensai due volte e lo spinsi giù.

Il ragazzo atterrò di schiena, emettendo un suono soffocato a causa della caduta, seguito da un gemito di dolore. Ero quasi certa che si fosse rotto una gamba.
Dopo essersi preoccupati per il loro compagno, gli sguardi si posarono nuovamente su di me. Stavolta senza tracce di divertimento.

«Dovrai scendere di li, prima o poi» gridò uno aiutando l'altro ad alzarsi.
«E credimi, tesoro, non saremo per niente gentili»

Tornai a respirare quasi normalmente.
Era vero, sarei dovuta scendere in qualche modo.
Ma mi avevano fatto capire che per il momento non avrebbero più provato a raggiungermi, e questo mi donava un attimo di tranquillità.
Un po' di tempo per riflettere e capire come uscire da quella situazione.

Mi abbracciai le gambe e poggiai il mento sulle ginocchia mentre li osservavo sistemarsi sul fondo dell'albero. Avrebbero passato la notte li, ad aspettarmi.


Aprii gli occhi quando l'alba stava per sorgere.
Ero sorpresa di essere riuscita ad addormentarmi, con tutti quei pensieri e la paura di cadere giù. Mi preoccupai subito di controllare la situazione.
Cercai di sporgermi un po' per poterli guardare tutti.

Dormivano. Tutti quanti.
Non c'era nessuno di guardia, e questo mi sorprese non poco. Magari, non erano così esperti come volevano far credere.

Capii che quella era la mia occasione. Se avessi aspettato ancora qualcuno di loro si sarebbe potuto svegliare, e non avevo intenzione di perdere un'opportunità del genere.
Mi calai il più silenziosamente possibile, cercando di attutire al meglio la caduta delle mie scarpe sulla superficie legnosa.
Arrivata alla fine dovetti schivare qualcuno di loro, arrivando a posare i piedi a pochi centimetri dalle loro teste.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora