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Incrociai le braccia al petto cercando di scaldarmi un po'. Avevamo camminato per qualche minuto e girovagavamo per la strada spoglia e fredda, senza proferire parola. Quel posto, che aveva tutta l'aria di essere un paesino, mi metteva i brividi. Sembrava essere deserto, non si vedeva neanche l'ombra di una persona o di una qualunque luce. L'unica cosa che ci permetteva di mettere un piede davanti all'altro era la fioca luminosità della luna.

«Siamo sicuri che non sia disabitato?» chiese Zav con i denti che battevano.
«Killian non ci avrebbe mandato qui se fosse così» osservò invece Turner.

Ero d'accordo con lui, ma chiunque ci fosse doveva darsi una mossa. Stavamo gelando, eravamo pallidissimi e non credevo che saremmo sopravvissuti una notte fuori.
Sollevai la mano raccogliendo il piccolo puntino bianco. Stava nevicando.

«O mio dio» mormorò Zav guardando in alto «Non vedevo una cosa del genere da decenni»

Turner storse il naso.
«E avrei sperato che non la vedessi proprio adesso, si gela»

«Ei voi!» un uomo molto distante ci richiamò, nascosto all'interno di un'autovettura con il finestrino abbassato quanto bastava per far sentire la sua voce.
«Tornate a casa, si muore di freddo»

'La fai facile', pensai.

Scese dalla macchina e iniziò a venirci incontro, per poi fermarsi pochi metri dopo.
«O mio dio...ma che vi è successo?» mormorò squadrandoci dalla testa ai piedi.
Comprensibile dato che non facevamo una doccia da chissà quanto ed eravamo vestiti in base alle alte temperature dell'Isola che non c'è. I ragazzi dovevano essere quelli messi peggio, erano abituati al sole e al canto mattutino degli uccelli. Io almeno ero stata lontana da casa per poco tempo e ricordavo vividamente le brutte giornate di pioggia a Londra.

«Svelti, venite»

L'uomo ci accompagnò alla sua auto e ci fece accomodare.
«Cos'è questa roba?» sussurrò Zav al mio orecchio, riferendosi probabilmente alla macchina. A volte dimenticavo quanto fosse vecchio in realtà.

«Te lo spiego dopo»

Il viaggio durò giusto pochi minuti. L'uomo, che si era presentato sotto il nome di Graham, era stato gentile e apprensivo. Non ci aveva chiesto i nostri nomi o altri tipi di informazioni, e questo lo trovai piuttosto bizzarro.

«Eccoci arrivati» fermò l'auto e ci invitò a scendere. La stanza in cui ci fece entrare era grigia, spenta e puzzava anche un po' di muffa, ma almeno non era tanto fredda. Ci porse delle coperte con un sorriso e si allontanò per prepararci qualcosa da bere. Mi presi qualche secondo per guardarmi intorno. Sulla porta in vetro era stagliata la parola "Sceriffo" accompagnata da uno stemma arancione. Intuii quindi che quello fosse il suo studio, ma non era un granché. C'era solo in piccola cella posta in un angolo, una scrivania e una macchina per il cibo e le bevande.

«Dovete essere affamati» disse, offrendoci della cioccolata calda e degli snack.
«Potete dirmi cosa vi è successo? Dove sono i vostri genitori?»

Con la coda dell'occhio notai Zav e Turner irrigidirsi.

«Noi...ci siamo persi» improvvisò lo sperduto.

«Avete qualcosa che mi permetta di rintracciare i vostri genitori? Un numero di telefono, un'indirizzo mail...»
Ignorai le facce stralunate dei due ragazzi accanto a me.
«No, signore. Eravamo in campeggio e dobbiamo esserci allontanati troppo. I nostri genitori sanno che torneremo tra un paio di settimane e...non vogliamo farli preoccupare» improvvisai.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora