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Ero tornata a respirare, eppure mi sentivo mancare l'aria. Costantemente, ininterrottamente.
Mi mancava il contatto di quell'acqua magica sulla pelle e mi mancavano tutte le sensazioni che quella mi aveva procurato. Pace, stabilità, silenzio.
Neanche Pan riusciva a farmi tornare con i piedi per terra; o almeno, non del tutto. Diciamo solo che era piuttosto bravo a distrarre le persone, soprattutto se per "distrarre" si intendeva passare le giornate appiccicato alle mie labbra. Non che mi dispiacesse, ma i miei pensieri vagavano un po' per i fatti loro nonostante cercassi di concentrarmi su di lui il più possibile.

«Lo sai cosa voglio fare?» mi chiese accarezzandomi i capelli.
Io alzai leggermente la testa dal suo petto.
«Cosa?»

«Voglio fare un bel bagno...» mi scioccò un bacio sulle labbra «lungo e rilassante» un altro bacio, e un altro ancora.

Risi leggermente e lasciai che quella scia scendesse fino al mio collo, dove strofinò il naso.

«Sei viziato, Pan. Non dovresti onorare il tuo nome? Ti comporti come una ragazzina» lo derisi.

Mi morse una spalla e io sussultai sorpresa, spingendolo scherzosamente.
Ridemmo tanto, tantissimo.
Non avevo mai provato niente del genere in vita mia. Improvvisamente tutto quello che c'era di sbagliato in noi si era volatilizzato e aveva lasciato posto ad una luce che non credevo potesse esistere. Amore. Era forse quello?
Mi rifiutavo di crederlo o anche solo di pensarci, eppure non mi dispiaceva fantasticare un po' su come sarebbe stata la nostra vita se solo ci fossimo incontrati in circostanze normali, senza secondi fini o crudeltà.

Non potevo cancellare quello che Pan mi aveva fatto, ma per il momento anche solo ignorarlo mi andava bene.
Eppure di giorno ero felice, spensierata, e lo volevo sempre più vicino. Mi faceva sentire unica e speciale, mi dedicava tutte le sue attenzioni e mi toccava come se potessi sgretolarmi da un momento all'altro.
Ma di notte, guardavo il corpo disteso accanto a me e mi chiedevo quanto stupida fossi stata a concedermi in quel modo. Proprio a lui, al ragazzo che mi aveva rovinato la vita e poi l'aveva ricostruita pezzo per pezzo senza doversi neanche sforzare.

Sapevo che era questione di tempo e che il mio rancore avrebbe presto preso il sopravvento. Eppure avevo intenzione di godermi quegli ultimi spiragli di felicità che mi erano rimasti e di tenerli stretti a me.
Era l'unica cosa che mi teneva aggrappata alla vita, dopotutto.


«Lo trovo divertente invece» ridacchiai cercando di sfuggire alla sua presa.

«Non lo trovi ironico anche tu? Insomma, il tuo nome significa "pietra". Mi aspettavo qualcosa di più profondo, tutto qui!» tentai di giustificarmi mentre lui continuava ad inseguirmi.
Non si era veramente offeso, piuttosto avevo l'impressione che stesse cercando un pretesto per potermi stare ancora più vicino.

«Beh, se proprio vogliamo parlare di nomi...il tuo ti si addice. Lo sapevi che Laila significa notte? Non lo trovi ironico? Proprio tu che hai paura del buio» mi derise, mancandomi per un pelo.

Alzai gli occhi al cielo.
«Ah-ah. Molto divertente. Piuttosto, non hai altre cose da fare? Devi starmi appiccicato tutto il giorno?»

Dopo interminabili minuti riuscì finalmente a prendermi, o meglio, glielo lasciai fare.
Mi tenne stretta per la vita e mi trascinò per terra insieme a lui, iniziando a rotolare tra le foglie con l'aria stracolma delle nostre risate.

Si fermò sopra di me e poggiò la fronte sulla mia.
Il suo respiro caldo mi colpiva la guancia mentre il mio petto si alzava e abbassava velocemente.
Ero serena e felice. Per una volta, lo ero veramente.

«Non ti lascerò andare mai più»

E quella promessa l'aveva mantenuta. L'aveva mantenuta eccome.
Non so dire di preciso quanto tempo fosse passato, perché non aveva importanza.
Quello che contava era che Pan era riuscito ad annebbiarmi i pensieri, a farmi dimenticare tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento.
Non bramavo più il contatto con le acque fredde del Lago Bianco, la notte dormivo serena e riuscivo ancora a guardarlo come se fosse la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
Avevo lasciato tutto da parte, la mia razionalità, i miei pensieri invasivi, le sensazioni spiacevoli.
Lui era l'unica cosa a cui pensavo.

Cronache del buio - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora